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Il Continente e il Carnevale

Creato il 04 giugno 2010 da Aledelu

Mentre il Carnevale in Europa, dall’ottocento in poi, tende a trasformarsi in una festa in tono minore, cui sono negati giorni non lavorativi o grandi rituali e festeggiamenti, in America Latina è diffusamente una delle feste più importanti dell’anno, complice anche il periodo in cui si festeggia che in molte zone è sinonimo di clima dolce e temperato.

Il Continente e il Carnevale

Non c’è solo quello maestoso di Rio de Janeiro, come molti erroneamente pensano: ne esistono di variopinti ed originali a partire dalle isole del Caribe fino ad arrivare al Cono Sur. Quello di Barranquilla, una città colombiana non lontana da Cartagéna de Indias, è particolarmente vistoso e caratteristico. Le culture dei diversi gruppi umani che arrivarono sulle sue coste con il trascorrere del tempo crearono nuove espressioni che ormai formano parte dell’identità della città, il cui Carnevale è l’espressione popolare più significativa. Una festa in cui tutti diventano protagonisti: così come succede nelle danze africane, il ballerino è anche spettatore e lo spettatore si trasforma in ballerino. La festa venne importata in America dalla Spagna, ne abbiamo tracce già dal XV secolo, e nasce dalla fusione tra le antiche feste pagane e la tradizione cattolica; la prima di cui si ha notizia a Barranquilla risale ad oltre un secolo fa, quando era ancora un paesino, ed è cresciuta sia spazialmente che temporalmente con la città stessa: protagoniste danze come cumbias, porros, mapalés, gaitas, chandés, puyas, fandangos e merecumbés, ritmi provenienti dall’Africa o dall’espressione musicale dei Caraibi, come la salsa e il merengue, oltre ad altri come il vallenato, ed al reggaeton tropicale. La cumbia è il ritmo principale del Carnevale, specialmente nelle sfilate della Batalla de Flores e della Gran Parada, in cui grandi gruppi danzano in coppia, simulando un corteggiamento. Importante è anche il mapalé, che ricalca i movimenti della pesca in cui donna e uomo si muovono contraendo l’addome. Gli ingredienti che compongono il carnevale sono dunque danza, musica, artigianato e maschere, la sua caratteristica principale è l’essere indigeno, bianco e nero, ed anche mulatto, zambo, meticcio. In una parola pluriculturale: le danze e la musica sono espressione di tutti i popoli che compongono il Caribe colombiano, la conflueza di correnti venute dal fiume Magdalena, dal Mar Caribe, scese dalla Sierra, o arrivate dalla savana. Questa diversità si raggrupa in sette grandi blocchi espressivi: Danzas tradicionales, tipiche del folklore del Caribe; Danzas de Relación, che includono anche versi di presentazione; Danzas Especiales, coreografie con argomento propio; Comparsas, ovvero improvvisazioni di ballo e coreografia; Comedias, cioè teatro popolare di tradizione orale; Letanías, gruppi di tradizione orale che recitano versi con un solista e un coro; infine i Disfraces, maschere individuali o collettive alla base del Carnevale, quelle più tradizionali sono: marimonda, el garabato, el congo, el torito ed el monocuco, quest’ultimo di origine europea. Nel  1903 si organizza la prima Batalla de Flores, per celebrare la fine della Guerra de los Mil Días. A partire dal 1974 si ripropone una trazione che era andata perduta: la Guacherna, sfilate con cumbia e tamburi notturni che allietano i vari quartieri della città. Nel 2003 la festa viene dichiarata “Obra Maestra del Patrimonio Oral e Intangible de la Humanidad” dall’Unesco. Il martedì grasso, come chiusura si effettua el  entierro de Joselito Carnaval, personaggio che simboleggia la festa, l’ultimo giorno stanco e ubriaco, che resusciterà l’anno seguente. Vi è venuta voglia di un giro sulla costa colombiana a febbraio prossimo?



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