Magazine Cinema
Sono di parte quando giudico il cinema di Silvio Soldini perchè ho sempre adorato il suo sguardo intenso eppure sfuggente e la sua gentilezza nel tocco in una carriera costellata di tanti bei film.
Non ho gradito più di tanto la svolta "hot" di Cosa voglio di più proprio perchè in parte era andato perduta quella " delicatezza" che aveva caratterizzato altre sue pellicole.
Il comandante e la cicogna rappresenta un po' un ritorno al passato a quell'atmosfera un po' fantasy, ma calata nella profondità del disagio sociale odierno, a quella sorta di realismo magico/fiabesco che caratterizzava il suo film di più grande successo al botteghino, quel Pane e Tulipani che lo aveva fatto conoscere al pubblico, ma anche il film successivo , cioè quell'Agata e la tempesta il cui valore è stato messo in ombra dalla fama conquistata dalla pellicola precedente di cui era considerato una sorta di seguito ideale.
Attorno a un gruppetto di personaggi sopra ( e a volte anche oltre) le righe viene costruita una vicenda ad incastri in cui tutti sono in qualche maniera legati tra di loro.
Leo ( che sembra ispirarsi al Michele Placido di Romanzo popolare di Monicelli), vedovo ma che parla con la moglie che gli appare quasi ogni notte vestita solo di un bikini, conosce tramite l'avvocato Diana, legata dall'affitto di casa ad Amanzio che è a sua volta diventato amico di Elia , figlio piccolo di Leo, per via della cicogna che sta allevando in semiclandestinità.
Accanto a queste vicende reali ,ma raccontate in modo naif un po' come l'affresco di Diana nello studio dell'avvocato, si aggiungono le riflessioni delle statue della piazze, pietre, marmi e bronzi parlanti ma soprattutto pensanti che un po' come il grillo parlante di Pinocchio , dicono tutto quello che hanno in corpo senza tanti problemi o filtri.
Il film funziona per gran parte ma si avverte una sorta di ingorgo nel finale dove la "magia" prende il sopravvento sul realismo di una storia che finisce in modo normale, forse anche un po' banale.
La banalità della vita quotidiana.
Mastandrea stupisce ancora una volta per come lavora su voce, accento e postura, la Rohrwacher sotto parrucca e occhiali sembra quasi una maschera di un film per bambini, Zingaretti esibisce una parrucca da levriero afghano, mentre Battiston anche fisicamente assomiglia sempre di più al vecchio Paolo Villaggio.
Il comandante e la cicogna è un esempio raro di commedia italiana che non mette a nanna i neuroni, evita la volgarità come scorciatoia per avere la risata facile, più che ridere ha l'ambizione di far sorridere su una situazione sociale odierna in cui ci sarebbe solo da piangere.
E non è poco.
( VOTO : 7 / 10 )
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