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Quante volte siamo rimasti vittime dell'ansia da prestazione, quante volte gli ostacoli che ci ha messo davanti la vita ci sono sembrati insormontabili, quante volte ci siamo lacerati l'anima e la mente con la paura fottuta di non farcela.
E quante volte abbiamo poi creduto che quella cosa che tanto ci martoriava, quella cosa che non ci faceva dormire la notte, quell'appuntamento che credevamo vitale doveva essere assolutamente perfetto, indimenticabile.
E quante volte per raggiungere questo ci siamo dovuti abbassare a vili compromessi, quante volte abbiamo buttato al vento i nostri valori, quante volte abbiamo tradito la nostra anima, quante volte siamo stati costretti a perdere la nostra innocenza.
Nina voleva il balletto perfetto, il balletto di una vita o, forse, il balletto della Vita.
Nina ricercava la perfezione, il non plus ultra.
Nina ha perduto la propria innocenza per farcela.
E la perfezione, quel concetto astratto che in vita probabilmente non ha manifestazioni le ha sicuramente nella morte.
La morte è sempre perfetta, sempre.
Una Portman di una bravura quasi illegale volteggia e poi trema, danza e poi piange, salta e poi muore. L'ansia da prestazione la divora, quel balletto è l'appuntamento di un'intera esistenza.
La danza classica è già di per sè ricerca della perfezione ma Nina vuole andare oltre, vuole vivere quel Lago dei Cigni come se non fosse solo un balletto ma qualcosa di più. C'è un solo problema, il Cigno Nero.
Ed è qui che Nina è costretta a subire quello che non avrebbe mai voluto subire, la perdita della propria innocenza. Probabilmente il prezzo da pagare era troppo alto ma ci sono obbiettivi che non riusciamo a lasciar perdere, conquiste che ci sentiamo costretti a dover raggiungere.
Nina vede Il Cigno Nero in un'altra ballerina ma in realtà è lei stessa che sta perdendo tutto il proprio candore, la propria purezza. E, forse, la propria anima.
La scena del vecchio porco nella metro sembra banale ma risulta importantissima.
Perchè senza che lei faccia niente è ormai chiaro che ha distrutto le proprie difese, che il cigno nero, il cigno del vizio, della lussuria, è dentro di lei e gli altri, probabilmente, lo notano.
Il sesso diventa ossessione e presenza costante nella vita di Nina, violare il proprio corpo è l'unica maniera per cominciare a trasformarlo, per permettere a quelle piume nere di affacciarsi nella sua schiena.
La Portman è così grandiosa che ci sembra di assistere a un film nel film, Nina non solo interpreta ma diventa realmente il cigno nero, la Portman non solo interpreta ma diventa realmente Nina.
La sua trasformazione nel secondo atto del balletto è roba per poche.
Aronofsky la segue martellandoci di pseudo-soggettive in movimento, le sta dietro, addosso, incollato.
Non raggiunge forse la perfezione per script e ritmo ma quel fenomeno di Natalie ci va molto vicina.
Ma la perfezione non è di questo mondo, al massimo dell'altro.
Nina salta giù.
Come Randy the Ram.
Una cercava la perfezione, uno sfogava la disperazione.
E la morte è perfezione.
E disperazione.
Uno schermo bianco per lei, uno nero per lui.
Cosa c'è sotto quello schermo, dopo quello schermo non è dato sapersi.
E mamma mia, quanto è bello non saperlo.
( voto 8 )
(per l'ennesima volta provo a ripartire. Sono in debito di risposte ai vostri commenti, di visite, di attenzione. Sono in debito con tutti. Ma, se potete, continuate a venir qua :) . In questi mesi difficili ho continuato a vedere film, almeno 22, senza recensirli. non li recupererò mai. Di film tanto ce ne saranno sempre, devo solo esserci io. Un grazie a tutti)
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