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Il comune senso della spudoratezza dei politici italiani

Creato il 03 agosto 2012 da Marcar

Ormai le formazioni in campo sono delineate: da un lato, il ritorno della più sguaiata destra italiana: Berlusconi e Lega di nuovo a braccetto, nonostante le finte liti sul governicchio Monti-Napolitano-Fornero.

Dall'altro lato, l'osceno amplesso a tre con Bersani, Casini e Vendola uniti in un polo che fa più ridere che piangere, probabilmente tenuti insieme solo nella volontà di concedere inevitabile vantaggio agli avversari.

Ai margini di questa contesa, il Movimento 5 Stelle, l'unica, vera, novità, e Di Pietro, che alleati non possono essere e che comunque, insieme, potrebbero radunare anche il 20% dei votanti. Una possibile alleanza post elettorale?

La grande emarginata del panorama politico italiano resta la sinistra radicale o comunista che dir si voglia ed è strano che questo avvenga proprio durante il grande crollo del Capitalismo mondiale. Di capitalismo stiamo morendo, ma l'antidoto, ovvero il Socialismo reale non viene contemplato da nessuno.

Anche gli economisti più avveduti, per esempio quelli che cita spesso Paolo Barnard, del Capitalismo sognano una edizione corretta e riveduta, e non certo la sua sacrosanta eliminazione.

Insomma, la gente continuerà ad essere al servizio delle istituzioni bancarie ed industriali, comunque vada, non c'è via di scampo, esattamente come accade ora.

Che senso ha votare partiti e movimenti vari che si muovono e idealizzano una società comunque appiattita sugli stessi concetti, che peraltro hanno già fatto sprofondare la nostra economia nello sfacelo più totale?

Il problema non è quale formazione politico-partitica scegliere: il problema è se è giusto e logico che questa gente si presenti comunque all'elettorato, dopo aver causato tutti i mali che affliggono la gente italica.

Che senso ha parteggiare per questo o quello se comunque la tenzone è truccata fin da subito? Farebbe forse bene il popolo italiano a non partecipare più alla farsa elettorale?


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