Leggendo qua e là questo film sembrerebbe il primo poliziottesco a proporre il tema del cittadino che si fa giustizia da sé. Effettivamente, nella mia ancor breve rassegna di genere, viene un anno prima dell'altrettanto famoso "Roma violenta". In ogni caso, perlomeno a distanza di tanti anni, non è stato questo il motivo principale della visione, per quanto mi riguarda.
Il film parte rappresentando una serie di eventi criminosi di vario genere. Incipit veramente violento, ti cala con terapia d'urto in una italia dove c'è da aver paura ad uscire di casa.
L'ing. Antonelli, interpretato da un ottimo Franco Nero (film decisamente women-oriented, mi sa che facevano la fila per vederlo!) ha una vita abbastanza agiata ma tormentata negli ultimi tempi da un furto in casa con vandalismi e soprattutto da una rapina subita in posta, dove viene anche sequestrato come ostaggio e malmenato. Nella polizia non trova il sostegno che desidera. Risultato: s'incazza. Vuole a tutti costi trovare chi lo ha rapito... e il resto ve lo lascio godere.
Opera che è un trionfo di tecniche di ripresa per il genere d'azione! C'è un uso, anche piacevolmente iperbolico, di diversi espedienti filmici che vanno dai ralenty, persino fermoimmagine, ai suoni amplificati od ovattati a seconda. Poi truculenza, violenza fin gratuita. Non manca nulla, spettacolo garantito e tra i miei Cult obbligatoriamente. Almeno 2 scene sono da annuari: l'inseguimento di una macchina verso Antonelli che è a piedi in una specie di cava; quella finale con la sparatoria nel capannone semideserto e disadorno, con più di un momento da agorafobia angosciante. Ma è tutto bello, e potente, drammatico.
Ci sono 2 aspetti socio-politico-antropo-culturali che mi hanno incuriosito e vorrei sottolineare, e li titolo pure.
Imbarazzo politico.
E' palese, molto più che nella trilogia del Commissario Betti che gli seguirà, che si vuole a tutti i costi evitare un'attribuzione politica alla pellicola. Adesso, non conosco gli orientamenti di Castellari e dello sceneggiatore, però c'è poco da fare, i temi dei vigilante, della giustizia fai da te, della legge che non tutela a sufficienza i cittadini, sono decisamente di destra. E io dico pure "chemmefrega!", voglio vedere un film di spettacolo. Ma è il film stesso che mi costringe a ragionare politicamente, qua il paradosso. Sono stati inseriti pezzi di trama che spostano a sinistra il baricentro. Anzitutto la copia del giornale, più volte ripreso e risalente alla guerra durante l'occupazione, col titolo "Italiani ribellatevi!", frase attribuita al padre di Antonelli. Anche Antonelli stesso, quando parla con il non inquadrabile commissario, cita ancora le lotte partigiane. Non ultimo il citato commissario di polizia che non prende mai posizione in modo netto, condanna e lascia fare Antonelli, preoccupato solo di pararsi il culo più che di risolvere la questione.
Pacchiano e imbarazzante espediente, un paragone del genere tra partigiani e giustizieri è imperdonabile storicamente e politicamente, ma questo bizzarro aspetto rende il film una prova tangibile, reale, che nel 1974 non si scherzava mica e fare certe cose poteva costarti caro. Quindi un po' di prudenza poteva non guastare o perlomeno era comprensibile. Castellari in ogni caso tra i miei miti subito.
L'Antieroe borghese Antonelli.
Alla luce dei tanti vendicatori del cinema che si son visti questo è uno dei più malandati, almeno in primis, che mi sia capitato di vedere. E' per questo che mi è anche sembrato molto vero! Per quasi tutto il film becca mazzate ed umiliazioni da tutte le parti, il suo ingresso necessario nel mondo della malavita per le sue indagini è a dir poco maldestro, un misto di spavalderia ed imbranataggine. In ogni caso rimane lo spirito indomito e vendicativo, capace di riconoscere i punti senza ritorno, di andare fino in fondo. La figura del vendicatore fai da te ne esce male, molto male, ed è giusto così nel senso realistico: mettersi contro i criminali, parlo di quelli "seri", senza alcuna preparazione può produrre solo effetti nefasti.
Ho visto una pessima vhs. Giusto un paio di frame per ricordo. Peccato perché le numerose scene d'azione meritavano maggior valorizzazione.
una scena di notevole fattura, inseguimento macchina-pedone
almeno un ricordo, oltre che di Franco Nero, di Renzo Palmer
Questa rece la voglio dedicare di cuore a Francesco, un amico che qua viene spesso e porta avanti, di suo, un interessante blog dal titolo parlante: Amare Produzioni Agricole. Anche per i fatti che spesso narra francesco, sarebbe bene che "il cittadino si ribellasse ogni tanto".