Nei giorni scorsi mi è capitato tra le mani “il libro dellerisposte” di Anselm Grun (*) –Edizioni San Paolo - e sfogliandolo la mia attenzione si èsoffermata su un capitolo che ritengo interessante per tutti coloro, mecompreso, che in particolari circostanze si domandano: “ C’è una relazione fra i vivi e i morti?”.Quante volte ci siamodomandati “Esiste un aldilà? I nostri cari, conclusa la loro vita terrena,continuano a vegliare su di noi? C’è una relazione tra la nostra esistenza invita e il loro trapasso?” Molto spessotagliamo la testa al toro rispondendo “ si, credo che ci sia un aldilà ma nonso spiegarmi dove e perché” per cui consideriamo i nostri cari morti angelicustodi che dal cielo ci assistono e ci guidano.
Sentite come risponde Alselm Grun a questadomanda: “ Nell’Eucarestiacelebriamo un pasto nel quale vienetolto il confine fra i vivi e i morti; celebriamo qui la santa messa mentre incielo si tiene il pranzo nuziale eterno. Se la liturgia vede in questo modo larealtà,partiamo dal presupposto che ci sia una relazione fra vivi e morti; inessa sperimentiamo la comunione con tutti quelli che ci hanno preceduto nellafede e che ora nella gloria di Dio cantano la sua lode. Possiamo implorarli checi accompagnino sul nostro cammino e qualche volta ci sembra di sentire la lorovoce; molto spesso ci vengono in sogno e quando li sogniamo sorridenti interpretiamoquesto segno come compiacimento del nostro operato e come vicinanza. Tuttavianon possiamo usare i morti come medium come fanno alcuni; essi non prestanoascolto ai nostri incantesimi; le sedute spiritiche non sono altro cheauto illusioni perché corrispondono al nostro inconscio e non provengono daldefunto invocato”.
Si può essere credenti o non credenti, cattolici o non cattolici,ma una cosa è certa : di fronte alla morte di un nostro caro, abbiamo bisognodi aggrapparci ad un “qualcosa” checi consenta di sentire la sua presenza nella nostra vita e di considerare cheil legame che ci teneva uniti continui ad esserci anche dopo la morte. Questo “qualcosa” è la Fede, la sola che puòconfortarci ed aiutarci a superare momenti di grande sconforto. L’uomo senza laFede in un Essere superiore non potrebbe vivere, per cui la risposta alladomanda: “ C’è una relazione fra i vivi ei morti” io rispondo SI, c’è. Noi cristiani crediamo fermamente allapromessa fatta da Gesù Cristo prima di essere crocifisso :”Tutto è compiuto! Vado a prepararvi una dimora nella Casa del Padre mio”e nella Casa del Padre vi abitano anime viventi, illuminate dalla presenza diDio in un’atmosfera di gloria e di vita eterna e tra queste anime viventi cisono anche i nostri cari defunti che sicuramente in un’altra dimensione e inun modo a noi del tutto sconosciuto,continueranno a volerci bene. A loro possiamo rivolgerci nei momenti difficilidella nostra vita e saranno loro dal cielo a darci la forza per superarli per continuareil nostro percorso su questa terra nell’attesa di ritrovarci un giorno a godereinsieme della gloria celeste nella luce e nello splendore del Paradiso.
(*) AnselmGrun, nato nel 1945, a diciannove anni è entrato nel monastero benedettino diMunsterschwarzach (Germania). Dopo aver compiuto gli studi filosofici e dieconomia aziendale, dal 1977 è “cellerario” ossia responsabile finanziario ecapo del personale dell’Abbazia di Monsterschwarzach. In numerosi corsi econferenze egli si addentra nei bisogni e nelle domande esistenziali degliuomini. Di lui le Edizioni San Paolo hanno pubblicato diversi saggi ed opere acarattere religioso e non che hannosuscitato interesse ed apprezzamento in tutto il mondo.