Tempo fa ho letto da qualche parte che
qualunque attività umana finalizzata al raggiungimento di un obiettivo comporta una funzione di controllo, più o meno consapevole.
Ricordo che l’articolo si soffermava, in particolare, sull’importanza del controllo nelle aziende.
Certamente il controllo è importante a livello individuale, quando prendiamo delle decisioni, per comprendere se
le nostre energie e i nostri sforzi sono serviti a raggiungere il risultato sperato.
Che dire allora dell’importanza del controllo nelle aziende che, in fondo, sono composte da diversi individui che ogni giorno decidono e agiscono in sinergia per raggiungere un obiettivo comune?
Eppure, secondo un’indagine effettuata da Salone d’Impresa nel 2007, è emerso che
solo il 18% delle PMI del Nord Est è pienamente soddisfatto del sistema di controllo adottato.
E’ vero, da quest’indagine sono passati ormai cinque anni, ma dubito che i risultati nel tempo siano molto cambiati.
La verità è che nelle PMI il controllo spesso è “affidato all’occhio del padrone”, ed è svolto in maniera intuitiva, basandosi più su sensazioni che su dati reali.
Come ha affermato Maurizio Bortali nel libro “Misurare l’orlo del caos” (di cui vi ho già parlato),
l’attenzione delle aziende appare spesso orientata maggiormente al passato e al presente piuttosto che al futuro, anche se emerge una crescente sensibilità verso i processi di pianificazione e controllo.
In particolare, dai risultati dell’analisi emerge che, anche per le PMI, è sentita l’esigenza di cogestire, oltre agli indicatori economici, anche quelli di natura finanziaria legati ai processi aziendali (clienti, magazzino, fornitori), anche affiancando all’analisi dei dati quantitativi quella legata agli obiettivi qualitativi e di sviluppo.