Il comportamentismo: un'illusione ottica

Da Bruno Corino @CorinoBruno


In sé non possiamo classificare un comportamento né come risposta, né come stimolo né come rinforzo. La classificazione dipende dal punto di vista di chi ha effettuato la selezione. La classificazione dipende dall’osservatore in quanto, in una sequenza interattiva ininterrotta, ogni comportamento è allo stesso tempo sia stimolo che risposta (o rinforzo). I “comportamentisti” focalizzavano la loro analisi isolando la sequenza “stimolo-risposta-rinforzo”, ma come hanno osservato Bateson e Jackson, «lo psicologo che studia il processo stimolo-risposta confina, tipicamente, la sua attenzione su sequenze di scambio così brevi che è possibile etichettare un elemento in ingresso (item) come “stimolo” e un altro elemento come “rinforzo” mentre ciò che il soggetto fa tra questi due eventi viene etichettato come “risposta”». Chi agisce pone in atto un comportamento cui segue un altro comportamento; il fatto che ogni comportamento preveda una risposta ci porta a classificare quest’ultima come reazione al comportamento precedente, classificato a sua volta come “stimolo”, ma si tratta appunto di capire quale punto di vista il ricercatore ha selezionato per operare la sua classificazione. Questa osservazione appare ancor più evidente quando consideriamo un comportamento come parte di una punteggiatura di sequenze di eventi prolungata nel tempo, come accade nel caso di due agenti che hanno una relazione stabile, costellata da una sequenza ininterrotta di interazione. Soltanto nelle sequenze brevi, la punteggiatura delle sequenze appare come viene descritta dai “comportamentisti”, altrimenti nelle sequenze lunghe questa classificazione perde di senso, o meglio, se lo ha è perché glielo attribuiscono gli agenti che partecipano all’interazione.


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