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Il compromesso impossibile e la necessità di difendere “quella roba lì”

Creato il 09 aprile 2013 da Antonioriccipv @antonioricci

Il presidente della Repubblica Napolitano ha invocato responsabilità da parte dei partiti e ha ricordato con forza il compromesso storico del 1976 tra la DC di Aldo Moro e il PDI di Enrico Berlinguer.

Il compromesso impossibile e la necessità di difendere “quella roba lì”

Il paragone è improponibile e un governo non può nascere accettando qualunque tipo di “scambio”.

Concordo con le considerazioni di Giannini do oggi su La Repubblica:

“Berlusconi non è Moro. Un abisso incommensurabile, umano, culturale e politico, separa lo statista di Maglie dall’uomo di Arcore. Non c’è accostamento possibile tra la filosofia con la quale Moro propiziò le «larghe intese» nel ’76 e l’idolatria con la quale Berlusconi propugna adesso la «grande coalizione». Il primo aveva un progetto generale, che puntava a sciogliere la democrazia bloccata di quella lunga stagione di Guerra Fredda unendo temporaneamente le forze dei due grandi partiti di massa. Il secondo ha un obiettivo individuale, che punta a barattare la formazione del governo con l’elezione del presidente della Repubblica, la trattativa sulle riforme con il suo salvacondotto giudiziario.

Lasciamo stare per un momento la parabola populista, cesarista e tecnicamente rivoluzionaria del Cavaliere che ha caratterizzato il suo quasi Ventennio. Mettiamo da parte il suo gigantesco conflitto di interessi, la sua campagna forsennata contro i magistrati condotta dalla trincea di Palazzo Chigi, la sua propensione a far saltare tutti i tavoli, dalla Bicamerale in poi. Torniamo al parallelismo tra lo schema moroteo dell’epoca e il proposito berlusconiano di oggi. Moro, con i suoi limiti e i suoi occhi chiusi sulle nefandezze del suo segretario Freato e dei capibastone delle correnti scudocrociate, chiese al suo partito di «non aver paura di avere coraggio», e quel coraggio lo pagò con la vita. Oggi l’unico coraggio del Cavaliere è quello del ricatto: il sostegno a «un governo Bersani», ma all’unica condizione che al Quirinale vada lui stesso o, in subordine, Gianni Letta.

Non basta tutto questo a considerare Berlusconi un alleato impossibile per chiunque? Questa consapevolezza, per gli eletti e gli elettori del centrosinistra, non significa che con il Cavaliere non si debba nemmeno parlare. Ha ragione Dario Franceschini, quando sostiene che l’avversario non si sceglie, perché lo hanno già scelto gli italiani. Dunque il dialogo è essenziale. Purché, in questo tempo sospeso delle istituzioni, serva a individuare un metodo per far ripartire l’orologio dei poteri dello Stato, dall’esecutivo al legislativo. E prima ancora ad eleggere un presidente della Repubblica, dotato di tutte le prerogative e gli strumenti che la Costituzione gli assegna.

Se serve a questo e solo a questo, e quindi non a negoziare patti scellerati di altra natura o merci di scambio contro-natura, l’incontro tra Bersani e Berlusconi non è solo opportuno ma è doveroso. Se invece tra i partiti c’è ancora chi si culla nel sogno del «compromesso antistorico », farà bene a svegliarsi in fretta, e ad acconciarsi ad un rapido ritorno alle urne. Il governo Monti ci ha momentaneamente salvato dalla bancarotta. Ma il suo evidente insuccesso sulle riforme di sistema sta lì a dimostrare che la «grande coalizione » all’italiana, e alla berlusconiana, non funzionerà mai”.

Anche perché non possiamo accettare qualunque scambio pur di governare.

Come ci ricorda oggi Libertà e Giustizia:

“Caro segretario del Partito democratico, questa è una vera e propria supplica che ti inviamo quando mancano poche ore al tuo incontro con Silvio Berlusconi. Un incontro durante il quale ti prepari a offrire al Pdl “tutta quella roba lì”, come hai definito stamani ad Agorà le riforme della seconda parte della Costituzione. E probabilmente anche la scelta del nuovo presidente della Repubblica.

In cambio di una intesa per il governo, il tuo governo.

Hai anche detto che “quella roba lì” è molto importante, rappresenta un fatto “storico”.

E allora caro segretario del Pd: cerca di non vendere un breve, sia pure essenziale, governo del Paese per le regole del gioco. Quelle regole essenziali alla nostra democrazia, quella seconda parte che contiene anche gli articoli 49 (sulla democrazia nei partiti) e 67 (ogni parlamentare rappresenta la Nazione) sui quali giustamente chiedi conto ai grillini.

Per “quella roba lì” molte vite innocenti sono state sacrificate. “Quella roba lì” è la “roba” più preziosa che abbiamo e che ci tiene ancora insieme come popolo libero.

Non la scambiare con un governo qualsiasi.

Non abbiamo bisogno, in questo momento tragico per tanti italiani, di un governo qualsiasi (al quale, stando al risultato elettorale, sono contrari i due terzi dei cittadini). E nemmeno di un “compromesso antistorico” nato sulla svendita della Costituzione, che può, e forse deve essere aggiornata, ma non stravolta come ben sai e come chiede Berlusconi.

In queste poche ore che mancano al tuo incontro con Berlusconi, rifletti ancora se si possono consegnare le regole del gioco a chi in questi anni è stato il campione della rottura di ogni regola violando e irridendo la nostra Carta”.



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