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"Il cigno nero" di Natalie Portman: è un sogno o è tutto vero?

Creato il 15 marzo 2011 da Dejavu
Non starò a girarci intorno: Natalie Portman, divisa tra la recitazione pura e la danza, in questo film è superlativa. Lo è un po' meno l'idea di fondo che cuce le sue scarpette da ballo e l'intero plot sul quale lei si muove. Di metamorfosi ne conoscevamo già parecchie a livello letterario. Si pensi a quella celeberrima di Kafka o all'altra, un po' più volgare e cinematografica, de La Mosca di David Cronenberg. Qui, il salto da un anello all'altro della catena zoologica parte da una fragile ragazzina ossessionata dalla madre asfissiante e devota al tutù per arrivare alle fattezze piumate di un cigno nero. Intendiamoci, la trasformazione è anche fisica - con graffi, piedi che scrocchiano, dita che sanguinano, piumaggi che spuntano tra le costole della schiena - ma è soprattutto psicologica perchè Nina, la ballerina, è completamente schizofrenica.Vincent Cassel è il suo coreografo - e a tratti psicologo tra le pieghe di un pliè e un apoge -, e come tutti gli insegnanti che devono incutere un pesante senso di responsabilità nell'allievo è perennemente insoddisfatto, ieratico, arcigno e alla ricerca di un punto di arrivo che Nina fatica a raggiungere da sola. Lei è troppo tecnica nei movimenti, lui vuole che si lasci andare di più. Proprio come Lilly (Mila Kunis), quella giovane ballerina appena giunta da San Francisco che è sregolatezza e spregiudicatezza senza lo chignon. E' tra lei e Nina che si gioca l'assegnazione del doppio ruolo del Cigno Bianco e del Cigno Nero. La spunta Nina, anche se dovrà lavorare parecchio su se stessa per tirare fuori dal suo candore virginale quella vena di cattiveria mista a sensualità di cui è tutto priva.   Ed è allora che comincia la muta, che Nina scopre troppo repentinamente la sua sessualità, che comincia ad avere le visioni di un sè fragile e al contempo maligno e che la realtà si confonde con l'immaginifico da incubo. La madre viene spinta progressivamente dietro le quinte di un palco che Nina vuole a tutti i costi solo per sè. Perchè in effetti, il Cigno bidimensionale è lei. E nessuno altro. Ma che accadrà quando le sue braccia diventeranno ali e la sua umanità verrà divorata dalla messa in scena fino a diventarne parte?Non posso tacere di certi siparietti alla "Suspiria" quanto al fatto che i passi di danza avvengano su visioni macabre, e nemmeno di certi omaggi citazionisti a "Nightmare" per l'atmosfera onirica che rimescola continuamente le carte dell'immaginazione rendendo difficile capire quanto di vero stia accadendo a Nina. Tuttavia, Il Cigno Nero di Darren Aronovsky è una rappresentazione inquietante di un mondo per metà assai vero, quello della danza, fatto di calli e sfrenata competizione che costringe la nostra emotività a indossare le migliori calzature da ballo quando la sua musica inizia, perchè è davvero impossibile non seguire con partecipazione l'inquietante cambiamento di Nina, dal bianco più puro al nero più funesto.

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