Fu proprio il culto di Amen/Amon che i cosiddetti “ammoniti” (b’nei Ammon) seguivano. Ed essi, gli ammoniti, tanto detestati dal clero del tempio ebraico post-riforma, furono i veri continuatori del culto mosaico originario, come del resto i beniamiti ed i moabiti. I sacerdoti del tempio ebraico chiamavano il Dio degli ebrei “YAHWEH”. In realtà si tratta solo di una “escamotage”, in quanto essi non fecero altro che “vocalizzare” il celebre tetragramma: Y H W H ! Per la verità questo “strano” nome/verbo, non fu l’invenzione del clero ebraico del Tempio, ma fu una diretta eredità del culto mosaico ! Ai tempi di Mosè, AMON/AMEN/YHWH in Egitto aveva, come qualunque dio che si rispetti, una compagna o “paredra”. Si trattava della dea MUT. Alla coppia AMEN/YHWH – ASHERAT gli antichi israeliti si riferivano con il termine “Elohim“, “gli Dei”. Quanto era stato già intuito da lungo tempo dagli esperti esegeti è stato definitivamente provato dalle recenti scoperte archeologiche che hanno riportato alla luce antichissime lastre di pietra, con su riportato: “A YAHWEH ED ALLA SUA COMPAGNA ASHERAT” !.. A seguito della riforma del culto ebraico, apportata prima dalla coppia Giosia-Helkijah e, un paio di secoli dopo, perfezionata dall’altra coppia Neemia-Ezdra, tutti i culti presenti allora in Giudea e nelle aree ad essa associate, vennero spazzati via, tranne quello di Yahweh, a cui venne “strappata” la legittima consorte Asherat, (che sancì il trionfo del maschilismo cultuale ?) Ovviamente non tutti si piegarono a tale riforma e nelle aree non soggette alla giurisdizione giudaica (Samaria e Galiela) i vari culti continuarono a coesistere, malgrado il “giro di vite” che si era voluto imprimere (per esigenze politiche più che teologiche) in Giudea ! Dunque, i Nazareni, sebbene fossero anch’essi un popolo del “libro”, cioè la Torah (quella loro, cioè quella che essi definivano la VERA Legge di Mosè), presentavano però aspetti riconducibili al vecchio mondo politeistico. (essi continuano ad adorare ancora la coppia Yahweh/Asherat, anche se non è noto il nome con cui la dea veniva chiamata ai tempi di Gesù) A causa di questo aspetto “pagano” del culto dei nazareni, i falsari patristi intesero apportare una drastica censura a questa “vergogna” che riguardava direttamente il loro “Dio” incarnato: GESU’/SIMON MAGO ! E’ bene chiarire il fatto che Gesù possa effettivamente aver abitato presso il villaggio di Nazareth (tale infatti era ai tempi evangelici: un piccolo villaggio), ma il nome “nazareno” non gli derivava certamente da ciò !!.. E’ probabile, se non certo, che il villaggio “Nazareth” mutuò tale nome proprio dal fatto di essere abitato da famiglie nazarene ! Riallacciandomi al discorso iniziale, dal momento che quello nazareno era un culto in odore di “paganesimo”, non dovrebbe apparire strano se Gesù, ad un certo punto e per motivi a noi ancora ignoti (1), decise di smettere di essere Gesù il Nazareno ed abbracciare un culto molto diffuso nell’antica Fenicia-Cananea: quello di DIONISO – BACCO ! Per questa nuova “veste”, Gesù il nazareno scelse il nick (soprannome) “SIMON MAGO”. (probabilmente solo SIMONE: mago fu l’attributo che la gente di allora gli dava. Giuseppe Flavio lo cita, appunto, come “Simone”) I seguaci del cosiddetto “Paolo di Tarso” (Saul/Saulus nelle opere di Giuseppe Flavio) fondarono in Antiochia una comunità di seguaci in cui la figura centrale del loro culto era il Cristo “apparso” a Paolo sulla strada di “Damasco”. Dal momento che si affermava che tale “Cristo” venne crocifisso ai tempi di Pilato, risultò evidente che ci si riferiva al capo guerrigliero zelota fatto crocifiggere e il cui corpo venne asportato di notte dalla croce: cosa quest’ultima che ingenerò accidentalmente (forse) la leggenda metropolitana della resurrezione. Questo sfortunato combattente, per il fatto di discendere dalla famiglia degli Asmonei, si dichiarava essere il “messia” degli israeliti e di aspirare legittimamente al trono d’Isarele. Note: Un altro aspetto interessante su cui riflettere è rappresentato dal fatto che dalle registrazioni talmudiche si evincerebbe che egli, quando era ancora un giovane nazareno, soffrisse molto nel sentirsi definire un bastardo (mamzer, in ebraico) o “il figlio della prostituta”. Non è escluso, dunque, che fu per un motivo di rivalsa psicologica che egli decise di percorrere la via del “mago-Dio”, in quanto la cosa lo gratificava particolarmente sul piano esistenziale, ed inoltre doveva procurargli un confortevole introito economico, legato soprattutto alla vendita di oggetti “sacri”.
Gesù – Cristo, CHRISTOS (dal Greco: l’unto, il lucente, il sacro); in realtà questo nome Greco deriva dall’unione di 2 concetti: il primo dei quali è CHRYSOS = questa parola proviene dalla trasmutazione nelle varie lingue di:
1) Orus figlio di Osiri (nome di un “dio, concetto, forza” egizio), Chrosus e Chrysos che anche in Greco significano Oro e che hanno generato le parole Crux (latino), Cruz (spagnolo), Cross (inglese), Crois (francese), Kreuz (tedesco), Croce (italiano) e croce Greca (simbolo di luce)
2) a questa parola, Chrys-Os, è stata introdotta la Croce o TAU (la lettera T) Egizia, Fenicia ed Ebraica segno della morte, della resurrezione e della croce solare luminosa e della scala musicale (sol+la+re); nello stesso nome vi è anche l’abbreviazione di SOle, di eliOS, sole o “divinità, sempre l’idea” della luce, del fuoco ed è anche il prefisso di OSiri.
Il CristOs nella MitoLogia (eTimoLogia) dei cristiani è infatti inchiodato sulla Croce di Legno e tutte le rappresentazioni pittografe lo confermano nei due stati, sofferente e morente sulla croce e risorto nella Luce.
Infatti il CristOs è la Croce o Luce Solare dei pagani, dice infatti anche il vangelo che trasfigurò sulla montagna con Elia e Mosè; viene chiamato anche Agnello, parola che deriva dall’indiano “Agni” il dio/uomo portatore del “Fuoco”, messaggero della divinità, destinato a morire e chiamato anche “signore dei morti”.
Per gli egizi era OSiris, padre della Luce, infatti generò Horo, ciò che è luminoso; egli è anche il dio signore della morte; OsIris risorgeva dopo essere stato messo a morte violentemente e nella iconografia era rappresentato seduto sul trono con nelle due mani rispettivamente il flagello per castigare ed il bastone pastorale come il CristOs nell’Apocalisse.
Per i greci divenne Prometeo, sempre sanguinante e legato alla ROCcia (ROCca); anche nel cristianesimo il CristOs è la ROCcia, la Pietra ANGoLarE (anagramma di Agnel e di Angel, portatore di Luce, Informazione) sulla quale è fondata l’assemblea dei fedeli; nel rituale Ebraico, cessa di essere uomo/dio e fuoco, per divenire il “capro” sostituto o simbolo sempre dell’uomo, che deve essere ucciso (questo per dissacrare l’attaccamento che la maggioranza degli egizi avevano per i “capri” o montoni nella corrente religiosa che li venerava ed idolatrava); oppure nell’agnello “da bruciare sul fuoco” animale espiatorio dei peccati al posto dell’uomo.
Per i latini “Agnus” era anche l’uomo mansueto e tranquillo (vedi l’affinità della parola greca Agnus = Agnello+ Ignis = Fuoco) ed infine per i cristiani riacquista oltre al significato ebraico anche l’antica pagana idea, forma: Dio/Uomo, morente, signore dei morti che con la resurrezione riacquista Luce e fuoco; diviene perciò anche l’agnello mistico immolato “bruciato” per i peccati e risorto a Vita Eterna.
Fate attenzione anche alla parola AGNELlo che anagrammata dà anche Legna o Legno (materiale che brucia con il fuoco), sul quale secondo la MitoLogia cristiana il Gesù Uomo/Dio viene inchiodato per morire e dopo essere entrato nel ventre della terra, “per bruciare” e trasformarsi in CristOs; l’illuminato, il consapevole partecipante.
I concetti della: Luce, fuoco, croce solare, angolo, angelo, legno od agnello ovvero l’Energia/Psiche che diviene “carne” (materia) che si riTrasforma in energia bruciando, trasmutando nel Campo (CEI) per offrirgli la Conoscenza della Luce, prendendo ancor più Coscienza di Sé e dell’Universo, ecco la MetAmorFosi (per Mezzo delle Fasi dell’Amore) del Cristo, il nato Uomo reso Dio Cosciente di Sé, del Creato e dell’Amore che lo mantiene Vivente in eterno nel Campo Psico Elettro Magnetico Informato Universale.
Ecco rivelata la Vera ma Complessa etimologia del processo di MetAmorFasi, nelle Fasi di trasformazione dell’Amore nella forma, che TUTTI i tendenti Cristi (invero tutti gli Uomini quando si rendono Consapevoli di queste Verità) debbono fare in se stessi, per Se stessi e la Manifestazione.
A riconferma di ciò che abbiamo affermato, l’antico nome ebraico di Gesù è stato YASHOUE’ (nome con 5 lettere), cioè il tetragramma (4 lettere) del sacro nome di Dio: YAOUE’ (suono composto solo da vocali), nel quale è stata introdotta la quinta lettera consonante: SH (Schin) simbolo del Fuoco trasformatore.
Ecco quanto afferma Ortensio de Spinetoli, al secolo O. Urbanelli, entrato nell’Ordine dei Cappuccini nel 1949, che per un ventennio ha insegnato Vecchio e Nuovo Testamento nello studio Teologico di Loreto e che nel suo scritto: “La prepotenza delle religioni”, descrive benissimo i concetti che desideriamo far comprendere ai nostri lettori. Ecco la descrizione del personaggio Gesù, visto da questo studioso:
“La fede di Gesù è la stessa dei patriarchi, di Mosè, dei Profeti. L’amore verso Dio è anche per lui il primo dei comandamenti (Matteo 22:37) ma egli non ritiene che la comprensione giudaica della salvezza (teologia biblica) e la celebrazione della fede che si svolge nel tempio di Gerusalemme (religione ebraica) siano le più giuste e sopra tutto siano le uniche. Gesù è un profeta, non un teologo, meno ancora un sacerdote, ma a differenza di quanti lo hanno preceduto non è alle prese con gli idoli che incontra nelle sue peregrinazioni. Non sembra che abbia inveito contro le statue dell’imperatore presenti a Gerusalemme od in altre città palestinesi o contro gli dei fenici o greci che apparivano senz’altro nelle regioni di Tiro, Sidone o della decapoli in cui si è trovato.
Al contrario non considera neanche la Palestina una terra santa e ne oltrepassa i confini non per una crociata religiosa, ma per iniziative umanitarie. Gli uomini sono tutti eguali anche se professano religioni diverse. Sulla linea del Dio di Giona che ha compassione persino dei Niniviti (Giona. 4:11) Gesù cerca di venire incontro alle necessità della gente indipendentemente dalla identità etnica o religiosa.
L’onore di Dio non è la prima cosa che lo assilla. Nel discorso della montagna ricorda che la pace col fratello è più urgente dell’offerta da portare sull’altare (Matteo 5:23-24).
Il tema su cui Gesù ritorna più frequentemente nel corso della sua missione è la “conversione” e l’instaurazione del “regno dei cieli”, il luogo della felicità di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.
Il Dio che Gesù avverte misteriosamente nell’intimo della sua coscienza non è un giudice, ma un “padre” benevolo verso tutti i suoi figli, giusti ed ingiusti, ebrei e pagani, buoni e cattivi (Matteo. 5:43-48), dove si legge: “Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei ?” – si chiede l’apostolo Paolo – “Non lo è anche dei pagani ?” E risponde: “Certo è anche dei pagani !”.
Perché c’è un solo Dio il quale giustificherà per mezzo della fede i circoncisi e giustificherà per mezzo della fede i non circoncisi (Romani 3:29-30). Fra le preoccupazioni di Gesù non vi è quella di arrivare ad una esatta definizione, comprensione del vero Dio, quanto di testimoniare con i propri comportamenti la sua bontà e misericordia incondizionata verso gli uomini (cioè rappresentarlo negli atti quotidiani della Vita).
I giudei ritenevano di essere gli adoratori del vero Dio, ma la stessa cosa pensavano i samaritani. Gesù non si schiera né con gli uni né con gli altri “né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre; “voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei, ma è giunto il momento ed è questo in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito e quelli che l’adorano debbono adorarlo in spirito e verità” (Giovanni 4:21-24)”.
Il presente testo può essere ritenuto fondamentale per una giusta considerazione dell’assolutismo religioso giudaico e cristiano che è un suo derivato. Il mosaismo ortodosso (giudaico) ed il mosaismo eterodosso (samaritano) sono due esperienze che si escludono reciprocamente. Gesù le rifiuta entrambe perché entrambe hanno tentato di assolutizzare la via di accesso a Dio, di monopolizzarne il possesso, attraverso l’uno o l’altro veicolo, il Monte Sion o il Garizim, il tempio di Gerusalemme od un altro edificio sacro a ciò deputato. Sono due forme rispettabili, se si vuole legittime, ma Gesù le trova superate, ormai inutili. Presto infatti annunzierà la fine del tempio (Marco 13) e la lacerazione del velo che nascondeva al pubblico il Santo dei Santi e faceva dello Jahvismo una religione segreta (Matteo 27:51).
L’importante non è essere buoni giudei o buoni samaritani (o cristiani) visitatori del tempio o di un’altura, ma essere aperti allo Spirito (Pensiero Giusto) che è il vero modo di essere in comunicazione con Dio. La religione non è toccata con i suoi riti, nelle sue pratiche, nelle sue concezioni ideologiche, superflue, ma nell’anelito di comunione verso l’alto, l’Essere, il Bene, Dio, e questo incontro avviene nella profondità (nella grotta del cranio) dell’anima, attraverso lo spirito e lo spirito è come vento, soffia dove vuole; (Giovanni 3:8). La donna siro-fenicia (Marco 7:25), la cananea (Matteo 15:22), il centurione (Matteo 8:5-13), l’arcisinagogo (Marco 5:22) hanno esperienze religiose diverse. Gesù non ne discute la legittimità, ma trova i rispettivi esponenti ugualmente idonei ed aperti ai doni di Dio. Non cerca prima di convertirli al suo credo, di giudeizzarli come pretenderanno in seguito Giacomo ed i suoi discepoli, (Atti 15:20-21; 21:24-25; G. 2: 12-13), quanto di aprire ad essi le porte del “regno” (dei cieli, dello Spirito, del Pensiero).
Credere al Dio di Mosè, a Baal od Astare potrebbe essere o forse è, la stessa cosa, perché entrambe (il mosaismo ed il baalismo) non sono che astrazioni teologiche, tentativi di dare un nome, una definizione all’assolutamente Indefinibile (all’Infinito).
(Anche l’Apocalisse presenta il concetto dell’ingresso nella Gerusalemme celeste, quella dello Spirito nei cieli del Pensiero, la CoScienza, infatti il suo nome significa “città o luogo della Pace… ove non vi è più angoscia, dolore, né danno alcuno”; tutte caratteristiche spirituali).
Mosè (quello che il testo presenta) era un credente, ma anche un teologo (un interprete della sua fede), ed insieme profondamente religioso, poiché dava alla sua esperienza un’esternazione rituale imponente. Gesù ha una grande fede, un eccezionale unica comunione con Dio, con lo Spirito, ma non è un grande teologo, non teorizza molto sulla realtà divina, né fa ricorso ad un particolare cerimoniale quando tratta con lui, non celebra ma prega soltanto.
Paolo camminando per il foro di Atene, pur fremendo davanti alle statue degli dei (Atti 17:16), cerca un volto in cui tutte le divinità si incontrino e lo trova nel momento in cui rinuncia a dare una definizione, un’immagine a quello che cerca.
Il volto dell’Altissimo è veramente “sconosciuto” (Atti 17:23). Gesù non si appella alla teologia alle pratiche religiose, ma alla fede, al rapporto personale che ognuno è chiamato a stabilire con Dio, con il suo Spirito, un incontro, un rapporto (Spirituale) che esiste (per cambiare Etica, comportamenti personali e sociali rendendoli Divini, Celestiali), pur senza essere compreso definito.
La fede va normalmente capita e celebrata, ma può essere egualmente grande senza comprensione e celebrazioni. La teologia è il più delle volte cultura, la religione folclore; cultura e folclore hanno tenuto e tengono divisi i rispettivi credenti, mentre la fede che è ridondanza di bontà e di Amore (Giusto), non fa che unire gli animi”.Come possiamo osservare molti altri uomini comprendono bene che la “religio”, il saper rilegare le “cose” che appaiono divise, è la vera religione per tutti gli uomini.
Tutto questo simbolismo indica la MétAmorFasi, cioè la trasformazione caratteriale ed informazionale che deve essere auto indotta con una penetrazione nell’interiorità del proprio Essere per poter incontrare il Divino, per mezzo dell’Amore e per risorgere finalmente quale Uomo ma trasformato in Dio, cioè Eterno e Capace di mantenersi Vivo all’InFinito, per sempre e con qualsiasi tipo di “corpo”.
Questo ciclo se iniziato si conclude alla fine del ciclo delle morti fisiche, nella trasmutazione e nella traslazione in dimensioni sempre più Perfette, con gradi di Libertà sempre maggiori e con i corpi PsicoEnergoBioFisici adatti a seconda del nuovo spazio/tempo; ciò avviene solo e quando l’AmOR si è incarnato.
Altro che “pagani”, cioè diversi dagli Ebrei e dai Cristiani; dovremmo aver molto più rispetto per essi nostri fratelli in fede, perché il vero “Dio o IOd” si manifestò anche a loro in tutte le epoche e sotto diversi nomi e la Verità Si fece Conoscere a coloro che avevano “occhi per vedere ed orecchie per udire” in ogni luogo ed in ogni tempo; invece l’oDio o falso dio, generò la DiVisione (visione diversa del DiVino), il rancore e l’oDio fra gli uomini generò dolore, sofferenza, assassinio………e la verità si nascose agli occhi dei più…….sotto i simboli/parole ad essi sconosciuti !
Ecco perché è importante che tutta la MitoLogia sacra debba essere seguita dall’eTimoLogia (quest’ultima parola lo ricordiamo è l’anagramma della parola MITO e significa scoprire i significati delle parole anche attraverso lo studio dell’etimo antico), non seguendo questa strada impediremo alla Conoscenza di nascere in noi, cioè di capire la MitoLogia o scienza delle parole.
Anche i moderni “religiosi” hanno i loro miti, templi, le loro cerimonie, ecc., ma i loro preti NON conoscono e non possono comunicare i significati dei simboli, dei luoghi, delle cerimonie, degli arredi e degli oggetti che essi usano, perché non li conoscono più; per questo motivo l’uomo della strada è sempre meno interessato a ciò che essi fanno o dicono.
I nazareni, infatti, si ritenevano i custodi ed i continuatori della VERA religione di cui MOSE’ fu il precursore: il culto di AMEN/AMON, il quale egli aveva “veicolato” dall’Egitto quando, insieme a molti altri, fu costretto a fuggire per scampare alle persecuzioni cui furono oggetto i sacerdoti ed i fedeli più “affezionati” del culto di AMEN/AMON, il cui centro maggiore di culto era locato in Tebe, da parte del faraone Akhenaton (il quale, tra l’altro, aveva i suoi buoni motivi per farlo !).
Il nome che gli ebrei danno al loro Dio, come molti sapranno, non è affatto un nome, in quanto il nome del loro Dio è sconosciuto.
Esattamente come Amon, il cui significato nell’antica lingua egizia era “inconoscibile, nascosto, segreto“.
Ma cosa rappresentava tale “tetragramma” ?..Si trattava di un acronimo formato dalle iniziali di quattro parole ebraiche, il cui significato è: IO SONO COLUI CHE E’ ! (NdR: stesso significato che gli Egizi davano al loro “dio”).
Infatti, in Egitto, i sacerdoti di Amon (tra cui anche Mose’) chiamavano il loro dio “inconoscibile” con la frase “NUK PU NUK”, il cui significa era: IO SONO CHI SONO !
Rimarcare l’assoluta identità con YHWH è del tutto superfluo !
Da questa unione, “scaturì” un figlio: KONSHU.
Una volta “trapiantato” in Palestina, ad Amon/Amen (a Tebe, suo maggiore centro di culto, il dio era noto con il nome di “Amen“, mentre nel resto dell’Egitto era più familiare il nome Amon) non fu difficile trovargli una “paredra”: si trattò della celeberrima Asherat dei cananei. In realtà “Asherat” più che un nome era un aggettivo riferito alla dea cananea-fenicia Astaroth (Astarte) reso in ebraico, incomprensibilmente, al plurale (oth).
Non conoscendo come stavano realmente le cose, si è fantasticato a lungo sul significato di questa parola la quale ancora oggi viene usata dagli ebrei come sinonimo per riferirsi al loro Dio, malgrado il palese senso “plurale” della stessa !!
Ora la Bibbia viene riletta in tutt’altra luce !
Soprattutto interessa sapere quanto di manipolato c’è rispetto all’antichissima tradizione orale che riportava Yhwh adorato insieme alla sua compagna Asherat, e soprattutto i legami del culto mosaico originario con quelli praticati a quel tempo in Egitto !
Tra quelli che non si piegarono alla riforma di Giosia, prima, e di Neemia-Ezdra poi, vi furono anche i NAZARENI, i quali altri non furono che gli antichi “b’nei Amen” (I figli di Amen o Ammon).
Dalle “sacre” scritture i Nazareni “sparirono”, come se non fossero mai esistiti (sic !) e Gesù il nazareno divenne “Gesù di Nazareth”, per giustificare quello “strano” nomignolo, nazareno, che “casualmente” gli si era appiccicato addosso !!
Questo culto era strettamente connesso con quello di Astarte, la dea fenicia “polivalente”, in quanto le erano associate moltissime prerogative che, in altri luoghi, erano attribuite singolarmente a varie dee.
A questo punto, tutti devono essersi resi conto che quella della crocifissione sotto Pilato fu un’allegra panzana !
Ovviamente, non fu Gesù ad essere crocifisso, ma un’altra persona: quasi certamente un capo guerrigliero della setta degli zeloti !
Per la cronaca, egli non fu NE’ il primo NE’ l’ultimo a dichiararsi tale !
Sorte comune a tutti fu quella di morire di morte violenta. (Gesù il nazareno, che si definiva anche lui “unto”, cioè “messia”, finirà lapidato nella città di Lydda !)
Nella prima metà del II secolo si svilupparono eventi di cui si può intuire la motivazione ed il risultato.
A fronte di ciò, al “crocifisso” del culto antiocheo (il quale venne definito “dei cristiani”) vennero “appiccicate” l’immagine e le gesta, nonché i famosi “detti”, del personaggio Gesù il nazareno/Simon Mago !
(1) Sebbene non siano noti i motivi che spinsero Gesù il Nazareno ad abbracciare il culto di Dioniso/Bacco, possiano ipotizzare che ciò possa essere stato determinato dal suo desiderio di assurgere nell’Olimpo dei “figli dell’uomo” deificati: come appunto fu per Dioniso.
Per raggiungere tale risultato egli imparo’ ad operare “magie”: praticamente ad escogitare dei trucchi, con “coattori”, e ricorrere estensivamente all’uso dell’ipnosi. Tutto questo egli lo imparò, molto probabilmente, in Egitto. E’ tuttavia probabile che ad egli venne in mente di utilizzare tale “magie”, per spacciarsi per un dio “incarnato”, DOPO aver imparato le magie “egiziane”.
Questo è quanto si intuirebbe dalle registrazioni talmudiche e dall’opera “Del discorso veritiero” del filosofo Celso.
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