I dieci modi peggiori e più stupidi per suicidarsi
10. Fare finta di avere una pistola e puntarla contro la polizia
9. Soffocarsi con un sacchetto di plastica
8. Arruolarsi
7. Saltare giù dal tetto di una casa
6. Leccare una presa elettrica
5. Tagliarsi i polsi con un coltello di plastica
4. Fumare e aspettare che ti venga il cancro
3. Starsene in piedi su una collina sotto la pioggia con una gruccia di metallo in mano e aspettare un fulmine
2. Overdose di lassativi! (dovrebbe essere al primo posto)
1. Ascoltare i Nirvana in macchina finché il cervello non ti va in pappa
Trama:
L'autore:
Recensione:Se fossi un'insegnante e Albert Borris fosse un mio studente, gli direi una delle frasi più odiate dagli studenti di tutti i tempi: "Puoi fare di meglio".
Sì, perché è questo il primo pensiero che mi ha attraversato la mente quando ho terminato la lettura del romanzo.
Un'idea, una storia, uno svolgimento che avevano tutte le carte in regola per diventare qualcosa di esplosivo, di diretto, di incisivo. E invece sembra che l'autore si sia trattenuto, che abbia preso l'idea e l'abbia spogliata di qualsiasi tratto che l'avrebbe resa più interessante e soprattutto più viva.
La narrazione non decolla, a tratti annoia, risulta addirittura spenta.
Il club dei suicidi è la storia di quattro ragazzi, due ragazze e due ragazzi, che si conoscono in chat accomunati dalla voglia di suicidarsi e dai passati tentativi di suicidio mal riusciti.
Chiacchierando sul web decidono di intraprendere un viaggio insieme sulle tombe dei suicidi celebri, viaggio che terminerà nella Death Valley, dove moriranno tutti e quattro insieme.
Il viaggio si svolge tra alti e bassi, battibecchi e silenzi, dubbi e curiosità, senza cercare di capire cosa si stia facendo, senza cercare di dare un senso alla propria vita, o forse alla propria - prossima - morte.
Durante il viaggio i ragazzi si uniranno, si sentiranno parte di qualcosa - loro che non si sono mai sentiti parte integrante di una famiglia, di una classe, di un gruppo - inizieranno ad appartenersi, a preoccuparsi per l'altro, a diventare amici. Loro malgrado. Accadrà senza che se ne accorgano. Le loro chiacchiere non li faranno riflettere troppo su ciò che stanno per fare: quelle chiacchiere li spingono ad agire direttamente, a decidere di stipulare un nuovo patto che non preveda più una morte comune ma una vita comune. Una vita insieme.
Non si può sindacare sulle motivazioni che ci sono dietro ad un suicidio, perché per chi vuole vivere, nessuna motivazione, neanche la più grave, basterà a contemplare l'idea di mettere fine alla vita.
Non si può giudicare il perché quei ragazzi siano arrivati a quel punto. Si può però comprendere quanto possa essere facile farli venire fuori, se guidati da affetto vero e preoccupazione reali. Se li si fa uscire dalla solitudine e li si fa sentire vivi.
Credo che questo romanzo avrebbe potuto essere spettacolare, per il messaggio che porta, per le tematiche che affronta, per la delicatezza e la sensibilità necessarie per affrontare argomenti del genere. Un romanzo che può far riflettere, può far parlare, può cambiare anche le cose. Peccato che l'autore non sia andato a fondo, che i personaggi siano rimasti tratteggiati superficialmente, che non si siano indagate le origini di ogni motivazione, e che lo stile, personalmente, l'abbia trovato troppo frammentato e poco godibile.
Un bel tentativo, ma non del tutto riuscito.
Su 10 righe dai librile prime 24 pagine. Leggile QUI
Titolo: Il club dei suicidiAutore: Albert BorrisEditore: Giunti YPagine: 304Prezzo: €14,50