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Il chimico: questione di punti di vista

Creato il 16 ottobre 2013 da Marga

Quando il mondo guarda il chimico, lo vede rinchiuso nel suo oscuro laboratorio a note(1)costruire sostanze pericolosissime esplosive, puzzolenti e dai nomi impronunciabili. Se chiedessi di disegnare un chimico l’immagine sarebbe sicuramente quella di un attempato signore un po’ pazzo, che porta su di sé i segni evidenti di una reazione esplosiva mal controllata.

Questo modo di percepire “il chimico” lo troviamo tra le righe di Edgar Lee  Masters, quando  nell’Antologia di Spoon River parla del farmacista Trainor:

TRAINOR, IL FARMACISTA
Solo il chimico può dire, e non sempre,
cosa verrà fuori dall’unione
di fluidi o solidi.
E chi può dire
come uomini e donne reagiranno
fra loro, o quali figli ne risulteranno?
C’erano Benjamin Pantier e sua moglie,
buoni in sé stessi, ma cattivi l’uno con l’altro:
lui ossigeno, lei idrogeno,
loro figlio, un fuoco devastatore.
Io, Trainor, il farmacista, un mescolatore di sostanze chimiche,
morto mentre facevo un esperimento,
vissi senza sposarmi.

Lo stesso concetto riecheggia poi nelle parole struggenti della canzone di De André

Quando un chimico guarda il mondo, lo vede come un gigantesco laboratorio in cui avvengono trasformazioni di ogni tipo, ad  ogni scala di grandezza. Per lui tutto è chimica dalla più piccola trasformazione che coinvolge gli atomi  ai processi che sono alla base della vita, allo studio delle sostanze che governano i  l nostro comportamento e il nostro pensiero.
La coscienza di poter riprodurre in laboratorio quel che produce  la natura nelle sue innumerevoli  possibilità di trasformazioni, di creare per via di sintesi cose nuove, adeguate ai bisogni sempre crescenti dell’ uomo, ha fatto del chimico  uno degli scienziati più legati  all’ età contemporanea. E tuttavia  egli è un uomo isolato rispetto  alle altre categorie di  professionisti, non gode del prestigio al quale avrebbe diritto per il contributo che dà alla vita moderna .
Perché l’abito che portiamo, l’inchiostro della nostra penna, la carta sulla quale leggiamo, le pastiglie contro il mal di testa, questo cucchiaio di metallo, le sigarette, i fiammiferi, questa gomma per cancellare, quello che mangiamo, i detersivi,  i cosmetici, tutto ciò di cui ci serviamo nella nostra vita quotidiana , tutto quello che l’uomo  produce per i suoi bisogni ha all’ origine  un chimico.
E la speculazione scientifica pura non può prescindere  dalle leggi fondamentali  della chimica , che si mescolano  e si confondono alla radice con quelle della fisica ( F. De Santis ” il chimico”)

Primo Levi, sempre a proposito di chimici diceva:

Siamo chimici, cioè cacciatori: nostre sono “le due esperienze della vita adulta” di cui parlava Pavese, il successo e l’insuccesso, uccidere la balena bianca o sfasciare la nave; non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile, non ci si deve sedere. Siamo qui per questo, per sbagliare e correggerci, per incassare colpi e renderli. Non ci si deve mai sentire disarmati: la natura è immensa e complessa, ma non è impermeabile all’intelligenza; devi girarle intorno, pungere, sondare, cercare il varco o fartelo.

Dove lavorano i chimici?

Secondo Federchimica, la federazione nazionale dell’industria chimica, oltre che nei fumosi laboratori in cui viene collocato dall’ immaginario collettivo, alcuni dei luoghi  in cui il chimico può svolgere la sua attività sono:

impiegosettoridiversi
Come vedete, in quel ventaglio di opportunità c’è anche l’insegnamento e in effetti …  io sono un chimico e ne sono fiera. Avere la possibilità di dare un’ occhiata ai segreti della materia è divertente e stimolante. Chi dice che le cose che ho scelto di studiare sono  aride quando non  pericolose, non si è mai avvicinato a questa disciplina o si è arreso  di fronte alle difficoltà. D’altra parte, non si può pensare che una scienza che ha la pretesa di penetrare i segreti dell’Universo sia semplice e intuitiva: non lo è. E’però  rassicurante  sapere che molte delle cose che ho intorno, molte delle cose che uso, non mi sono totalmente sconosciute. E anche se conosco una parte infinitesima della mia materia, so dove approfondire e aggiornare le mie conoscenze, dove cercare risposte. Certo le domande non sempre sono profonde e filosofiche come “chi sono , perchè sono e dove vado?“. Verissimo, però anche una domanda del tipo ” che cosa sto esattamente mangiando?” pur nella sua banalità, potrebbe portare a risposte inaspettatamente interessanti.

Per concludere

Quello che vorrei  é che, per questo brevissimo tempo che la scuola ci concede, provassimo a quardare il mondo con l’occhio del chimico, a scrutare il cielo e terra con curiosità per avvicinarci ai meravigliosi segreti che sono in noi e intorno a noi e che noi  neppure riusciamo a immaginare. Magari con un pizzico di ironia e umorismo, ingredienti indispensabili per affrontare, con maggiori probabilità di successo,  qualunque avventura.

Fonte http://www.strange-matter.com/

Fonte http://www.strange-matter.com/


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