Un anziano signore sessantacinquenne vedovo e ricco vive in una grande casa in cui si è praticamente isolato dopo la morte della moglie.
Ad accudire le faccende domestiche è una donna filippina, che un giorno però si licenzia avendo avuto un’offerta di lavoro migliore.
Ernesto, questo il nome dell’uomo, per qualche giorno temporeggia.
Tutto sommato, Ernesto vive la sua condizione di lupo solitario senza grosse attese e senza grossi sussulti, lavorando ad una sceneggiatura cinematografica (il suo vecchio lavoro) sulla vita di Santa Teresa d’Avila.
E’ un’esistenza che sembrerebbe grigia, la sua; i gesti sono abitudinari, le sue riflessioni, che ascoltiamo ad alta voce mentre scorrono le immagini del quotidiano dell’uomo appartengono alla mente di una persona che sembra aver perso tutti gli stimoli vitali.
“Da quando sono rimasto vedovo una decina di anni fa, il sesso non ha più alcu rilievo nella mia vita“, racconta Ernesto, quasi a simboleggiare un’esistenza preordinata e avviata al tramonto senza più illusioni.
Ma le cose possono non essere immutabili.
Ernesto lo scopre il giorno in cui assume una nuova cameriera, che lavora nello stesso condominio di villette in cui abita lui.
Luana, la ragazza che accetta il lavoro, è una donna solare e dal sorriso perennemente stampato sul bel volto.
E’ anche una ragazza di estrazione popolare, con una sessualità libera e prorompente.
Ernesto lo scopre il giorno in cui la vede passeggiare con il grembiule da lavoro e seminuda per la casa; “Non c’è dubbio che è la disinvoltura che colpisce in lei“, dice sinteticamente Ernesto.
L’atteggiamento della ragazza muta nei giorni successivi.
All’improvviso si presenta nuda davanti ad Ernesto, dando inizio così ad un sottile gioco erotico che coinvolgerà entrambi in maniera esponenziale.
“Mi si offrì così con una specie di innocente impudicizia“, racconta Ernesto, che da quel momento inizia a fissare in un diario quasi giornaliero le sue impressioni e i suoi pensieri, quasi alla ricerca di una forma concreta che mantenga vivo il ricordo di quello che accade e che accadrà.
Il gioco delle parti si prolunga per un pò, con Ernesto che diventa quasi succube della bella Luana, che dal canto suo mostra una spregiudicatezza allo stesso tempo innocente e maliziosa.
Se dapprima la donna mantiene un rapporto con il maturo uomo su un aspetto puramente contemplativo e voyeuristico, alla fine cede il suo corpo all’amante, che da quel momento sembra riacquistare interesse anche per la vita.
Ma Luana è giovane ed esuberante e non ha certo intenzione di legarsi in maniera esclusiva; così racconta al sempre più turbato Ernesto le sue avventure sessuali con altri uomini o con una sua amante, che arriva a portare in casa di Ernesto.
L’uomo prende a considerare Luana come una cosa sua, dimenticando sia l’atteggiamento indipendente della ragazza, sia l’enorme differenza di età.
Nel frattempo il gioco erotico tra i due diventa sempre più passionale e coinvolgente, sopratutto per Ernesto.
Una sensuale ( e bravissima) Raffaella Ponzo è Luana
Al punto che l’uomo decide di concedersi una vacanza con lei ad Ischia, durante la quale spera di poter coinvolgere la ragazza in un’esperienza di coabitazione, pensando così di poterla avere solo per se.
Ma Luana riprende a comportarsi come sempre, un pò si nega un pò si concede, lasciando in pratica Ernesto in preda ai dubbi.
“Io vado a letto con Giorgio perchè è carino con papà, ma con te non lo faccio per interesse. Allora perchè ti lamenti?“
E’ la frase rivelatrice della personalità di Luana, donna libera e senza tabù, per cui il sesso è solamente un gioco senza pregiudizi morali.
Ernesto vorrebbe di più, vagheggia un’impossibile convivenza.
Al ritorno da Ischia tra la coppia non c’è più armonia; Luana appare fredda e distante mentre Ernesto è deluso da come sono andate le cose e sopratutto dalla scoperta, amara, di non poter assolutamente piegare la ragazza e di non poterne frenare la sensualità spontanea e prorompente.
Così Luana esce dalla vita di Ernesto che riprende la vita di un tempo.
Scandita da giornate monotone e dall’interruzione del diario, quasi che la sua esistenzae le annotazioni giornaliere dipendessero unicamente dalla presenza della ragazza.
Due anni e mezzo dopo, Ernesto incontra casualmente per strada Luana.
Affettuosa come sempre, la ragazza che ha con se la bimba nata dal matrimonio avvenuto un anno prima con un coetaneo, racconta ad Ernesto la semplicità della sua vita e le difficoltà di andare avanti.
A quel punto l’uomo chiede a Luana di incontrarla qualche giorno più tardi; Ernesto ha nel frattempo avuto due infarti e sa che il terzo potrebbe essergli fatale, così prende una decisione probabilmente meditata da tempo.
Davanti ad un notaio, cede la nuda proprietà della sua villa e consegna alla donna un assegno da duecento milioni, raccomandandole di non vendere alla sua morte per meno di 5 miliardi la villa.
Commossa e in lacrime, Luana accetta quel segno di affetto e stima e si allontana.
Lo stesso fa Ernesto, con il cuore più leggero.
Il corpo dell’anima, diretto da Salvatore Piscicelli, che firma anche la sceneggiatura con Carla Apuzzo, è un rigoroso e lineare film sulla condizione umana, sulla solitudine, sull’amore, sulla sessualità e su molto altro ancora. Un film poco capito, sia dal pubblico che dalla critica e ingiustamente dimenticato.
Chiunque provi a leggere le recensioni del film, scoprirà che nei titoli di testa che presentano il cast artistico e tecnico oltre ad un sunto della trama compare la dizione del genere come erotico.
Nulla di più lontano dal vero.
L’elemento erotico del film è finalizzato unicamente alla descrizione del rapporto sensuale che si stabilisce fra il maturo Ernesto e la prorompente e giovane Luana; cosa può avvicinare due culture così diverse, due generazioni separate da un abisso temporale di oltre quarant’anni se non un elemento comune a tutte le età, ossia il sesso?
Una sessualità che i due protagonisti vivono in maniera totalmente difforme.
Mentre Ernesto è ormai in una fase della vita dove il sesso è fatto di ricordi, nemmeno molto interessanti (come dice il protagonista), per Luana è un elemento essenziale della vita. La sua è una sessualità libera e spontanea, istintiva ai confini dell’animalesco.
Non esistono tabù e la ragazza lo dimostra coinvolgendo il maturo amante in vari giochi erotici.
Che però non hanno nulla di morboso ma sono solo espressione di una vitalità generosa, istintiva.
Piscitelli indaga sul solitario Ernesto descrivendone la vita piatta prima del ciclone Luana, il suo tentativo (a tratti patetico) di dominare una forza della natura come Luana.
Un legame impossibile che tuttavia durerà nel tempo, nonostante i due si separino e prendano strade diverse nella vita.
Il finale riavvicina due mondi antitetici, stabilendo una comunione che è la cosa migliore del film, un messaggio di speranza e d’amore, un amore che valica i confini dell’età e della condizione sociale.
La MDP di Priscitelli indugia spesso sui dettagli; la casa di Ernesto, le sue piccole manie e infine la sua ossessione, finalemente scoperta per il voluttuoso corpo di Luana.
L’uomo torna alla vita grazie all’elemento che dona la vita, la sessualità; un gesto d’amore che permette l’esistenza e che si trasforma, per l’uomo, in una nuova linfa proprio quando tutto sembrava avviato ad un triste e solitario declino.
Il regista campano, autore di ottimi film come Immacolata e Concetta, l’altra gelosia e Le occasioni di Rosa film un’opera importante e affascinante.
Per il ruolo difficile di Ernesto chiama Roberto Herlitzka, attore preparato e serio, che nella sua carriera ha intepretato quasi sempre film d’autore, senza concessioni al commerciale; l’attore torinese lo ripaga con una splendida recitazione senza cedimenti e punti deboli.
La vera sorpresa è Raffaella Ponzo, solare e prosperosa, un corpo voluttuoso abbellito da un volto sensuale e sorridente.
L’attrice romana purtroppo mal sfruttata in seguito, riesce a rendere con estremo realismo il personaggio sensuale e spontaneo di Luana regalando al pubblico anche la visione di un fisico mozzafiato.
Brevi parti anche per Ennio Fantastichini che interpreta il personaggio di Mauro, l’uomo che affida la sceneggiatura della biografia di Santa Teresa D’Avila e per Sabina Vannucchi che interpreta Gemma, nipote di Ernesto.
Belle le musiche e non potrebbe essere altrimenti visto che si tratta di una selezione di musicisti del calibro di Brahms,Mozart, Chopin, Bizet, Debussy,Ravel.
Un film da vedere assolutamente.
Il corpo dell’anima
Un film di Salvatore Piscicelli. Con Ennio Fantastichini, Roberto Herlitzka, Sabina Vannucchi, Raffaella Ponzo,Gianluigi Pizzetti
Drammatico, durata 105 min. – Italia 1998.
Raffaella Ponzo … Luana
Roberto Herlitzka … Ernesto
Ennio Fantastichini … Mauro
Gianluigi Pizzetti … Sandro
Sabina Vannucchi … Gemma
Regia: Salvatore Piscicelli
Sceneggiatura: Salvatore Piscicelli e Carla Apuzzo
Produzione: Enzo Gallo
Direzione fotografia: Saverio Guarna