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Il coccodrillo che piangeva per davvero

Da Zarizin

Il coccodrillo che piangeva per davveroUn coccodrillo sedeva in lacrime sulla riva di un fiume lontano. Tutti gli animali che passavano di là guardavano sospettosi al feroce predatore, tenendosi a gran distanza. Li si sentiva dire:

 – Oh, questa è bella.

 – Proprio bella.

– Un coccodrillo piangere, sbruffavano, c’è da stare allerta.

E passavano oltre. Oppure dicevan guardinghi:

– Il giorno che crederò alle lacrime d’un coccodrillo sarà il giorno buono che mi troverò bell’e mangiato.

Ma il coccodrillo piangeva davvero. E se ne stava a piangere e a tirare sul col naso, lasciato solo solo in riva al fiume.

Venne un giorno l’anitlope. E disse al coccodrillo:

– Coccodrillo, perché piangi?

– Antilope, prova un po’ te a non esser mai creduta. A incutere sempre paura, anche quando sei piú triste e sola.

– Io non mangio nessuno, coccodrillo, e paura non ne incuto.

– Capirai un giorno, quando l’erba del prato che mangi si leverà dal suolo al tuo passaggio. E tu pur cercavi solo un giaciglio per la notte. Allora capirai.

L’antilope se ne andò, e il coccodrillo riprese il suo pianto, ancor piú triste e amaro di prima.

Venne un giorno il facocero. E disse al coccodrillo:

– Coccodrillo, perché piangi?

– Facocero, prova un po’ te ad avere tutti contro. A passare per crudele, anche quando pur piú soffri.

– Coccodrillo, hai brutta fama. Tutti pensano: sta fingendo. Io invece che non piango mai, di problemi non ne ho.

– Capirai un giorno, quando sarai vecchio e solo come me. E tutti si diranno: non credere al facocero, non piange per davvero. Allora capirai.

Il facocero se ne andò, e il coccodrillo riprese il suo pianto, ancor piú triste e amaro di prima.

Infine venne la civetta. E disse al coccodrillo:

– Coccodrillo, perché piangi?

– Civetta, prova un po’ te a essere odiata e derisa, a esser lasciata giú, sola, sulla riva del fiume. Quando piango nessuno mi crede, e temono che io faccia loro del male.

– È per questo che piangi, coccodrillo?

– Tu non piangeresti?

– E tu piangi per davvero?

– Non lo vedi?

– E da quant’è che piangi, coccodrillo?

– Da sempre.

– E perché hai pianto, la prima volta?

– Civetta, prova un po’ te, a ess—

Ma la civetta lo interruppe.

– Come potevano odiarti, coccodrillo? Come potevan deriderti, come potevan lasciarti sulla riva del fiume, se prima d’allora mai avevi pianto?

Ma il coccodrillo non smise di piangere. Allora la civetta gli si fece piú vicina.

– Allora, coccodrillo, perché piangi?

Ma il coccodrillo non rispose. Allora la civetta si fece ancora piú vicina.

– E dunque, coccodrillo, ora perché piangi?

Il coccodrillo rispose:

– Piango perché non so ricordare perché piango.

Allora la civetta se ne andò, e il coccodrillo riprese il suo pianto,  ancor piú triste e amaro di prima.

Emiliano Garonzi


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