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Il critico e il lecchino, Formigli e la FIAT

Da Queenseptienna @queenseptienna

La notizia è recente e ha scatenato un intenso dibattito tra chi si occupa di critica: Corrado Formigli, giornalista di Annozero, e la RAI sono stati condannati dal tribunale a risarcire la FIAT per una “recensione” dell’Alfa Mito trasmessa all’interno del programma di Michele Santoro.

La sentenza si riferisce a un servizio andato in onda su Annozero il 2 dicembre 2010 in cui era stata criticata una vettura prodotta dalla casa torinese, la Alfa Mito, in un modo che il giudice Maura Sabbione ha definito “non veritiero e denigratorio”.

Ora, io penso che Annozero sia una delle tante negazioni del concetto di “imparzialità giornalistica” cui siamo sottoposti qui in Italia – dove all’obiettivo dell’informazione si sostituisce quello di arruffianarsi la propria parte politica. Ma ciò che penso io di Annozero è ininfluente.

Alla luce di questa vicenda, infatti, alcuni temono che l’intero diritto di critica sia messo a repentaglio. Il diritto di cirtica, quale parte del diritto di libera espressione, è tutelato dal celeberrimo articolo 21 della nostra Costituzione, che recita:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Quindi, a voler ben guardare, punire un giornalista perché ha osato parlare male di un prodotto che stava recensendo è non solo una violazione della Costituzione, ma anche e soprattutto la negazione dei diritti fondamentali di ogni cittadino.

Tenete presente che le motivazioni della sentenza non sono ancora state pubblicate, ma giornalisti di peso come Milena Gabanelli già sono convinti che:

La sentenza del Tribunale di Torino costituisce un monito molto duro verso il diritto di critica (che in questo caso non è stato preso in considerazione), e che lascerà il segno, poiché difficilmente un editore si assumerà il rischio di sostenere simili cifre.

In pratica, il diritto di critica è morto. Ucciso dalle Evil Corporation che non vogliono che nessuno parli male dei loro prodotti.

Ora, Scrittevolmente è un blog che si occupa di letteratura e un buon 80% dei suoi contenuti sono recensioni. Alcune sono pure negative, vere e proprie stroncature di libri orrendi pubblicati, magari, da editori grandi e potenti, del calibro di Mondadori, Feltrinelli e Rizzoli. Cosa dovremmo fare? Alla luce di questa sentenza dovremmo chiudere preventivamente baracca e burattini perché l’ultima cosa che vogliamo è che Licia Troisi ci faccia causa. Oppure piegarci alla volontà delle Evil Corporation e scrivere solo recensioni accondiscendenti.

Ovviamente, c’è un MA grande come una casa. Perché, vedete, l’esercizio del diritto di critica prevede una limitazione. Già, le libertà vengono con delle limitazioni, cosa che la gente sembra non recepire negli ultimi anni, mi sembra.

Il servizio in questione è difatti palesemente lacunoso, parziale e strumentale. Quello che Formigli ha fatto è stato semplicemente di prendere un test comparativo di Quattroruote tacendo volutamente gli aspetti positivi ed evidenziando (e mandando in onda su un canale del servizio pubblico) solo e soltanto gli aspetti negativi allo scopo di creare un’immagine distorta dell’automobile. Il che significa che Formigli ha taroccato i dati apposta per giungere a conclusioni diverse da quelle che si sarebbero dovute raggiungere. Qui il diritto di critica centra ben poco, mi pare.

Questo è uno dei tantissimi esempi di giornalismo squallido che nel nostro Paese è un cancro da estirpare. Ma qui non stiamo parlando di giornalismo, stiamo parlando del diritto di critica. Quella di Formigli, difatti, è anche la negazione di tutto ciò che un recensore, quando prende in mano un’auto, un film, l’ultimo modello di iPhone o un libro, dovrebbe fare: manipolare ciò che ha in mano per crearne nella recensione un’immagine distorta allo scopo di diffamare/incensare immeritatamente il prodotto.

Quando prendo in mano l’ultimo libro della Troisi e questo libro fa schifo, mi inalbero e scrivo che il libro in questione fa schifo. Non lo faccio perché, uh, è tanto divertente fare gli stroncatori su internet, il flame è gioia, vita e potenza. No, miei cari. Quando un libro mi fa schifo mi arrabbio e lo stronco perché io amo i libri e amo leggere, e un libro come l’ultimo della Troisi ha su di me lo stesso effetto di qualcuno che ti mente e ti inganna. Non è rabbia fine a sé stessa, ma deriva dalla passione per quello che faccio. E sono certo a non essere l’unico recensore a vederla così.

Per cui, Formigli, sii gentile: la prossima volta che per arruffianarti Santoro realizzi un servizio che denigra e sminuisce non tanto un prodotto, ma l’intero concetto di libertà di critica e di espressione, pensaci due volte. E anche tu, che passi il tempo a incensare libri che non meriterebbero neanche un calcio nel sedere solo perché l’autore è tuo amykettissimo4ever, sappi che non sei molto diverso.


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