Scritto da: Ivan Lagrosa 28 febbraio 2014 in Attualità, Economia, News, Politica Inserisci un commento
Il Consiglio Dei Ministri ha approvato per la terza volta il cosiddetto decreto Salva-Roma.
Il primo dei decreti così nominato era stato bocciato poco prima della sua approvazione finale dal Capo dello Stato perché presentava materie palesemente eterogenee tra loro. In seguito era stato quindi ripresentato alle Camere un nuovo decreto che, due giorni fa, il Governo ha deciso di ritirare, prevedendo una quasi certa non-approvazione da parte del Parlamento, dato l’ostruzionismo messo in campo dalle opposizioni.
Il sindaco Marino, non appena il Governo ha deciso di ritirare il decreto, ha alzato la voce e ha prospettato scenari da dopoguerra: mezzi pubblici garantiti solo nelle fasce orarie di punta, non sostituzione dei lampioni rotti, diminuzione della potenza delle luci, musei chiusi, città sporca, anziani senza assistenza e studenti senza mesa. Insomma, un invito ad emigrare verso altre città.
Se tutto ciò può sembrare eccessivo, c’è da considerare che il bilancio della Capitale è in condizioni disastrose, e non da ieri.
Dal 2008 si è creato una sorta di dualismo nel bilancio della città, a modi Dottor Jekyll e Mr. Hyde: una parte buona e una cattiva che in realtà sono la stessa identica entità, in questo caso il Comune di Roma. Il bilancio della capitale è stato infatti sostanzialmente diviso in due parti: una gestione commissariale cattiva alla quale sono stati affidati tutti i debiti e una ordinaria buona con i conti in ordine, almeno inizialmente.
Più nello specifico, la gestione commissariale, dal 2010 affidata ad una figura diversa da quella del Sindaco, ha il compito di gestire tutti i debiti che il Comune ha contratto fino al 2008, una sorta di “bad bank” finanziata dallo Stato per 500 milioni di euro fino al 2010 e per 300 milioni dal 2011.
Dall’altra parte c’è la gestione ordinaria che, avendo un bilancio ripulito dai debiti, avrebbe dovuto gestire la città senza creare ulteriore disavanzo. Ebbene, anche la gestione ordinaria è oggi talmente indebitata – si parla di centinaia di milioni – che la distinzione tra quale dei due bilanci sia quello buono risulta difficile.
Il Salva-Roma è quindi di vitale importanza per sanare almeno dal punto di vista giuridico il bilancio della Capitale: il decreto prevede infatti che 485 milioni passino dalle mani del Dottor Jekyll a quelle di Mr. Hyde, dal bilancio ordinario al bilancio della gestione commissariale. La mani del Dottor Jekyll restano così libere di gestire i servizi della città e quelle di Mr. Hyde hanno invece il duro compito di nascondere un debito che raggiunge ormai, complessivamente, i 15 miliardi.
decreto legge News Politica Salva-Roma 2014-02-28