Futuro e Libertà, a dispetto del nome, ha poco di futuro e poco di libertà. Dice di voler essere il nuovo centrodestra, ma con la destra ha da spartire solo la genesi, visto che la sua attenzione si rivolge alla sinistra. Dice che vuole istituzioni più responsabili e che l’Italia ha bisogno di un nuovo soggetto politico che «si fonda sulla consapevolezza che l’etica pubblica è fondamento di ogni azione politica. La società italiana ha bisogno di esempi e comportamenti responsabili, rispettosi delle istituzioni e di un autentico senso dello Stato», dimenticando però l’affaruccio Montecarlo e altri affari che coinvolgono i suoi esponenti.
Futuro e Libertà se qualcosa è, è indubbiamente il passato e l’illibertà. È il vecchio che viene rigurgitato dalla partitocrazia italiana che non vuole morire. È il frutto (l’ennesimo) di un pastrocchio costituzionale voluto dai nostri costituenti affinché in Italia non ci fosse un Governo forte e un parlamento autorevole. È il colpo di coda di un modo di fare politica che non tiene conto dei consensi popolari, fondandosi piuttosto sull’autocertificazione, sull’autoreferenzialità e sul consenso degli altri partiti. Questa è pura partitocrazia, distillata.
E ieri alla kermesse costitutiva si è celebrato il rito restauratore. Abbiamo è assistito a una patetica autocelebrazione fondata sulla mistificazione politica: noi siamo il nuovo centrodestra, gli altri (Berlusconi e il PDL) sono il vecchio centrodestra.
Poveri noi! Se questi sono il nuovo centrodestra, allora tanto vale consegnare subito le chiavi di Palazzo Chigi al PD, al SEL e all’IDV, che almeno risparmiamo i soldi delle elezioni. Ma forse questo è il sogno di tanti: avere un’Italia comandata dai poteri oligarchici della sinistra, senza il disturbo delle elezioni. Come dire: il potere nasce e muore nel palazzo. Perché disturbare i cittadini con le noiose elezioni? Facciamo tutto noi e decidiamo noi che siamo i migliori e i più bravi. Mentre i cittadini non capiscono nulla, tanto sono imbevuti di tv berlusconiana…
Ecco, FLI esprime proprio questo concetto. Un concetto che affonda le proprie radici nel più bieco dei fascismi impliciti del nostro sistema e della nostra cultura impermeata fino al midollo di cattocomunismo. FLI, in tal senso, è un mix di cattocomunismo fascistoide travestito da radicalismo liberale. Il suo partitocratismo è evidente nella mancanza di una identità culturale di riferimento. Nell’opportunismo del suo presidente, il quale si è sapientemente ricamato un soggetto politico attorno, più per combattere Berlusconi che per creare davvero qualcosa di nuovo. L’ho già detto e qui lo ripeto: visto che la leadership Berlusconi non gliela cedeva con le buone, Fini ha deciso di mettersi in proprio. L’operazione partitocratica e di restaurazione della prima Repubblica è un’operazione smaccata ed è dimostrata dalle proposte politiche di FLI. Un vero nuovo centrodestra sarebbe rimasto ancorato saldamente ai valori della destra (cattolica, sociale e liberale) e non avrebbe creato alcun Terzo Polo, tanto meno con gli ex democristiani e con gli ex piddini di Rutelli. Sarebbe rimasto alleato del PDL, e soprattutto avrebbe guardato a noi elettori di destra, e non già ai sinistri, o ai vendoliani, o addirittura a quei quattro gatti dell’IDV. Ecco perché poi ho esortato gli amici che guardano a Fini a ritornare sui loro passi. Per chi è di destra e si sente di destra, più che una scelta è un obbligo!
Futuro e Libertà è in realtà solo una destra farlocca e taroccata. Si potrebbe persino dire che è una destra elettoralistica e nulla più. Proprio per questo, vedere Mirko Tremaglia alla kermesse costitutiva di questo microcespuglio finiano mi ha fatto un triste effetto. Che ci fa lui in mezzo ai vari Granata e Bocchino? Che ci fa insieme a Barbareschi e Urso? Soprattutto che ci fa con Fini? In verità, sappiamo tutti che se Almirante oggi fosse vivo, sarebbe stato probabilmente molto critico nei confronti di Berlusconi (che non ci risparmia mai grossolani errori), ma credo e sono convinto che avrebbe fatto a sale Fini e il suo FLI. Perché la coerenza politica non è acqua, e non la si può certamente svendere al potere partitocratico (contro cui lottò sempre); e ancor meno alla sinistra. Quando Giorgio Almirante sognava una destra costituzionale, pensava forse a versione migliore di Alleanza Nazionale. Ma certamente la sua fantasia non si sarebbe mai spinta verso un partito personalistico che agli occhi di chi è sempre stato di destra, rappresenta una pura perversione politica post-fascista.
Concludo con alcuni numeri curiosi tratti da un sondaggio commissionato a Fullresearch da FLI in vista della kermesse costitutiva. Ebbene, a parte il fatto che Futuro e Libertà si scopre «sudista» (il 31,6% degli intervistati che voterebbero FLI è del sud), emerge che il partito finiano per il 60% degli intervistati «è una forza di sinistra», mentre l’80% afferma che FLI è un «partito opportunista». Su una cosa però tutti gli intervistati sono d’accordo: è un «partito antiberlusconiano» (lo dice il 90% degli intervistati). Il che non è un fattore positivo. Andare oltre il berlusconismo, come hanno predicato i vari Urso e Bocchino alla kermesse, ancora una volta viene interpretato dalla gente come un antiberlusconismo mascherato. E l’antiberlusconismo, sappiamo, non porta ad altro che a perdere voti. Ma Fini probabilmente i suoi voti li ha già persi per il sol fatto di aver creato FLI…
Magazine Opinioni
Il congresso di FLI: la nuova primavera con gli odori della vecchia partitocrazia
Creato il 12 febbraio 2011 da IljesterI suoi ultimi articoli
-
La ribellione dei sindaci francesi: non celebreremo alcun matrimonio gay. Con loro psicologi e giuristi
-
“Quirinalie” e Italia in crisi. Mentre Roma discute, Sagunto viene espugnata…
-
Palazzo e Potere. I grillini conquistano Roma o è Roma che sta conquistando i grillini?
-
E se fosse lui, Silvio Berlusconi, l’outsider del Quirinale? Promuovere per rimuovere, dicevano i romani