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Il Cile e la questione dei ghiacciai continentali

Creato il 26 febbraio 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il Cile e la questione dei ghiacciai continentali

Se si guarda attentamente una mappa del Cile, è possibile trovare in Patagonia un riquadro bianco confinante con l’Argentina, tra la XI e la XII regione. Questo spazio è costituito da una deserto freddo composto da dei ghiacciai chiamati generalmente Campos de Hielo. Sono suddivisi in due regioni, nord e sud, e i ghiacciai di quest’ultima parte appartengono in parte al Cile e in parte all’Argentina. Dal punto di vista amministrativo, la zona è stata così ripartita solo nel dicembre 1998. In quell’anno, i governi dei due paesi decisero che una commissione di origine mista avrebbe determinato la linea di frontiera tra i due Stati su questo ghiacciaio e quali sarebbero stati i criteri per tracciarla. L’articolo seguente prende in considerazione come il governo cileno sia arrivato a questo risultato e le sue conseguenze.

I Campos de Hielo
Le differenze tra le cittadine della Patagonia argentina e quella cilena sono poche in materia di costumi e usanze. Queste due regioni sono infatti accomunate dalle stesse tradizioni culturali data la loro continuità territoriale. A differenza del resto delle zone di confine tra il Cile e l’Argentina, la regione patagonica in considerazione non è divisa da una catena montuosa. E’ importante al tempo stesso sottolineare la fragilità demografica di queste zone, a causa del clima inospitale e della geografia ostile, tanto quanto dell’assenza di politiche in materia di demografia, di sviluppo delle infrastrutture e di pianificazione territoriale da parte del governo cileno. La regione risulta infatti sostanzialmente priva, al momento, di industrie. I ghiacciai qui presenti costituiscono però la terza delle riserve d’acqua dolce più grandi del pianeta.

Gli Hielos Continentales (o Hielos della Patagonia) sono i più grandi ghiacciai del pianeta definiti uno spazio di alto interesse geoeconomico, patrimonio ecologico conteso tra due nazioni e fattore di una futura rivalità egemonica dovuta alla crescente necessità di approvvigionamento di acqua naturale. In questo contesto, il governo argentino vuole ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche esterne al suo paese. I ghiacciai che sorgono al confine tra Argentina e Cile coprono un tratto di 200 chilometri approssimativamente con una profondità da 100 a oltre 1000 metri. Dei 22.500 chilometri quadrati totali di Hielos Continentales, 19.000 appartengono al Cile, i restanti 3.500 all’Argentina. In quest’ultima porzione sono presenti oltre cento ghiacciai, 130 fiumi e 46 laghi o lagune. Gli Hielos sono così ricchi d’acqua da poter soddisfare, in caso di necessità, 170 milioni di abitanti. Ricordiamo che il Cile ha una popolazione stimata di sedici milioni di abitanti e l’Argentina di quarantadue milioni.

Il Campo de Hielo Patagónico Sur si trova sulle Ande, tra le latitudini 48°20′ e 51°30′ sud, ed ha una lunghezza di circa 350 km. Ha una superficie di circa 16.800 km²: la terza calotta glaciale del mondo dopo Antartide e Groenlandia. Le prime esplorazioni iniziarono nel 1943. Tutt’oggi restano vaste aree inesplorate. Dal Campo de Hielo Patagónico Sur hanno origine alcuni enormi ghiacciai vallivi: il Pio XI di 1.265 km²; il Viedma di 978 km²; l’Upsala di 902 km²; il Perito Moreno di 258 km². Nel Campo de Hielo Patagonico Sur si trovano il Cerro Chaltén (noto anche come Monte Fitz Roy) e il Cerro Torre. Il territorio in questione rappresenta per l’Argentina anche un potenziale corridoio per potersi avvicinare da un lato all’Oceano Pacifico, dall’altro, forse ancora più importante, all’Antartide e tutte le sue risorse e i suoi territori. Gli Hielos Continentales o della Patagonia sono infatti chiamati così per distinguerli dagli Hielos dell’Antartide, considerati quasi continuativi ad essi.

L’acqua

“Le guerre del XXI secolo saranno per l’acqua” ha affermato senza mezzi termini Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca Mondiale. Viviamo in un pianeta ricco di acqua. La riserva idrica mondiale ammonta a 42 milioni di miliardi di metri cubici. L’ONU ha però definito “una illusione” questa abbondanza d’acqua.
Il 97% dell’acqua nel mondo è salata. Della dolce, il 30,1% si trova nel terreno e nelle falde acquifere, alimentate dal trasudamento della superficie, ma queste sono in via di prosciugamento a causa dell’eccessivo utilizzo. Il 69,6% dell’acqua dolce si trova invece congelato nelle calotte, nei ghiacciai, nella neve e nel permafrost. Solo l’1,5% delle riserve idriche mondiali è disponibile ai nostri fini, di cui due terzi sono utilizzati per l’agricoltura.

L’America Latina e i Caraibi sono le regioni del mondo che possiedono la maggior disponibilità di risorse d’acqua. Queste regioni costituiscono il 15% delle terre emerse, possiedono 8,5% della popolazione mondiale e contano un terzo del totale delle risorse d’acqua mondiali1. Questi ghiacciai percorrono tutto il Cile, confinando con l’Argentina. Quelli del nord sono in fase di intenso ritiro2. La quantità d’acqua presente sul nostro pianeta non è mai cambiata nel corso di milioni di anni – a differenza della popolazione mondiale che aumenta ogni anno di 83 milioni di individui. In particolare, il Cile è una nazione in forte crescita e questo si traduce in un bisogno sempre maggiore sia di acqua sia di energia elettrica. Quest’ultima voce, anche, può essere almeno in parte soddisfatta tramite l’acqua e il potenziale idroelettrico sempre presente sugli Hielos. Per l’acqua, invece, non esistono risorse alternative.

Durante la prima metà del secolo scorso, l’Argentina era la più ricca nazione di acqua potabile in America Latina. Oggi invece è al settimo posto, dopo Cuba, la Colombia, il Costa Rica, l’Uruguay, il Messico e il Cile, tanto che stando all’ultimo censimento, il 21,60% dei suoi abitanti (esattamente 7.760.803) non hanno facilmente accesso a fonti di acqua potabile. Inoltre, il 57,50%, 20.654.920 persone, non possono usufruire di un servizio fognario3. Delle risorse d’acqua di questo paese, l’85% è situato nella conca del Rio de la Plata, la quale occupa il 30% del territorio totale. L’acqua, per essere potabile, non deve contenere materia organica, germi patogeni né sostanze chimiche. In Argentina la maggior parte di acqua subisce un processo di depurazione durante il quale sono eliminati i residui industriali e fognari. Il Rio de la Plata e altri fiumi come Carcaraña, Paraná, Salado del Norte, Salado del Sur e Colorado sono tra i più contaminati del mondo. Il lago San Roque, che fornisce acqua alla città di Córdoba, ha gravi problemi di eutrofizzazione: nelle sue acque sono presenti nutrienti in eccesso e così crescono piante ed altri organismi che quando muoiono possono deteriorare la qualità dell’acqua4.

Nella provincia di Buenos Aires, solo il 45% degli abitanti può accedere ai servizi fognari e solo il 65% all’acqua potabile. Ogni giorno, 3.000 industrie riversano i loro residui tossici, liquidi o solidi, nei fiumi della zona. Il 30% della contaminazione è causata dall’industria farmaceutica, chimica e petrolchimica, e dall’industria delle bevande alcoliche5. In questa zona, i residui riversati nelle acque sono quotidianamente 368.000 metri cubici. Si rilevano alte concentrazioni di cromo, mercurio, zinco e piombo ma anche naftalina e antrace, nitrati (in dosi tre volte superiori a quelle consentite) e contaminazioni batteriche.

Uso di acqua per continente: estrazione di acqua e suo consumo

Uso di acqua per continente: estrazione di acqua e suo consumo6

La frontiera

Per risolvere i conflitti di frontiera pendenti tra il Cile e l’Argentina relativi soprattutto a questa regione ambita da entrambi i governi nel corso del XX secolo, bisognava decidere se cambiare o confermare i limiti territoriali previsti dal 1898. Nel 1898, Cile e Argentina avevano firmato un accordo sui loro confini. In questo accordo si può osservare in tutta chiarezza che il territorio del Campo de Hielo Sur, tra il tratto 331 e il 332, apparteneva indiscutibilmente al Cile. Questo accordo non fu il primo in materia. Nel 1881, si era arrivati a conclusioni diverse, scegliendo altri punti di riferimento per un confine diverso: si usarono riferimenti idrografici come definizione dei tratti di confine. Nel 1898, saranno scelti come definitivi punti di riferimento non idrografici ma morfologici, portando a dei confini diversi, e questo rimodellamento della frontiera anche in questo caso fu chiesto dal governo argentino. Nello stesso modo, sul finire del secolo scorso il governo argentino richiese una ridefinizione dei confini in quest’area.

Nel 1990 i due governi concordano di istituire la Commissione Mista dei Confini, cioè una commissione composta sia dalla cancelleria cilena sia da quella argentina, con lo scopo di definire quale sarebbe stata la linea di demarcazione tra i due paesi. Il governo cileno ha già in altre parole accettato l’istanza del governo argentino rimettendo in discussione i propri confini con esso. Per poter definire la frontiera tra i due territori, come prima azione piuttosto ovvia, era richiesta una esplorazione della zona e la realizzazione di una carta topografica. In particolare, si edita la carta topografica del Monte Fitz Roy da parte dell’Istituto Geografico Militare. Le vette principali presenti in questa regione sono uno dei pochissimi punti di riferimento, sebbene non costituiscano un limite naturale tra i due paesi. La posizione di questi punti di riferimento sulla mappa che sarà usata per suddividere tra i due paesi il territorio doveva rappresentare tassativamente la realtà più accuratamente possibile per poter concedere esattamente il territorio previsto, né di più né di meno.

La mappa dell’esploratore Francisco P. Moreno7 mostra la linea dei monti Fitz Roy, De Mayo e Stokes prima che l’Argentina mettesse in discussione i suoi confini con il Cile. Nelle mappe usate attualmente dall’Istituto Geografico Militare Argentino e anche durante l’accordo i punti di riferimento appaiono falsati. Il Monte Stokes, ad esempio, risulta cinquanta chilometri più a sud. Nel corso del XX secolo, furono redatte diverse mappe e quasi inevitabilmente presentarono diverse falsificazioni rispetto l’originale. Nel caso di dubbi, bisogna sottolineare come la mappa originale è quella confermata dalle foto satellitari odierne. Nel 1984, si era deciso che in caso di conflitti tra l’Argentina e il Cile, se non se ne fosse venuti a capo, una o entrambe le nazioni avrebbero potuto rivolgersi ad un tribunale arbitrario la cui sentenza sarebbe stata ritenuta obbligatoria per entrambe le parti e definitiva e inappellabile. (Rio de Janeiro sarebbe poi stata scelta come sede del Comitato Giuridico Interamericano e sede del tribunale arbitrario per questa decisione). Ancora nel 1991 il Vice cancelliere Olima non scartava l’intervento di uno stato terzo per decidere la demarcazione.

Nel 1991, le due repubbliche confinanti portano avanti anche un confronto mirante ad una integrazione delle due economie. Firmarono un accordo di complementazione economica che sarebbe stato poi ampliato nel 1995. Per quanto riguarda gli Hielos Continentales, l’Argentina propose una co-amministrazione dell’area ma l’ala destra e militare cilena rifiutò la proposta. Il perdurare delle tensioni dovute alle continue rivendicazioni di questa zona da parte di entrambi gli stati è stato visto come una scusa voluta dalle forze militari cilene per preservare alti i presupposti di difesa e non perdere spazio politico. Si ricorda infatti che nel 1991 il governo di Pinochet aveva da pochi mesi lasciato il potere ma al tempo stesso la destra militare da lui capitanata conserva una forte influenza (nel plebiscito del 1988 la dittatura militare di Pinochet fu sì sconfitta dalla preferenza per la repubblica ma aveva lo stesso ottenuto ben il 46% dei voti). Nel 1996 la Forza Aerea cilena ha costruito sugli Hielos una base militare. Sempre nel 1991, fu scartata una ipotesi che oggi è stata rivalutata: creare un parco ecologico bi-nazionale patrocinato dall’ONU.

Il risultato finale di questo processo valutativo che ha richiesto anni è stato che il governo cileno accettasse la richiesta argentina. Il territorio fino a quel momento appartenuto al Cile, ricoperto di acqua sotto forma di ghiacciai, dall’importanza strategica per raggiungere l’Oceano Pacifico e l’Antartide e non privo di altre fonti di energie ancora non totalmente analizzate, come il metano, fu suddiviso come sopra detto e in parte ceduto al governo argentino. I due governi arrivano agli accordi del 1991 detti Aylwin-Menem dal nome dei presidenti Carlos Saul Menem, argentino, e Patricio Aylwin, cileno. Fu proposta infine dal governo argentino la cosidetta Soluzione Poligonale. Il presidente Patricio Aylwin e il Cancelliere Enrique Silva Cimma accettarono questa proposta. Nei dettagli, la Soluzione Poligonale prevedeva di tracciare delle linee rette sulla mappa, senza curarsi della geografia reale, della morfologia e dell’idrologia, e ridisegnare il confine tra i due paesi.

La Soluzione Poligonale fu proposta senza consultare l’Istituto Geografico Militare, la Commissione Nazionale dei Confini Internazionali, l’Accademia Nazionale di Geografia nè la Segreteria delle Risorse Idriche ed altri organi amministrativi, politici e militari cileni. (Inoltre, il provvedimento risultava essere apertamente in disaccordo con il Trattato dei Confini del 1818, confermato dal Protocollo Addizionale e Confermativo del 1893). In Cile si susseguirono diverse manifestazioni contro la suddetta soluzione, sia perché i confini furono scelti privi di una corrispondenza extratestuali e incuranti di punti di riferimento concreti, sia perché la mappa usata durante quell’accordo è stata dimostrata essere non precisa. La Soluzione Poligonale non fu approvata dai Congressi di entrambi i paesi.

Nel dicembre del 1998 si firmò un nuovo accordo per rimpiazzare la Poligonale. Si raggiunse una nuova suddivisione in due zone ma per fare ciò completamente fu stabilito che si sarebbe dovuta editare una nuova mappa. Ciò che forse più contò fu però accordare inequivocabilmente che tutte le risorse idriche della regione che alimentavano il fiume Santa Cruz sarebbero appartenute totalmente alla Repubblica Argentina. Al Cile sarebbero spettate le acque che fluivano verso i fiordi oceanici. Nonostante ciò, nel corso del decennio seguente non si arrivò alla realizzazione di una mappa che entrambi i paesi accettassero come veritiera. Il governo argentino decise allora di smentire quanto deciso nel 1998 relativamente a una parte del confine mai più concordemente precisato. Tutt’ora il Ministero del Turismo argentino rappresenta il proprio territorio in un modo non riconosciuto dal suo paese confinante.


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