Da una recente ricerca, emerge che le donne italiane non vivrebbero una sessualità felice e in funzione della propria soddisfazione ma la vivrebbero come un obbligo. Come vivere una sessualità serena se la nostra società lo impedisce?
Migliaia sono le costruzioni sociali attorno alla sessualità femminile. Una donna in Italia per apparire “per bene” non deve mostrare apertamente i suoi bisogni. Parlare con un partner diventa più difficile poichè la nostra società mantiene ancora una rigida divisione tra sante (le mogli) e puttane (le altre).
La pubblicità che ho allegato è il chiaro esempio di come la nostra cultura rappresenta la sessualità femminile: in maniera stereotipata, come se le donne non avessero desideri e come se fosse più corretto che il corpo femminile fosse “concesso” in cambio di qualcosa che non è il piacere di un orgasmo (ajnzi a dirla tutta molti sono convinti che le donne non abbiano un orgasmo per fattori biologici).
Anche se i “modelli” sono due simpatici insetti, è chiara l’antropomorfizzazione dei due animaletti, tanto che lo Iap ha accolto la segnalazione, chiedendo il ritiro immediato della campagna, in quanto lesiva alla dignità femminile.
Il Presidente del Comitato di Controllo, visto il messaggio
pubblicitario “Garedan Mobili. Chissà se ora mi porterà a comprare la cucina
alla Garedan mobili?”, rilevato su affissioni mobili nel mese di settembre 2011,
ritiene lo stesso manifestamente contrario agli artt. 1 – Lealtà della
comunicazione commerciale – e 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e
dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione
Commerciale.
Il messaggio pubblicitario mostra due scarafaggi rossi in fase
di accoppiamento, mentre una nuvoletta stile fumetto raccoglie il pensiero della
femmina: “Chissà se ora mi porterà a comprare la cucina alla Garedan
mobili?”.
Ad avviso dell’organo di controllo il messaggio, che attribuisce
agli insetti caratteristiche umanizzanti, costituisce una volgare e offensiva
rappresentazione della figura femminile in violazione dell’art. 10 del Codice.
Il claim veicola infatti una rappresentazione volgare e offensiva che non
lascia spazio all’immaginazione riguardo al suo significato svilente delle
relazioni interpersonali, ridotte a puro fine strumentale per raggiungere altri
scopi. Null’altro sembra giustificare la scelta creativa se non l’intento di
raggiungere il maggior impatto possibile presso i destinatari della
comunicazione; configurando altresì il contrasto del messaggio con l’art. 1 del
Codice, essendo lo stesso idoneo a provocare discredito sulla comunicazione
pubblicitaria considerata nel suo complesso.
Questa pubblicità riassume come la sessualità femminile viene percepita in Italianistan. La nostra sessualità è sottoposta costantemente a controllo nonostante la rivoluzione sessuale abbia coinvolto anche il nostro Paese. Cosa intendo per controllo?
- La continua mercificazione del corpo femminile da parte dei mezzi di comunicazione. Anche questa è una forma di controllo.
- Pregiudizi e tabù che continuano a resistere sul corpo femminile. Vi ricordate la storia del punto G? Anche questa è una forma controllo in quanto ancora oggi la sessualità femminile viene concepita come strumentale o secondaria a quella maschile.
- Luoghi comuni sul sesso che continuano a relegare uomini e donne all’interno di ruoli prestabiliti. C’è la donna “preda” posta in una posizione subalterna all’uomo “cacciatore”. In questo caso la sesusalità diventa un atto da palcoscenico, bisogna recitare, sembra assurdo ma non è poi così strano se una donna recita pure un orgasmo se la società ti impone di recitare una parte prestabilita come al teatro. C’è la divisione tra “sante” e “puttane” , madri e amanti e così via. C’è un trattamento impari tra uomo e donna, dove alle bambine viene insegnato che la promiscuità è peccato e ai bambini che la promiscuità è simbolo di virilità, malgrado il sesso si faccia in due!
- C’è un alto tasso di violenze sessuali e molestie, subite sopratutto da donne legittimate da una cultura dello stupro che si trova nelle barzellette o nel linguagio comune che criminalizzano le vittime e assolvono i colpevoli. Anche questo è controllo del corpo femminile.
- C’è la demonizzazione della prostituzione, la caccia alle donne che scelgono di prostituirsi vengono discriminate e ostracizzate ancora oggi.
- C’è lo sfruttamento della prostituzione, dove donne e sopratuto ragazzine vengono costrette a vendere il proprio corpo in modo coercitivo e nessuna legge volta a contrastare. Spesso sono le vittime a passare per colpevoli e arrestate.
- C’è una “lobby intera”e un potere ecclesiastico maschio che controlla il corpo femminile, limitando il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza e impedendo la diffusione libera degli anticoncezionali (compresa l’educazione sessuale).
Bene, vorrei concentrarmi sull’ultimo punto. Pochi giorni fa esce un farmaco che negli altri Paesi è presente già da due anni. Si chiama “Pillola dei cinque giorni dopo” perchè la puoi prendere anche dopo cinque giorni in caso che tu abbia avuto rapporti sessuali a rischio laddove la pillola del giorno dopo non è più efficace.
Questa pillola che è un anticoncezionale di emergenza viene ammessa in Italia con delle limitazioni. Non solo devi fare un test di gravidanza ma costa pure 35 euro! Questo perchè nel nostro Paese la classificano come una pillola abortiva alla pari della RU486 introdotta nel nostro Paese vent’anni di ritardo e pure con ostacoli da parte del governo.
La limitazione che nel nostro Paese subiscono gli anticoncezionali è simbolo di un’arretratezza culturale che vede una sessualità femminile relegata al dovere della riproduzione.
Facciamo un esempio: Tu donna hai paura di essere rimasta incinta e vai in farmacia per chiedere la pillola del giorno dopo. Non te la danno perchè ci vuole la ricetta come per tutti gli anticoncezionali femminili. In nessun Paese del mondo ti chiedono la ricetta medica per darti un farmaco contracettivo e in molti Paesi del mondo inoltre le “pillole” sono mutuabili, ossia non te le fanno nemmeno pagare perchè il sesso viene percepito come un diritto della donna. Qui a meno che non dichiari di usarla non per proteggerti dai rapporti ma a scopo curativo non ti danno nulla, ma anche in quel caso ci vuole certificato medico. Il medico è in vacanza e passa più di un giorno. Dopodichè hai bisogno della pillola dei cinque giorni dopo. La farmacia ti dice che ci vuole un test di gravidanza. Si potrà prendere solo dietro prescrizione medica rilasciata se la paziente avrà presentato un test di gravidanza negativo! Quanto tempo si perde ne frattempo? Quanti soldi si spendono? Ti fanno il test di gravidanza e magari risulti non gravida per errore e non ti danno la pillola, tu nel frattempo resti incinta e sei fregata. Inoltre il farmaco è di fascia C, in poche parole lo paghi tutto tu al costo di 35 euro (70.000 lire!).
In nessun Paese del mondo avviene un controllo simile del corpo femminile, qui la sessualità femminile o è un lusso o è vietata per legge. Io ad esempio per anni ho chiesto al medico se ci fossero dei contraccettivi mutuabili e mi ha sempre risposto che ci sono quelli di prima e seconda generazione e me li sconsigliava per la mia giovanissima età perchè sono un suicidio di ormoni.
Ho avuto esperienze anche io e anni fa mi sono trovata a dover comprare la pillola del giorno dopo per un rapporto a rischio. La farmacista mi ha spedita dal medico per la ricetta. Per fortuna non l’ho trovato in ferie anche se era agosto e mi ha fatto la ricetta. Sono andata in farmacia con la convinzione che non me la facessero pagare e che comunque costasse massimo 5 euro. La farmacista mi presenta il conto: quindici euro di farmaco!
Torno a casa dopo aver fatto una figura di cacca e prendo i soldi. Torno in farmacia con il fiatone e compro il farmaco. In poche parole un rapporto sessuale mi è costato 15 euro, il rischio di una gravidanza indesiderata e il rischio di restare ragazza-madre dato che si trattava di un rapporto occasionale.
Raramente prendo la pillola contracettiva non perchè sono ignorante in materia sessuale. Per fortuna mi sono informata tramite internet visto che in Italia nelle scuole l’educazione sessuale è vietata e all’ora di catechismo l’insegnante ti fa lezioni lunghe di boicottaggio della contraccezione. Non so se nella vostra scuola vi è mai capitato, da me sì.
La pillola per me giovane disoccupata rappresenta un costo mensile elevatissimo. Non vi dico il rischio che corriamo ogni volta che consumiamo rapporti sessuali. Come me molte coppie non usano contraccetttivi, alcune per ignoranza altre proprio perchè la contraccezione non è facilmente accessibile, prima per quanto riguarda i costi e secondo per quanto riguarda le stressanti file dal medico di famiglia o ginecologo.
Io sono convinta che la campagna anti-abortista fosse una copertura, perchè se ci pensassero si potrebbe evitare un aborto diffondendo la contraccezione in modo gratuito e una corretta educazione sessuale (anche per arginare il rischio AIDS). Invece no, perchè la paura della Chiesa e della nostra società sono i rapporti prematrimoniali e i rapporti sessuali consumati al di fuori dello scopo di avere un figlio e ci rimettiamo sempre noi donne perchè la contraccezione viene ancora considerata compito della donna e spesso alcuni uomini non si assumono la responsabilità in caso di gravidanza.
Spero in una rivoluzione sessuale che non consista solo nella rivendicazione dell’amore libero ma di una rivoluzione incentrata sulla rivendicazione della libertà sessuale di una donna che va dalla contraccezione libera e gratuita, dall’educazione sessuale nelle scuole, dalla tutela della 194. Spero che succede in un Paese dove ancora vigono ipocrisie e ingiustizie.
Mary