Il corpo del Duce nelle sale

Creato il 03 luglio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

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Dopo aver impressionato il Festival di Torino, arrivano sul grande schermo le inedite immagini del cadavere di Mussolini: si tratta di un documentario dal titolo “Il corpo del Duce” realizzato da Fabrizio Laurenti, sceneggiatore romano conosciuto anche con lo pseudonimo di Martin Newlin. L’opera è basata sull’omonimo saggio dello storico e professore universitario Sergio Luzzatto, pubblicato da Einaudi nel ‘98. La distribuzione della pellicola, prodotta da Cinecittà Luce,  ha avuto inizio proprio oggi.

La fucilazione di Mussolini avvenne il 28 aprile 1945; il dittatore di Predappio, che nei giorni precedenti l’esecuzione si rifugiava a Dongo, trovò la morte accanto all’amante Clara Petacci a Giulino di Mezzegra, paesino in provincia di Como, in corrispondenza del muretto del cancello di Villa Belmonte. I tempi e i modi dell’esecuzione (rivendicata poi dal CLNAI) furono piuttosto rapidi, per via della volontà di evitare interferenze da parte degli Alleati, che avrebbero invece preferito catturare il Duce per poterlo processare di fronte ad una corte internazionale.

Nel documentario di Laurenti l’elemento centrale è il corpo, o meglio la parabola di un corpo, dapprima esaltato (anche e soprattutto a livello propagandistico) e poi esposto come emblema del giusto contrappasso, del meritato oltraggio. È immediato il collegamento con le macabre immagini dell’esposizione di Piazzale Loreto: Bombacci, il Duce, Claretta, Pavolini e Storace. Un’esibizione che aveva del nefasto, ma anche a tratti qualcosa di purificatore; una kermesse di immagini strazianti che oggi può essere nuovamente osservata, compresa, giudicata.

Nel film “Il corpo della Duce” si parla di questo “corpo ostentato”, che nelle idee dell’autore non solo avrebbe fatto emergere una sorta di latente omosessualità degli italiani, ma che mostrerebbe anche l’archetipo – meglio forse parlare di stereotipo – del capopopolo, grazie alla massiccia fisicità, a differenza del “capo sciamano” che fu invece Hitler. Dopo l’analisi del culto del corpo del dittatore, Laurenti introduce lo spettatore alle vicissitudini della salma nel dopoguerra.

Articolo di Matteo Tamborrino


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