Magazine Diario personale

Il crudo reportage di una festa con la musica balcanica

Da Infetta

L'altra sera ho passato 3 ore della mia serata a provare a scrivere un tweet divertente sulla musica balcanica… Questo che leggerete è il violento, reale, e non filtrato reportage di una festa balcanica.
I miei amici sono delle bellissime persone, ragazzi seri, forse con qualche grammo di problemi nelle tasche, ma in generale delle persone a modo: c'è il comunista con l'orto comunale, c'è l'ingegnere, il mago della briscola, l'appassionato di fumetti, il tamarro buono etc etc.. Peccato che siano poco interessati alla musica -o meglio- non la vivono come una necessità, per loro il cosa ascoltiamo durante la serata non è importante, invece per me lo è. Il loro menefreghismo scatena in me la seguente reazione: se il ricordo che avrò di questa serata è la pessima selezione di un dj la cui bravura si misura dal numero di CAZZO BALLATE CAZZO! che urla durante il djset, allora non voglio ricordare nulla. Eppure venerdì, ho accettato l'idea della festa in stile balcanico, perché mi mancavano i miei ragazzi… Ma soprattutto perché avevo il vestito perfetto per l'occasione: un abito che mi fascia come una dea e con una raffinatissima stampa a fiori tropicali. Il posto è bellissimo, un giardino in una villa in brianza, location estiva di uno dei nostri locali preferiti. Ci sono le amache, le lucine giuste, ci si rilassa e si bevono le birrette. Nonostante il mio stato di relax non abbasso mai la guarda, già appena entrata il mio orecchio carpisce delle trombe insistenti. Da subito, metto a fuoco cosa odio di più di questa musica: l'andamento sempre più veloce e l'ansia che ne comporta. Le trombe emettono musica sempre più allegra e danzereccia e, come una goccia che continua a caderti sulla testa, l'unica cosa a cui pensi è: POTRANNO ANDARE PIU' VELOCI DI COSI'? LA COSA PUO' PEGGIORARE? Verso mezzanotte le trombette hanno finito di far festa, è tempo del dj set. Mi faccio far spazio sull'amaca dall'amico con le spalle più grosse, scelto perché quando avrò un cedimento nervoso vorrò lui a sorreggermi... Ed è sicuro che avrò un cedimento. Partono i chiassosi pezzi da campagna elettorali del nostalgico partito comunista: un partito tutto d'un pezzo e dal gusto musicale duro e immobile come gli inverni russi. L'amico rosso tira su il pugno, schiarisce la gola e canta di steppa e rivoluzioni. La selection va avanti secondo le regole del dj schiappa: 1. Tutti pezzi scelti fanno schifo 2. I pezzi vengono interrotti male quanto le gravidanze su MTV Teen Mom. 3. Nessuno nota differenze tra un pezzo e l'altro. Mi chiudo in un silenzio tombale e aspetto la prossima mossa del dj, che mi tira un mancino mica male: IRROMPE SULLA SCENA L'HAVA NAGILA. La gioiosa canzone ebraica si incastra nella mia mente come un trauma subito in giovinezza. Non posso fare a meno di seguirla e mimare con il labiale NANA-NANANANANA. Mi risveglio dall'incantesimo solo quando il dj attacca con un ennesimo colpo di genio: mixa «Jump Around» con una cosa che ricorda la sigla di «Un medico in famiglia» Si sente chiaramente il ritornello degli House of Pain ma con sotto delle maracas. A scanso di equivoci voglio sottolineare che stiamo parlando della sigla della prima stagione della fiction:Dato che le orecchie sono ormai distrutte, decido di concentrarmi sul nobile senso della vista. Alcune ragazze con il gonnellone a balze danzano in un mix tra la gioiosissima taranta (dove la gonna gioca il ruolo fondamentale di coda da pavone) e il pogo. Taranta e pogo, il richiamo della polvere unito a quello dell'ascesa in cielo, un messaggio più che un ballo. Mentre sono presa da questi pensieri e prendo nota per come riutilizzarli, i miei occhi vengono accecati dalla presenza scenica di due ragazzotti che si dilettano con passi di breakdance e taranta. I due ben piazzati ricordano molto i Bulgari di Aldo, Giovanni e Giacomo, la cosa fa ridere per i primi due minuti, poi basta.Il crudo reportage di una festa con la musica balcanicaMa anche in una serata del genere, si può trovare l'amore! Durante il mio tragitto fino al bagno sono stata accompagnata da un noto gentiluomo della brianza, il sempre ultra rispettoso cinquantenne Andrea Vodkatonic. Mi sono sentita protetta tra le parole sconclusionate di Andrea Vodkatonic e mentre ero in bagno pensavo che forse giudichiamo troppo in fretta le persone, forse dovremmo solo lasciarci guidare dai sentimenti. Esco dal bagno e vedo che Andrea Vodkatonic mi sta ancora spettando. mi guarda sorridente, si gira di scatto verso dei ragazzi e urla "Visto che ero con una donna? Visto che aspettavo una ragazza giovane". Andrea Vodkatonic non mi aspettava perché mi vuole bene, mi voleva solo esibire :( Quindi no, non c'è nulla di divertente nelle feste balcaniche e -non mi sembra vero dirlo- nemmeno in Andrea Vodkatonic. 


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