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Questo spazio permette al sito di continuare ad offrire in modo gratuito tutti i suoi contenuti!La fiaba
Lunedì 12 Maggio 2014 21:10 Scritto da Rita Bimbatti
All'interno grandi finestre davano sul cortile. Vicino alla lavagna, disposto insieme a tanti altri computer, stava Arthur, quello più anziano. Quando l'aula era deserta, i computer parlavano tra loro, in modo che la maestra e i bambini non potessero sentirli.
-Ragazzi miei, guardate giù dalle finestre, i piccoli che giocano a palla!!-diceva Arthur.
-Come sono carini!-rispondeva Tecno, il computer più giovane.
Il desiderio più grande di Arthur, che stava da tanti anni su un banco, fermo, immobile, collegato ad una tastiera polverosa e senza alcuni tasti, era diventare un bimbo.
Non capiva cosa ci trovavano nei computer i ragazzi, come potevano rimanere incollati ad un monitor per ore e ore. Lui, che avrebbe voluto avere due braccia e due gambe, per potersi arrampicare sugli alberi, giocare e calciare un pallone, nuotare nell'acqua azzurra del mare, correre a perdifiato su una bicicletta. Invece no.
Doveva portare una santa pazienza, ed aspettare i suoi amici bambini che l'accendessero e restassero un'oretta a fargli compagnia, impegnati nei suoi mille programmi in memoria.
Era veramente stanco, per di più essendo vecchio e leggermente malandato, cominciava a perdere colpi, ed ogni tanto necessitava di un tecnico che venisse a ripararlo.
Una notte, mentre tutti i computer della stanza dormivano, Arthur cominciò a dimenarsi, fino a cadere per terra: voleva andarsene, voleva imparare a camminare. Il Grande Libro Saggio, riposto su uno scaffale in alto, lo vide, e decise, dopo tanto tempo di ottimo servizio, di accontentarlo, trasformandolo in un bel fanciullo.
Da quella notte, Arthur iniziò a correre, a correre per ogni stradina del mondo, perché voleva conoscere il luogo magnifico in cui abitava: la Terra.
Oggi che vi racconto questa storia, Arthur non si è ancora fermato, ed è ancora la che corre felice.