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Il corpo sa pensare

Creato il 23 settembre 2011 da Patriziacaffiero

pazienza

Uno due tre. Lascia pensare soltanto le mani, l'incavo del gomito.
Due piatti piani, due piani concavi.
Lavoro di cucina, santo lavoro di riordino. Mi sento molto meglio. Affetto le melanzane, uno due tre, quattro, cinque fette rosa, le lascio esposte e nude sul tagliere.

Lascia che agiscano il bacino, la curva della vita, l'interno cosce, il palato, la collana dei denti. Lascia che le palpebre consumino il loro vino.
Che le lenzuola imitino l'amante invisibile e ti foderino il freddo del cuore, il caldo dei polpastrelli, la sferzata delle sopracciglia che non hanno mai ragione, loro vogliono sempre fare, loro vogliono sempre andare, incitano perennemente alla fuga abbandonando gli organi interni al buio nella notte buia delle fragole di bosco, dei baci ripetuti, delle promesse non desiderate, quando si celebrava il qui, l'adesso, il maipiù.

Quanto durerà questo cilicio?

Chi perdonerà un dolore infinito come la sabbia? Dolore che si trasforma in drago, drago che abbatte il cavaliere soltanto con il pensiero, con la risata amara?

Non farsi salvare: parola chiave.

Come fermare la caduta, rastrello, ali, paracadute, tramonto spersonalizzato, dita fatate, quanto poterò ancora dell'ossatura fredda degli amici, dei parenti, delle voci sacre, dell'amore per confezionare questo vigneto fitto di monete d'oro?

Hanno dimenticato un cadavere sotto il ghiacciaio.
Esiste una carrozzina scordata nello sprofondo del mare.
Qualcuno si è dimenticato di sé, nella deriva dei secoli.
Ne arriveranno ancora. Partiranno.

(Tutto questo non è verità. Tutto questo non è menzogna)

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