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Il codice Da Vinci

Creato il 10 dicembre 2013 da Jeanjacques
Il codice Da Vinci
E' da un bel po' che libro e film sono usciti, e pure l'effetto Dan Brown col tempo è andato molto ad acquietarsi. Insomma, lo stronzo vende ancora molto, ma non c'è più quell'attesa spasmodica per il suo nuovo libro. Infatti ricordo che quest'estate, quando lavoravo in libreria, la gente sembrava più interessata a Il caso di Harry Quebert che al suo Inferno, il che vorrà pur dire qualcosa. Però non posso ricordare la fila assurda che avevo fatto al cinema per vedere la trasposizione, così come non posso dimenticare il fatto che questo è stato l'unico bestseller che ho letto nel periodo di suo massimo successo - pure con Harry Potter sono arrivato in ritardo. Ammetto anche che mi era davvero piaciuto [come dice Lois Lane in Family Guy, i capitoli molto corti ti fanno sentire intelligente] e che mi aveva saputo regalare insieme alle altre avventure di Robert Langdon diversi pomeriggi di allegria, perché questi libri non sono null'altro che questo: semplici, leggeri e innocui passatempi. E così sarebbe dovuto anche essere il film, per certi versi.
Nel museo del Louvre il custode prima di morire si spoglia e, dopo essersi disposto come l'uomo vitruviano, si iscrive sul corpo degli strani simboli. Verrà convocato per collaborare alle indagini lo studioso Robert Langdon insieme alla parente più prossima del custode, e insieme a lei indagherà su un mistero che mette a rischio le basi del cristianesimo stesso...

Come ho già detto, avevo trovato il libro davvero figo. Insomma, non da premio Nobel, ma con dentro quella leggerezza e il giusto svago che ogni tanto bisogna concedersi. Che poi a me basta avere una trama tutto sommato decente e le indagini su un omicidio per farmi godere una lettura, quindi già questo la dice lunga, però sono stato uno di quelli che ha sempre trovato le accuse verso il Dan Brown romanziere abbastanza insulse. Lui non è mai stato un male letterario e, per quanto si viva benissimo anche senza di lui, al mondo c'è decisamente di peggio. Pertanto ammetto che sono stato uno di quelli che, ai tempi, aveva atteso la realizzazione di questo film con una certa impazienza. E nemmeno tutti i fischi ricevuti durante la presentazione al Festival di Cannes mi avevano fatto desistere, quindi pagai il biglietto in piena fiducia. Ricordo che andai al cinema proprio con mio padre e che gli offrii io il biglietto, perché era il suo compleanno. Ma a conti fatti, cosa dire di questo film? Poco o nulla, sinceramente. Forse perché viene da un libro che da dire aveva poco o nulla a sua volta, cosa che si è resa inevitabile anche in questa trasposizione. Anche perché la regia è stata data a Ron Howard, l'ex Richie Cunningham di Happy Days, che per quanto sia uno che sa dove mettere la macchina da presa quando serve a me è sempre sembrato uno capace solo di fare il classico compitino ben fatto. Qui non si smentisce, mette la cinepresa dove serve per fare l'inquadratura carina e fa andare avanti la baracca con un certo ritmo sostenuto, senza però fare miracoli. Il libro, forse perché l'ho letto da molto giovane quando ero particolarmente inflazionato, mi aveva saputo catturare e far estraniare dal mondo, cosa che però al film proprio non riesce. Quello che ne sta alla base è un mistero che dovrebbe sconvolgere la conoscenza mondale, eppure l'atmosfera che si respira non è mai particolarmente claustrofobica, non c'è mai un senso eccessivo di oppressione e pesantezza, e questo va a influire su quella che sarà la rivelazione finale. A conti fatti, più che la storia che la Chiesa sembrava voler censurare a tutti i costi, il risultato finale sembra quello di una pontata del Sergente Rex fatta particolarmente bene, ma comunque, rimane sempre una puntata del Sergente Rex. Con questo non voglio bocciare un film che comunque sa assere accessibile e godibile, ma però rimane l'amaro in bocca nel pensare che un lavoro maggiore poteva essere fatto sull'atmosfera. C'è comunque un cast della Madonna, capitanato dalla coppia formata da Tom Hanks [cambiategli parrucchino, please!] e Audrey Tautou [che si crede gnocca ma a mio parere è abbastanza sciatta], mentre fra i comprimari abbiamo Alfred Molina, Jean Reno e Ian McKellen. Insomma, se non altro una buona recitazione è garantita. Un po' meno la coerenza generale che, fra un inseguimento e l'altro, ha pire delle pretese di dare una certa lezione filosofico-religiosa, fallendo miseramente su ambo i lati. Ma insomma, non si può avere tutto. Anche perché questa è una delle dieci pellicole che hanno incassato di più in Italia, e già quetso dovrebbe farci capire come mai finiamo per meritarci il Checco Zalone nazionale.

Le avventure del ricercatore Langdom però non finiscono qui, infatti proseguono col deludente Angeli e demoni, sempre sotto il controllo del ruso de cavei Howard.


Voto: ★½


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