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'Il confine fra i sessi'. L’identità di genere irrompe su Focus Storia

Da Ganimede

Transessuale, ermafrodito, bisex, travestito, androgino, ecco alcune parole il cui significato è per molti, ancora oggi, poco chiaro. Allora immaginatevi lo sgomento  degli antichi di fronte a persone che non erano chiaramente classificabili come maschio e femmina.
Proprio l’identità di genere e la sua evoluzione attraverso i secoli sono indagate in un ampio dossier del mensile
Focus Storia in edicola per tutto il mese di agosto 2010.

'Il confine fra i sessi'. L’identità di genere irrompe su Focus StoriaTrentanove pagine che spaziano dal mito di ermafrodito nell’antichità greca, alla cultura napoletana dei femminielli, al nostro ’900 con un’intervista a Giò Stajano, il primo italiano ad aver cambiato sesso.
Un’attenzione particolare è stata riservata anche alle professioni nella storia riservate ai “transgender”, come per esempio gli evirati cantori o, in certe epoche, gli attori di teatro, il tutto accompagnato da un piccolo  glossario di termini sul tema e numerose schede tematiche a commento di ogni articolo.
Perché, come scrive il direttore di Focus Storia Marco Casareto, "La  storia di dove sia, e se esista, un confine tra i sessi è insomma antica e ha interessato tutte le culture. Per questo valeva la pena raccontarla".
Segnaliamo dal Dossier
INCROCI DIVINI
Inventarono il mito dell’andrògino e quello di Ermafrodito: così gli antichi cercarono di spiegare la sessualità ambigua.
Sul carro, l’imperatore romano Eliogabalo si sbraccia in uno scintillio di lustrini e paillettes. Gli fanno ala i sacerdoti della dea Cibele, mentre con striscioni “orgoglio trans” li seguono la giovane Ifi in abiti maschili e il vecchio Tiresia in abiti femminili.
In un ipotetico gay pride dell’antichità, i protagonisti sarebbero stati loro. Un corteo acclamato dal pubblico? C’è da dubitarne. Se infatti il filosofo greco Platone esaltava il mito dell’androgino e il poeta latino Ovidio narrava le gesta del divino Ermafrodito, nel lontano passato l’ambiguità sessuale era apprezzata solo da uno sparuto gruppo di intellettuali...

FEMMINIELLI

Da epoche remote vivono a Napoli, rispettati, in un mondo in bilico fra i due sessi. Hanno corpi da uomini, indossano abiti femminili, ma non si definiscono travestiti. Si sentono donne, ma...
Hanno corpi da uomini, indossano abiti femminili, ma non si definiscono travestiti. Si sentono donne, ma non sono transessuali. Hanno rapporti intimi con esponenti del proprio sesso, ma guai a chiamarli gay…
Di chi stiamo parlando? Dei femminielli napoletani, ai quali nel 1979 rese omaggio un blues di Pino Daniele (Chillo è nu buono guaglione) che recitava così: “Chillo è nu buono guaglione, ma che peccato ca è nu poco ricchione. Ha cominciato col vestito della sorella […] e vò essere ’na signora”.
Non stupiscano espressioni come “che peccato” e “ricchione”: la presa in giro è bonaria, in piena sintonia con lo spirito che circonda da sempre queste figure della tradizione napoletana, ossia uomini che fin da giovani si sentono affini al sesso opposto...
MASCHIO O FEMMINA?
I difficili rapporti dell’umanità con il “terzo sesso”, noto a tutti i popoli e in ogni epoca.
Nei secoli scorsi uno “scandalo Marrazzo”, l’ex governatore della regione Lazio trovato in compagnia di alcuni transessuali, sarebbe stato impensabile. Per almeno tre buone ragioni: la prima è che non esistevano gli odierni circuiti mediatici.
La seconda è che mancavano le conoscenze scientifiche che permettono oggi, a chi lo desidera, di “transitare” da un sesso all’altro.
La terza è che la parola “transessuale” prima del ’900 nemmeno esisteva (e tanto meno una sua definizione scientifica, v. riquadro a pag. 47). Eppure la questione dei confini tra i sessi e dell’identità di genere è antica e ha interessato tutte le culture. Da quella dell’India induista, dove gli “ermafroditi” (hijra) sono una casta citata nei testi antichi, a quella dei nativi nordamericani...

SCANDALOSA GIÒ

Il racconto di Giò Stajano, il primo transessuale a essersi dichiarato nel nostro Paese.
«Non sono né una donna vestita da uomo né un uomo vestito da donna, ma semplicemente un frocio vestito da frocio». Spudorata e irridente, questa vecchia battuta racchiude tutta l’esuberanza di un personaggio cresciuto a pane e contrasti.
All’anagrafe era Gioacchino Stajano, vezzeggiatissimo nipotino del segretario del Partito fascista Achille Starace durante il Ventennio. Negli anni del dopoguerra, con le generalità glamour di Giò Stajano, divenne il primo omosessuale prima e transessuale poi a dichiararsi pubblicamente in Italia.
Negli Anni ’80, infine, Gioacchino diventò Gioacchina: per la legge e per l’anatomia, complice un ­blitz chirurgico a Casablanca, in Marocco. Pornostar ante litteram e oggi anziana signora tutta fervore religioso, Stajano è stata attrice, pittrice e scrittrice. Una vita da film, scandalosa ma anche sincera, che ha voluto raccontarci. ...
MESTIERI DIVERSI
Dagli eunuchi agli evirati cantori, qualche volta l’ambiguità sessuale aiutava a far carriera.
“AAA cercasi ragazzi per prestigiosi incarichi di eunuco, voce bianca e attore. Richiesta grande capacità di adattamento, impegno e totale mancanza di attributi”. Anche oggi che di lavoro in giro ce n’è poco, non risponderebbero in molti a un annuncio così.
Ma nei secoli scorsi questi e altri impieghi non venivano scartati: è certo, però, che per essere assunti bisognava essere uomini privi – fisicamente o psicologicamente – della propria mascolinità.
Alcuni sceglievano volontariamente di dare un taglio netto alla propria vita: erano gli antichi sacerdoti della dea della fecondità Cibele, originari della Frigia e della Lidia, due regioni dell’attuale Turchia. Questi sacri eunuchi, che si autocastravano durante danze orgiastiche in onore della loro dea e del compagno di lei, Attis, mantennero a lungo il prestigio tipico di ogni casta sacerdotale...
L'ERA TRANSGENDER
Per millenni la regola è stata: maschi e femmine sono diversi e si devono distinguere. Ma nel secolo scorso quel confine si è assottigliato. Grazie anche ai divi del rock. (Marta Erba, da Focus Storia 46, agosto 2010)
"La donna non si metterà un indumento da uomo né l’uomo indosserà una veste da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore tuo Dio". Per secoli questa ingiunzione del Deuteronomio è stata la citazione preferita dei puritani che infierivano contro ogni forma di travestitismo, dagli spettacoli rinascimentali inglesi a quelli delle drag queen contemporanee. Prima ancora che determinare la classe sociale di appartenenza, infatti, l’abbigliamento ha sempre fornito un’informazione fondamentale: questa persona è un maschio oppure una femmina.
Agli inizi del Novecento, però, l’imperativo biblico cominciò lentamente a perdere di senso. Per le strade giravano le prime donne in pantaloni né disdegnavano di comparire in pubblico vestite da uomo alcune vip, come la diva del cinema Greta Garbo, la pittrice Frida Kahlo o la cantante Josephine Baker.
Nel film Marocco (1930) l’attrice tedesca Marlene Dietrich, indossando un frac nero e un cappello a cilindro, si chinava a baciare una donna: era il primo bacio omosessuale della storia del cinema e la scena, pur facendo scandalo, piacque moltissimo a gran parte degli spettatori...

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