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Il Conformista: l’ossessione dell’adattamento attraverso gli occhi di Bertolucci

Creato il 06 maggio 2012 da Emeraldforest @EmeraldForest2

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Il Conformista: l’ossessione dell’adattamento attraverso gli occhi di Bertolucci

Marcello (J. Trintignant) è un uomo come tanti. Oppure il contrario: Marcello non è un uomo come tanti, o almeno non ci si sente affatto. Chi non si è mai sentito “diverso” nel corso della propria esistenza? Questa è l’ossessione che Marcello Clerici deve fronteggiare ogni giorno, in un perpetuo movimento di continuo “perfezionamento” e adeguamento agli altri. Un movimento che è seguito, passo dopo passo, dalle suggestive carrellate di Bertolucci, le quali hanno qui la possibilità di dispiegarsi lungo le vie parigine, oltre che lungo i freddi marmi dell’Eur e, soprattutto, lungo le vie di una memoria che non concede tregua al protagonista, imponendosi con veemenza. L’intreccio narrativo del film è dunque disseminato da momenti del passato, proprio quelli che il protagonista vorrebbe nascondere a tutti e non confessare mai per nessun motivo. Dall’altra parte, nel contempo, vediamo Marcello adeguarsi alla perfezione ai dettami del fascismo, divenendo addirittura una spia e arrivando a uccidere con freddezza: qualsiasi cosa, a qualunque “prezzo” (anche umano), pur di non far sospettare a nessuno del suo personale “sporco sotto al tappeto”, ovvero della sua differenza sessuale: lui deve sembrare forte, tutto d’un pezzo, impassibile, come la società fascista dipinge i propri camerati… e il resto? Il resto non conta. Non conta la fine che farà la sua amante o il sue ex-professore, non conta la disperazione di suo padre, non ha mai contato Giulia, sua moglie (S. Sandrelli), più una copertura e un dovere che una passione da vivere. Pur Basandosi sull’omonimo romanzo di Moravia, Bernardo Bertolucci, che è sceneggiatore oltre che magistrale regista della pellicola, interviene fortemente sull’originale, arrivando anche ad aggiungere un personaggio, quello dell’amico cieco Italo, e, soprattutto, a cambiare il finale rendendolo ancora più significativo e in linea con il personaggio. Nessuna casuale morte punitiva giunge a far giustizia, una volta che l’Italia è stata liberata, a differenza di ciò che accade nel libro. Amara è comunque la triste sorte che spetta al conformista quando viene scoperto, la peggiore per quelli come lui: la minaccia dell’isolamento. Ancora più amara è la conferma dell’impossibilità di uccidere e asportare chirurgicamente il proprio passato, che, seppur eliminato sotto le spoglie del vecchio, torna a presentarsi sotto forme più giovani e ancora più pericolose per la (tanto agognata dal conformista) “normalità”.



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