Sabato 02 Marzo 2013 09:18 Scritto da Andrea Ferretti
Il coniglio era immobile, non si stava accorgendo di nulla. Arnulfo era ormai a pochi passi, spalancò la bocca e proprio in quel momento il coniglio di voltò e lo vide. Arnulfo si aspettava una reazione di spavento, magari un tentativo disperato di fuga, e invece il coniglio lo guardò come se nella fosse e gli disse: "Benvenuto, Venanzio: hai ripassato la tabellina del 4?"
Arnulfo, sbalordito, con la bocca impastata di bava, rispose bofonchiando: "Io.. io non mi chiamo Ven...".
Senza nemmeno ascoltarlo, il coniglio lo incalzò: "Allora, forza Venanzio, dimmi, quanto fa 4 x 6?"
"Quanto fa... cosa?", rispose Arnulfo, piuttosto confuso.
"Lo immaginavo Venanzio, "si irritò il coniglio, " hai già dimenticato tutto. Allora, ripetiamo: 4 x 6 vuole dire...".
"Vuol dire...."
"Vuol dire sei vo..."
"Sei vo..."
"Sei volte qua..."
"Sei volte qua.", concluse il lupo con tremula sicurezza.
"Ma insomma, Venanzio, non ricordi proprio nulla: sei volte quattro, 4 x 6 vuole dire sei volte quattro. E quanto fa sei volte quattro".
Il coniglio lo guardava irritato, Arnulfo distolse lo sguardo.
"Beh, sei volte quattro fa... dunque... ".
"Venanzio, ho capito, non hai studiato le tabelline. Vediamo con una domanda più semplice. 2 + 5 quanto fa?"
"Due.. più cinque... cosa?".
"2+5, 2+5, insomma Venanzio, così non va, non mi riesci neanche a fare una semplice somma, mi sembrava che le avessi imparate, avanti, sforzati un momento...".
Arnulfo pescò a casaccio tra i pochi numeri che conosceva: "Tre".
"Ma Venanzio, ma ti sembra che se hai due sassi e ne aggiungi altri cinque ti ritrovi con solo tre sassi?".
Arnulfo scosse il testone: "...sassi?".
"Allora Venanzio, facciamo un ripassino e contiamo fino a dieci, forza! 1...".
"Uno...".
"Cosa viene dopo l'uno? Venanzio, forza!".
Arnulfo si scervellò: "Due?".
"Bene, Venanzio, vedi che se ti impegni ce la fai. Allora 1, 2...".
Rinfrancato, Arnulfo, tentò nuovamente: "Uno, due... tre!".
"Bene, 1,2,3, qua...".
"Qua?"
"4 Venanzio, 4, forza: abbiamo detto 1,2,3,4, ci...".
"Uno, due, tre, quattro, ci.... cinque?".
"Sì, Venanzio, cinque, e poi?".
"Poi?"
"1,2,3,4,5 e..."
"Sette!"
"No! 1,2,3,4,5 e...".
"Sei!".
"E dopo il 6? L'hai detto prima...".
"Sette!" urlò Arnulfo, adesso più sicuro.
"Bene Venanzio, 7, e dopo?".
"Dieci!".
"Non avere fretta, prima del 10 c'è il...".
"Nove! Nove! Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, nove, dieci".
"Ci manca ancora qualcosa, Venanzio, tra il 7 e il 9 c'è l'o..".
"Otto, otto, otto!!!" esultava Arnulfo.
"Quindi, ripetiamoli tutti", propose il consiglio orgoglioso.
" 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10. Ecco, li ho detti tutti. Tutti, tutti!!!!".
"Bravo Venanzio. La prossima volta, mi raccomando, ripassa anche le addizioni, va bene? Adesso devo proprio andare. Ah, dimenticavo: se vedi un paio di occhiali in giro, portameli, sono i miei. Da quando li ho persi, non vedo a un palmo di naso. Ciao Venanzio!".
Il coniglio sparì nel bosco. Arnulfo si era lasciato sfuggire il suo pasto, ed era ancora affamato. Ma aveva imparato a contare, aveva imparato a contare! Non pensava neanche più alla fame, adesso e ripeteva come una filastrocca i numeri da uno a dieci, e ogni volta che arrivava alla fine urlava "Dieci!" con tanto orgoglio e tanta gioia.