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Il cha cha cha di Bossi e il valzer lento di Bagnasco. Fuga dal paese dei ballerini di tango

Creato il 20 agosto 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il cha cha cha di Bossi e il valzer lento di Bagnasco. Fuga dal paese dei ballerini di tango Inutile tentare di capire dal titolo ciò che scriveremo in questo post perché, sia il titolo che il pezzo, rappresentano la summa teologico-esistenziale dell’attuale situazione italiana (e degli italiani): schizofrenica tendente al delirio. Ormai non si sa più chi prende per il culo chi, leggi i giornali e ti rendi conto che di uno stesso fatto (diconsi “fatto” e non “supposizione”), vengono date almeno trentadue versioni tanto che, a un certo punto, ci si convince che molti direttori uomini siano affetti da dolorosissimi cicli mestruali (pre e post) che durano settimane. Il governicchio una ne pensa e cento ne fa perché poi, alla fine, non è possibile intaccare né lo zoccolo duro del suo elettorato né le zoccole tout court, pena una batosta clamorosa alle prossime elezioni. L’opposizione continua a partire dal presupposto che opposizione è e tale rimarrà nei secoli dei secoli amen, per cui mica vale tanto la pena sbattersi e tentare di sbattere fuori dalle palle Silvio, meglio accontentarsi dei privilegi della casta, almeno finché dura. Il sindacato ha smesso da tempo di fare il sindacato. I lavoratori? E chi cazzo sono? Meglio continuare a infestare come la gramigna consigli di amministrazione, coltivare CAAF, usufruire dei distacchi e dei permessi, cercare di dialogare con la classe padronale scambiando i diritti dei lavoratori per concessioni, far finta di incazzarsi con la Confindustria per firmarci poi, seduti allo stesso tavolo, accordi suicidi. Tutto questo avviene mentre i mercati perdono miliardi ogni giorno, la Cina pensa di mandare tutti in bancarotta, Sarkò e la Merkel di farsi un’Europa a loro immagine e somiglianza e Calderoli di protestare vivacemente per l’aumento di 25 centesimi al chilo del prezzo delle banane. Poi accade che Umberto Bossi, sempre lui, sia costretto a fuggire notte fonda da Calalzo di Cadore perché, se fosse salito sul palchetto del comizio, i leghisti lo avrebbero accolto a pomodorate. Nulla manda in bestia Bossi come essere contestato dalla sua base, nulla lo fa andare fuori di testa come accorgersi che i seguaci che furono, si sono stancati delle promesse non mantenute, dello storpiamento della lingua italiana e del vassallaggio nei confronti di Berlusconi. E mentre da Schio, Umbertino lancia l’ennesimo insulto a Brunetta, “La Banca d’Italia telefona a lui perché è il più pirla”, da Verona il sindaco Flavio Tosi gli fa sapere che si è stufato di prendere ordini da Silvio e che è arrivato il momento di iniziare un dialogo serio con le opposizioni. Venuto a conoscenza della dichiarazione di Tosi, Bossi ha risposto: “Il sindaco di Verona dice le sue cose, qualcun altro dice le sue ma noi abbiamo il compito storico di fare gli interessi della gente del Nord per cui, diamo il via alla Padania”, sapendo benissimo che il solo “concetto” di Padania non può neppure essere considerato un’utopia perché è, semplicemente, una puttanata. Ovviamente a Schio non ha fatto cenno della contestazione di Calalzo né si è sognato di ammettere che forse c’è qualcosa che non va all’interno del suo partito. Si è vantato di aver bloccato l’aumento dell’Iva e di aver detto un no deciso al taglio delle pensioni, sapendo, anche in questo caso, che si tratta di robetta propagandistica e nulla di più. A dare man forte al concetto di “schizofrenia tendente al delirio” di cui è affetta l’Italia, e di cui abbiamo parlato all’inizio di questo cha cha cha, è intervenuto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, il quale ha condannato pubblicamente la nefasta evasione fiscale italiana che porta alla fame le famiglie che si disgregheranno. Al cardinale Bagnasco, al suo sodale cardinale “Carrozziere” (Bertone) e allo strano concetto di “evasione fiscale” che la Chiesa italiana ha in questo momento, dedicheremo il post di domani perché stiamo raccogliendo la documentazione di tutti i privilegi di cui gode la Chiesa (cattolica, si badi bene) in un periodo in cui tutti dovrebbero invece rimboccarsi le maniche e privarsi di qualcosa, compresi coloro che sono italiani quando lo stato gli assegna contributi miliardari per trasformarsi miracolosamente in cittadini stranieri quando devono pagare le tasse. E se a Marchionne fischiano le orecchie non ce ne frega una mazza.

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