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Il Cielo e il Muro di Wim Wenders

Creato il 15 settembre 2012 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Il Cielo e il Muro di Wim Wenders       "Berlino è divisa come il nostro mondo,
è scissa come il nostro tempo,
è separata come lo sono uomini e donne,
giovani e anziani,
poveri e ricchi,
è frantumata come ciascuna nostra esperienza. La mia storia parla di Berlino non perché sia ambientata qui,
ma semplicemente perché non potrebbe essere ambientata in nessun altrove.
Il film si intitolerà:
Il Cielo Sopra Berlino,
essendo il cielo, oltre al passato ovviamente,
l'unico elemento comune
alle due città contenute in questa città.
Quasi a dire: 'Solo il cielo sa...'
se ci sarà un futuro comune a entrambe." (Wim Wenders)  
  Il Cielo e il Muro di Wim Wenders     Era da tempo che volevo proporre qualche riga dedicata al nuovo cinema tedesco, per due motivi in particolare: per dare un seguito all'articolo sulla Nouvelle Vague e sul film Effetto Notte di Francois Truffaut, pubblicato qualche giorno fa (che trovate qui), e poi perchè amo il cinema di Wim Wenders, che è tra i più brillanti rappresentanti del nuovo cinema tedesco, insieme a Werner HerzogRainer Werner Fassbinder. Ero certo che, dovendo riprendere la scia della Nouvelle Vague, avrei scelto di parlare del film  Fino alla fine del Mondo (1991), che probabilmente non è il film di Wenders più rappresentativo (almeno formalmente) del nuovo cinema tedesco, ma era pellicola che mi aveva emozionato profondamente, un'opera manifestava in pieno la ricerca del regista, durata vent'anni. Alla fine, improvvisamente, ho deciso di dedicare questo articolo al celebre film Il Cielo sopra Berlino (1987). Non si tratta di una scelta immotivata, anche se istintiva. Il film Fino alla fine del Mondo ci trasporta in un viaggio onirico da Berlino a Lisbona, da Mosca a Tokyo, fino a esaurirsi in Australia. Ma ho sentito di dover dare voce alla Berlino di Wenders, che si sprigiona nel Cielo sopra Berlino. La Berlino che è ancora divisa dal suo Muro, due città in una sola città, che come ricorda Wenders condividono lo stesso cielo, l'unico elemento comune di due realtà antitetiche. E poi Il Cielo sopra Berlino, con i suoi angeli dagli occhi in bianco e nero, mi consente di parlare di alcune umanità che vedono il mondo in modo diverso, esseri umani che osservano e interpretano la realtà da un punto di vista dagli angoli inediti, sosprendendoci e spesso guidandoci: i bambini e gli artisti. Sono questi i motivi, che sono riuscito a catturare da un mio apparente irrazionale, che mi hanno spinto a dedicare spazio, e qualche riflessione, a questo straordinario film.     Il Cielo e il Muro di Wim Wenders       Terminate le riprese del film, Wenders spiega alcune scelte fondamentali: "Con gli angeli la lingua acquistava una particolare importanza: dovevano esprimersi in un linguaggio poetico. Dopo aver girato quattro film in inglese, sentivo il bisogno di tornare alla mia lingua d'origine che nei dialoghi doveva essere molto curata. Allora ho invocato il mio arcangelo, Peter Handke." Handke, lo scrittore e drammaturgo austriaco, acconsentì a scrivere alcuni dialoghi del film, senza però collaborare direttamente alla sceneggiatura. E' Wenders stesso, in un saggio, a spiegare come si è materializzato questo intervento, questa originale collaborazione con Handke: Per tutto il mese di settembre [del 1986] ho ricevuto ogni settimana una busta che conteneva i dialoghi senza nessun tipo di indicazione, come in un testo teatrale. Non avevamo più nessun contatto; lui scriveva partendo dalle nostre chiacchierate mentre io preparavo il film. Sempre più cresceva la differenza tra il lavoro che faceva Peter a distanza e il film che cominciava a profilarsi nelle discussioni con gli attori e nella preparazione concreta a Berlino. I suoi dialoghi - molto belli e poetici - erano come monoliti caduti dal cielo. Ma i diversi elementi non si amalgamavano bene: tra il testo, le scene previste e i luoghi di ripresa regnava il caos totale." Ecco uno dei monoliti caduti dal cielo di Handke, come li definisce Wenders:   Quando il bambino era bambino, se ne andava a braccia appese. Voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente, e questa pozza il mare.
Quando il bambino era bambino, non sapeva d’essere un bambino. Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime erano tutt’uno.
Quando il bambino era bambino, su niente aveva un’opinione. Non aveva abitudini (…) Quando il bambino era bambino, era l’epoca di queste domande: perché io sono io e perché non sei tu? Perché sono qui e perché non sono lì? Quando è cominciato il tempo e dove finisce lo spazio? La vita sotto il sole è forse solo un sogno? Non è solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo, quello che vedo sento e odoro? (…) 
Come può essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare? E che un giorno io, che sono io, non sarò più quello che sono? (Lied vom Kindsein - Peter Handke)
    Il Cielo e il Muro di Wim Wenders     E' la poesia dunque a suggestionare, ispirare e guidare Wenders nella sua filosofia cinematografica, dalla fiamma originaria dalle Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke fino ai monoliti di Peter Handke. Gli angeli sono le creature predilette da Rilke, alle quali dedica alcune delle dieci Elegie Duinesi; gli angeli, esseri che vivono e vedono una realtà di mezzo, che secondo il poeta riflette i sentimenti e le emozioni umane più profonde e durevoli; è così che il mondo interiore appare come il vero, autentico mondo, mentre la realtà esterna, l'apparenza visibile ai piccoli occhi umani, non è che un continuo mutamento, una fuga continua dall'essenza delle cose. Rilke con i suoi versi crea per primo la materia degli angeli del Cielo Sopra Berlino, che Wenders plasma e anima nella sua Berlino, donandogli una vista nuova sui pensieri, sulle emozioni umane. Un obiettivo dall'altro mondo che si apre e si chiude, senza una vera e propria comprensione della realtà umana; semplicemente fotografa, per noi spettatori, creando una serie di immagini fortemente evocative. Da queste riflessioni ho scelto come titolo dell'articolo Il Cielo e il Muro, che rappresentano in qualche modo l'essenza delle cose e la realtà in continuo movimento e mutamento, che non possiede mai un corpo, un'anima. Il Muro di Berlino, che poi fortunatamente cadrà, ne è l'esempio più convincente. Una realtà apparentemente così ingombrante per i berlinesi, invincibile, insuperabile, mattone assoluto di quasi ogni episodio della vita quotidiana, oggi è solo un ricordo, un percorso per turisti. Ma quando Wenders girava le scene del Cielo Sopra Berlino, il Muro era ancora al suo posto per ammonire e ricordare.     Il Cielo e il Muro di Wim Wenders       Ma quale è la Berlino che Wenders vuole mostrarci in questo film? Il regista in realtà  utilizzò alcune zone di Berlino a lui care, come la Biblioteca di Stato (opera di Hans Scharoun) che riteneva una location speciale, la sintesi della nuova concezione dell'organizzazione dello spazio, soprattutto dal punto di vista sociale, adatta ai suoi scopi artistici. Ma vengono anche mostrati i ruderi, le scorie della guerra che hanno segnato la città e l'immaginario dei suoi abitanti: chiese, stazioni e altre strutture che non sono state abbattute dopo la fine della guerra, decadenti testimoni di un difficile passato. Particolarmente evocativo lo spettro fatiscente della Anhalterbahnhof, una delle più grandi stazioni ferroviarie dell'Europa degli anni venti che nel film così viene definita «non la stazione dove fermano i treni, ma la stazione dove si ferma la stazione.». Wenders mescola nelle sue riprese il passato, alcuni semi del nuovo presente, come alcune strutture architettoniche moderne (il Centro Congressi ICC-Berlin, il più grande centro congressi d'Europa), chioschi, strade desolate, periferie, cortili nei quali i bambini giocano a pallone a ridosso del famoso Muro, usato come porta per le loro partite di calcio. Si diceva prima degli occhi diversi degli angeli, dei bambini e degli artisti. La Berlino che ci viene mostrata con gli occhi di Wenders (forse anche questi in bianco e nero) manifesta una nuova interpretazione delle emozioni e della realtà attraverso le porte virtuali delle architetture cittadine, che lasciano accedere nel presente, nel passato e nel futuro. Una filosofia cinematografica abbastanza inedita per Wenders, considerando i suoi precedenti lavori.     Il Cielo e il Muro di Wim Wenders       Toccante è la riflessione su Berlino di Marion (l'acrobata di cui si innamorerà l'angelo Damiel/Bruno Ganz): "In ogni caso non ci si può perdere, alla fine si arriva sempre al Muro". Sopra potete invece ammirare una scena del film molto evocativa, con protagonista un uomo anziano di nome Homer (Curt Bois) che cerca disperatamente la Potsdamer Platz (seguito dall'angelo Cassiel) una piazza che prima della guerra mondiale era una delle più belle d'Europa. Al suo posto l'uomo troverà una spianata incolta, una terra di nessuno, e l'immancabile Muro di Berlino che digrigna vestito dei suoi colorati graffiti.     Il Cielo e il Muro di Wim Wenders       Molto suggestiva, tra mie preferite, è la scena (vedi sopra) in cui l'angelo Damiel assiste da terra agli esercizi funambolici di Marion (la bellissima Solveig Dommartin), che lievita sopra di lui come un angelo, il tempo e lo spazio diventano dimensioni apparenti, tramite i movimenti perfetto e coordinati le anime sembrano mescolarsi e confondersi, chi è in fondo l'angelo dei due? Quando Damiel deciderà, per amore, di rinunciare alla propria immortalità, e sosterrà Marion con una corda durante i suoi esercizi, questa mescolanza diviene chiara, un preciso messaggio cinematografico di Wenders. In fondo cosa vuole comuncare il regista? Gli angeli sono gli artisti, che interpretano il mondo con una speciale sensibilità, con le loro ali invisibili ben nascoste ai nostri occhi, Ma gli angeli sono anche i  bambini che giorno dopo giorno assaggiano, stupendosi, tutti i sapori del mondo, i colori fantastici e inaspettati che si mostrano in forme e luci, guidandoli come energie pulsanti. Queste sono le esperienze, insieme all'amore, al dolore e alla solitudine dell'età adulta, che sceglierà di sperimentare l'angelo Damiel.     Il Cielo e il Muro di Wim Wenders   Il Cielo e il Muro di Wim Wenders         Il Cielo sopra Berlino è una favola surreale e poetica, che proietta nuova luce sull'amore, sulla solitudine, sul senso dell'esistenza stessa, continuamente frammentata nel nostro immaginario, nella impossibile dicotomia tra sofferenza e la felicità, vecchiaia e giovinezza, tra odio e amore, passato e presente, mostrandoci alla fine, vividamente come mai, l'origine di quella invincibile tensione umana che viviamo e sopportiamo: la frustrazione di non poter fruire davvero, completamente, della bellezza del mondo, l'infelicità della diabolica transitorietà delle cose che riempiono e svuotano continuamente i nostri occhi. Ma questa pellicola è anche un ritratto ispirato della Berlino degli ultimi anni della guerra fredda; la poesia che ispira la storia e la filosofia narrativa del film si cala dunque anche nella realtà, si sporca le mani, ha l'odore delle periferie e dei cortili più difficili da raccontare; tutto questo rende Il Cielo sopra Berlino un assoluto capolavoro.     Il Cielo e il Muro di Wim Wenders Wim Wenders        Shop su Amazon
   

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