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Il comune di Roma e la propaganda gay

Creato il 25 gennaio 2014 da Cristiana

Da qualche giorno un paio di consiglieri comunali e qualche testata clericale sta attaccando il progetto del comune di Roma costruito dopo l’appello di molti noi, alcuni giorni dopo il suicidio di Simone. L’appello chiedeva al sindaco di trovare un modo di parlare ai nostri giovani per raccontargli che la diversità è un valore, non è una cosa per cui togliersi la vita. Le parole del Papa sulle nuove sfide educative che lanciano alla Chiesa le famiglie gay con figli, sono tra l’altro parole rivoluzionarie, per lo meno si interrogano senza aggressività su come può stare insieme una comunità.

Il progetto, che sarà erogato nelle scuole aderenti e nelle modalità che le scuole preferiscono, non ha avuto alcun costo per il comune (quindi inutile dire che le scuole cadono a pezzi e il sindaco pensa all’omofobia, tra l’altro sappiamo tutti che la scuola. pubblica è in ginocchio anche grazie ai tanti soldi erogati alle scuole private, molte delle quali cattoliche) e tutti noi abbiamo lavorato volontariamente per poter aiutare la città a combattere l’omofobia.

Leggo (su Avvenire, Libero e sul Secolo e nei comunicati di alcuni consiglieri di identità Cristiana) frasi degne della Russia di Putin sul tema: “propaganda gender nelle scuole”, “indottrinamento gay nelle scuole”.

Ma come si fa?

Intanto si parte dal presupposto che si possa convincere qualcuno a diventare gay, il che è figlio della concezione che si può diventare etero e quindi guarire, idea priva di qualsivoglia fondamento scientifico. Poi queste attività si fanno da sempre nelle scuole anche con progetti finanziati da Comune e Regione. L’intento è solo quello di offrire a un ragazzo o una ragazza che si trova solo o sola in questa condizione o ai suoi compagni che non hanno strumenti per organizzare l’accoglienza, una sponda. Dirgli: “non sei solo”. Fuori di qui ci sono tanti gay che sono felici come tanti altri etero. Punto. È tutto qui. Nessuno di noi andrà a dire che “gay è meglio”, perChè non lo pensiamo. Forse lo teme chi pensa che “etero è meglio”? Attenzione perchè il tessuto omofobo dentro cui ci si lancia dal decimo piano, si basa proprio su questo, che “etero è meglio”.

Senza contare che gli stessi giornali, ahimè con a connivenza di un pezzo di partito romano hanno rimandato a data da destinarsi l’approvazione delle unioni civili con parole irripetibili che non fanno onore al Paese, ma nemmeno al nuovo corso di Papa Francesco che fa bene a combattere la Curia romana, sempre più concentrata su diamiche tempirali ed ideologiche piuttosto che sui temi di accoglienza che pure questa città offre a bizzeffe. Sono certa che se il Papa avesse tempo verrebbe con noi a parlare coi ragazzi, a suo modo lo sta già facendo e meglio di chi si professa cristiano, ma ha un’idea un pò distorta dell’accoglienza.

P.s. Se siete insegnanti, studenti o presidi, fate aderire la vostra scuola. Inutile dire quanto sia difficile cominciare questo percorso, il che, davvero, racconta molto più di qualsiasi suicidio.

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