Il mio nuovo progetto narrativo, un piccolo assaggio :)
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È anche possibile che la mia vita
a sorsate di anni
sia solo un tentativo di farmi conoscere
da te
Grazie, grazie chiunque o qualunque cosa tu sia, di aver reso possibile la presenza. E di torturarci con l’angoscia dell’assenza. Paura di perdere il controllo e dare fuoco alla casa. Di perdere il controllo e buttarsi dalla finestra. Assume stupefacenti e accede a una sfumatura differente di mondo. Il problema è: una sfumatura più reale. Non va da uno psichiatra. Non sta male, normalmente.
No, infatti. Normalmente non sto male. Mantengo un equilibrio, come fanno tutti, solo che io me ne rendo conto. Voglio dire: vivo con la costante (quasi costante) consapevolezza che mantenere un equilibrio è necessario. Trovo delle valvole di sfogo.
Scrivere a te, per esempio, amico mio.
Io non so, sinceramente, quanto a lungo ancora posso permettermi di giocare con te, di punzecchiarti. Ti diverti? Stai cercando di uccidermi?
(Lei parla con me) bisbiglia l’autore.
Ecco vedi, per esempio io adesso sento le macchine che passano in strada, quattro piani sotto, e mi chiedo se questa città che adoro, idolatro, non sia per caso un labirinto fluido, come pervaso dalla malinconia di un ricordo triste.
Stavo camminando nel sole estivo in centro qui a Milano e tutto era bianco abbagliante oppure oscurità imperscrutabile. Anch’io mi sentivo così. I palazzi scivolavano via dal senso con una traiettoria diagonale e mi rendevo conto che, tutto sommato, era possibile che non stessi bene. Tuttavia non ero troppo allarmata, pensavo: alla peggio divento matta.
La gente beveva nei dehor e io scivolavo via leggerissima quando vibrò il cellulare. Come un brivido di vertigine che risale la tasca dei jeans, attraversa il basso ventre e risale lungo la schiena.
“Uno di noi due non esiste”
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Fotografia di Roberta Bowgart