Il contrabbandiere di tabacco

Creato il 01 novembre 2011 da Libereditor

Alla fine di una settimana, malgrado fosse riuscito a portare i suoi diecimila foglie secche, il contrabbandiere di tabacco aveva perso cinque chili del proprio peso.
Aveva il volto scarno, i lineamenti tirati. Tutta l’elasticità gli era sparita dal corpo e dalla mente. Aveva ventisette anni, ma non camminava più: avanzava a fatica, lentamente.
Nel viaggio di ritorno, marciando senza carico, i suoi piedi si trascinavano quasi allo stesso modo di quando portava tutto il peso sulle spalle.
Era diventato un animale da fatica. Mentre mangiava si addormentava, aveva il sonno pesante e quando si svegliava gridava dal dolore per i crampi alle gambe. Camminava con le piante dei piedi coperte di bolle, che però erano meno dolorose delle contusioni ai piedi che si procurava sulle rocce arrotondate del Brenta attraverso cui la pista conduceva per due chilometri.
Si lavava il viso una volta il giorno. Le sue unghie erano lacere e spezzate e le spalle erano segnate in profondità dalle cinghie.
Una difficoltà che in principio quasi lo annientò fu quella del cibo. Il lavoro eccessivo domandava un nutrimento straordinario e il suo stomaco non era abituato alle grandi quantità di lardo e di fagioli che mangiava.
Per quanto s’affaticasse, però, il lavoro cresceva. La pista diventava sempre più aspra, i carichi più pesanti e ogni giorno vedeva la linea delle nevi scendere giù in basso lungo i fianchi delle montagne.


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