"Il pensiero powerpoint: Inchiesta sul software che rende stupidi". C'è tutto, nel titolo del libro di Franck Frommer, in quanto per l'autore, il quale ha svolto diverse attività nella sfera della comunicazione e del web, non si tratta di raccontare la storia di un programma che ha rivoluzionato a modo suo il mondo del lavoro, quanto piuttosto di analizzare l'impatto che quest'utility ha avuto, imponendosi come una forma di pensiero globale nell'impresa. Non sarà più questione di riunirsi per parlare, scambiare opinioni, discutere e costruire insieme: powerpoint deve servire a "esporre, persuadere, convincere e mobilitare".
Stravolgimento del campo lessicale, sconvolgimento dei ruoli: gli oratori diventano showmen, la riunione diviene presentazione e la lingua diventa schema. Bolle, frecce e colori sostituiscono gli aggettivi, le frasi si riducono a dei sintagmi fissi. La lingua di powerpoint detiene un potere di ingiunzione che si esplica per mezzo dell'impiego eccessivo dei verbi coniugati all'infinito: razionalizzare, promuovere, favorire, sensibilizzare, capitalizzare. Una neolingua indigente che somiglia a quella del Grande Fratello. Lontano dalla dialettica e dalla civiltà della conversazione, powerpoint consacra definitivamente la sintassi per elencazione (numerata), cosa che permette di evitare sottilmente l'argomentazione, e, quindi, la contro-argomentazione. Rapido, efficace, spettacolare, profondamente pulsionale, annichilisce qualsiasi forma di ragionamento, al fine di poter "vendere" un argomento e suscitare adesione. Lo spettacolo si basa su un'economia di cattura. Si tratta di catturare l'attenzione del pubblico, ma di farlo privandolo del suo spirito critico. La scenografia la fa da regina. Le diapositive (slide) non sono più un supporto all'oratore, ma possono diventare uno spettacolo in sé.
Powerpoint è il braccio armato di un etnocentrismo occidentale volto ad infeudare il mondo al suo schema di pensiero. Ma se powerpoint è l'arma, dove sta il contingente militare?
Sono le armate composte da ombre, sono le società di consulenza. Da fornitori di servizi, sono diventati gli specialisti mondiali di studi, di verifiche e di altre analisi di mercato. Da allora in poi è stato facile, come fare una fotocopia: gli schemi powerpoint sono prefabbricati. Per ogni situazione c'è il suo modello, basta adattare qualche cifra, un titolo, "personalizzare (customize)" la pagina. I consulenti hanno tutto quanto già in magazzino. Secondo Frommer, powerpoint non è altro che uno strumento di vendita, ma è anche uno strumento di formattazione del pensiero. Delle "forme impostate", dei "formati tipo", pensati in inglese, dentro i quali il pensiero è costretto ad adattarsi, stretto e limitato. Un po' più d'immaginazione, un po' più di flessibilità: a quella o a quell'altra situazione si risponde, a secondo, con lo schema n°1 o con lo schema n°2. E questo procedimento gioioso non è riservato solo al mondo dell'impresa.
L'esercito ha sempre utilizzato i suoi diagrammi e le sue mappe, le sue diverse forme di visualizzazione, per elaborare strategie e visualizzare il "teatro delle operazioni". Ed è stato grazie a delle slide di powerpoint che Colin Powell, nel febbraio del 2003, ha potuto convincere le Nazioni Unite che l'Iraq stava utilizzando delle armi di distruzione di massa. Il seguito lo conosciamo. Lo stesso è successo in Francia, con la Revisione Generale delle Politiche Pubbliche. Da allora, il clic del manager può essere paragonato al battito d'ala della farfalla, mentre i tagli di bilancio e gli altri piani sociali diventano simili al tornado dall'altra parte del mondo, che da quei clic verranno causati.
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