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Il corpo esprime

Creato il 16 luglio 2013 da Scarabocchiarte @scarabocchiarte
Aveva 13 anni nel 1972, quando ricevette in regalo dal suo papà, la sua prima macchina fotografica e si fece il primo autoscatto. Francesca Woodman sapeva già cosa chiedere alla macchina fotografica aveva osservato tante volte l'evolversi di un'opera d'arte. La sua era una famiglia di artisti, Papà George, pittore e fotografo, la mamma Betty, grande ceramista.Trascorse i mesi estivi della sua infanzia in Italia, a Firenze, dove ebbe modo di trovarsi faccia a faccia con l'armonia dei corpi delle sculture di Piazza Signoria, col Giuditta e Oloferne di Donatello, col David di Michelangelo, il Perseo di Benvenuto Cellini, l 'Ercole  di Bondinelli. Qui ebbe modo di capire che il corpo esprime! Forse furono proprio queste estati a ispirare le foto di Francesca. Si è formata a Roma, ai corsi europei della RISD e frequentò l'ambiente della transavanguardia italiana. La sua Arte non è contestualizzabile nell'Arte di quel tempo, i suoi riferimenti culturali arrivano all'epoca Vittoriana. Fin da bambina ha avuto una sorta di attrazione per gli abiti, gli accessori, i costumi, nelle sue foto c'è una teatralità drammatica della scena, la sua era una ricerca costante dello scatto perfetto. A volte i suoi amici la trovavano nuda e infreddolita che attendeva la luce perfetta per effettuare lo scatto. Nel 1978 ha già inaugurato la sua prima mostra, è già un'artista matura e determinata. Negli anni '80 Francesca inizia a costruire i suoi primi set. Si serve di edifici abbandonati, cantine e in queste foto il suo corpo appare come elemento architettonico, perde la sua umanità.

aveva la capacità di fondere il proprio corpo con l'ambiente circostante, utilizzandolo come oggetto di scena, il viso viene reso irriconoscibile o cancellato dal movimento. Il corpo usato come uno spettro quasi evanescente o come presenza incombente a occupare tutta l'attenzione, quasi come figura scomoda, che stona, come elemento di disturbo dell'armonia scenica.

Francesca Woodman

Oggetto-soggetto delle sue foto è sempre lei, raramente aveva coinvolto altre figure, qualche amica che si era prestata a farle da modella. Come abbiamo già detto, aveva la capacità di fondere il proprio corpo con l'ambiente circostante, utilizzandolo come oggetto di scena, il viso viene reso irriconoscibile o cancellato dal movimento. Il corpo usato come uno spettro quasi evanescente o come presenza incombente a occupare tutta l'attenzione, quasi come figura scomoda, che stona, come elemento di disturbo dell'armonia scenica.Nel gennaio del 1981, anno della sua morte , ha pubblicato la sua prima e unica collezione di fotografie dal titolo "SOME DISORDERED INTERIOR GEOMETRIES" (Alcune disordinate geometrie interiori), dopo pochi giorni si suicidò, gettandosi da un palazzo di New York. Le sue fotografie vengono ancora esposte in tutto il mondo. Scott Willis ha girato un documentario intitolato "The Woodmans", premiato nel 2010 con il Best New York Documentary al Tribeca Film Festival. Attraverso il racconto dei genitori, viene fuori un ritratto di Francesca tenero e semplice. Nel documentario scopriamo la visione lucida del papà artista "Voleva provocare e lo faceva semplicemente, rappresentando la sua natura" racconta il padre, "ogni sua foto era un' opera teatrale, una messa in scena che funzionava."Infatti Francesca aveva negli ultimi tempi del suo lavoro, preso l'abitudine di filmarsi mentre componeva la foto e ha lasciato alcuni video, attraverso i quali si capisce come concepiva l'immagine che voleva rendere, come costruiva la scenografia. Si vede che , anche quando viene fuori un' immagine intensa, cupa, lei l'aveva scattata con divertimento e non con tormento. Cade l'idea di una Francesca tormentata da demoni che l'avrebbero spinta al suicidio.
I suoi lavori in bianco e nero, fatti di giochi di luce malinconica, di corpi nudi e poetici, vengono ancora esposti in tutto il mondo, Francesca è capace di suscitare ancora poesia.  

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