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Il conte di Montecristo (Dumas)

Creato il 06 febbraio 2014 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Un diffuso detto ci ammonisce: "Il male è fonte solo di altro male". E nel capolavoro di Alexandre Dumas (padre) si respira tutta la gravità di questa constatazione, perché dal malvagio torto inferto al giovane Emond Dantès germina solamente una lunga e inesorabile catena di violenze. Dopo la rocambolesca fuga dalla durissima esperienza della prigionia nel Castello d'If, Edmond, improvvisamente arricchitosi seguendo le indicazioni per l'individuazione di un leggendario tesoro avute dal suo vicino di cella, Faria, scopre le trame dell'inganno che lo hanno separato dagli affetti più cari e progetta un'ingegnosa e contorta macchina vendicativa, che lo obbliga ad assumere diverse identità per raggiungere con il proprio odio tutti gli ingranaggi.
Il conte di Montecristo (Dumas)
La storia del Conte di Montecristo è, prima di tutto, un ammirevole prodotto narrativo: Dumas intreccia magistralmente le storie di Edmond Dantès (nelle sue molteplici facies), dei Morrel (benefattori del padre in grandi difficoltà) e delle famiglie dei Morcerf, dei Danglars e di Villefort (da cui provengono i tre principali autori della disgrazia del protagonista); accanto ad essi, però, si muovono tanti altri personaggi, e la trama risulta una grandissima matrioska in cui ogni sequenza concorre a costruire il prodigio romanzesco. Ma il testo non incanta solo per l'abilità della trama, poiché ci cattura anche con le ambientazioni e il colorismo dei personaggi, dalle movimentate scene di massa della Roma carnevalesca alle dimore esotiche di Simbad il Marinaio.
L'esistenza poliedrica che Edmond fabbrica per sottrarsi al dolore degli anni di carecere e della perdita degli affetti (il padre, morto, e l'amata Mercedes, divenuta moglie di uno dei nemici di Edmond) non basta tuttavia a placare l'animo del conte, che avverte nel profondo l'ingiustizia nel suo piano di distribuzione del dolore e della morte. L'unica, vera, fuga dalla sofferenza, l'unico appagamento dell'esistenza strappata al Castello d'If è per Edmond la realizzazione della gioia di due innamorati, Maximilien Morrel e Valentine Villefort, per cui manifesta un profondo impegno, e l'aiuto dato alla giovane principessa greca Haydée, sottratta alla schiavitù: le due missioni sono in realtà premesse del suo piano vendicativo, eppure Edmond, col progredire della storia, dimostra un sincero attaccamento ai tre protetti, guadagnandosi così la possibilità di godere di una parte della gioia che credeva di aver definitivamente perduto.
Non esito a collocare Il conte di Montecristo sull'Olimpo dei classici, addirittura sulla vetta, e non solo per la piacevolezza della storia, ma anche per la capacità dimostrata da Dumas di saper trattenere il lettore sul filo della suspense dalla prima all'ultima pagina, facendolo entrare in simbiosi con il racconto e regalandogli un caleidoscopio di emozioni contrastanti.
C.M.

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