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Sarah Scazzi è morta ammazzata e violata, spinta nel vano cieco di un pozzo in aperta campagna, ricoperta da pietre e acqua.
Ha pagato con la vita il suo coraggio.
Era giovane, aveva solo 15 anni, eppure ha dimostrato di avere forza e carattere. Non le piaceva la vita di quel paesino del Sud Italia, Avetrana. Sognava di andare lontano, magari al Nord, a fare una vita migliore. Ambiva alla libertà.
Per oltre un mese la cronaca si è occupata della misteriosa scomparsa di questa ragazza bionda, dal volto angelico. Una vita nascosta - falsa - è stata portata a galla, sospinta da congetture e fantasie mediatiche. Cercava comprensione Sarah, e invece le hanno cucito addosso l'abito della ribelle in cerca di evasione. Fidanzati misteriosi, piani di fuga, auto sospette, badanti ambigue, una madre che non piangeva.
La televisione ha offerto il macabro spettacolo dell'ignoranza.
Oggi si scopre che Sarah nascondeva soltanto il peso di un abuso.
Poco importa che si trattasse di avances, che non ci fosse stata violenza sessuale. La vita di Sarah, 15 anni appena, era segnata dall'ombra opprimente di un uomo che la voleva fare sua, con la forza. Un uomo molto più grande di lei che la voleva piegare ai suoi istinti animali.
Sarah è stata coraggiosa. Ha detto no a quelle attenzioni morbose, rifiutando di cedere il suo corpo ad un atto perverso e immorale. Sarah ha lottato per difendere la sua giovinezza. Sarah ha avuto rispetto per se stessa, fino a morirne.
Aveva cercato di parlare con la cugina di questa situazione, ma, come spesso accade, non era stata creduta.
Gli antichi retaggi di un passato ignorante permettono che venga perpetrato ancora oggi l'atto di sottomissione della donna. Un padre, un marito, uno zio, un cugino. L'ignoranza, la furia cieca, il diniego del rispetto.
La storia di Sarah purtroppo non è isolata. Nonostante il passare del tempo e l'evolversi della società civile, l'usanza di abusare delle donne di famiglia non è scomparsa. Diminuita, forse.
Sarah è l'emblema di tutte quelle bambine, o poco più che bambine, che vengono immolate all'altare della profanazione.
Un corpo acerbo, non del tutto fiorito, risveglia nell'uomo gli istinti più bassi. Solo condannando apertamente e punendo chi si macchia di un'infamia tanto grave si può sperare di combattere la violenza in famiglia.
Sarah ha pagato invano un prezzo troppo alto per il suo coraggio. Il rispetto per se stessa le è stato strappato via dalla barbarie dello zio che ha violentato il suo giovane corpo privo di vita.
Barbara Greggio
COMMENTI (1)
Inviato il 14 ottobre a 16:49
mi dispiace eri 1 bellissima ragazza.tvb