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“Il cuore grande delle ragazze”: un brutto film di un grande regista

Creato il 17 luglio 2012 da Federbernardini53 @FedeBernardini

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Se l’intento di Pupi Avati era quello di rendere un nostalgico e poetico omaggio alle nostre nonne, alla loro grandezza d’animo e alla loro capacità di sopportare i tradimenti, che le rendeva il pilastro della famiglia tradizionale e, nel contempo, quello di ridicolizzare la meschinità e il gallismo dei nostri nonni, dobbiamo ammettere che egli abbia miseramente fallito.

Il film ci presenta un universo femminile grottesco, macchiettistico, lontano anni luce sia dalla realtà che dalla poesia, popolato da figure così miserabili e grossolane, così prive di intelligenza da risultare urtanti e addirittura offensive nei riguardi delle donne.

Insopportabile Manuela Morabito, nei panni della moglie del laido possidente Sisto Osti, interpretato da Gianni Cavina, con quel suo romanesco orribilmente ostentato e totalmente privo di quella genuinità che avrebbe potuto rendere credibile un personaggio che risulta invece falso e irritante.

Non meno improbabili le due zitelline, una delle quali l’Osti tenta inutilmente di rifilare all’utile idiota Carlino Viggetti, interpretato da un inespressivo Cesare Cremonini, il cui fiato non siamo riusciti a capire se sapesse veramente di biancospino o di marcio…inevitabile l’impietoso confronto con “Perfume“, lo splendido film di Tom Tykwer.

Neanche la pur brava Gisella Sofio, nella parte della madre dell’Osti, grottescamente sfigurata al punto di renderla irriconoscibile, ci è piaciuta e possiamo sicuramente affermare che l’unica caratterizzazione riuscita, capace di infondere un soffio di poesia in una pellicola così squallida, sia quella della figliastra Francesca, che andrà imprevedibilmente sposa all’incontinente e fedifrago Carlino, interpretata da un’ottima Micaela Ramazzotti.

Ma, al di là della caratterizzazione e dell’interpretazione, che pur non riescono a salvare una pellicola che rimarrà come una macchia nella filmografia del Maestro Pupi Avati, anche il personaggio di Francesca, con la sua banalità e la sua stupidità, ci confermano che il titolo più adatto a quest’ultima fatica del regista bolognese sarebbe stato “Il piccolo cervello delle ragazze“.

La famiglia del mezzadro Adolfo Viggetti, il padre di Carlino, interpretato da un legnoso Gianni Cavina, è altrettanto improbabile, grottesca e scostante di quella dell’Osti. Erica Blank, nei panni di Eugenia, moglie del pater familias, e Sydne Rome nei panni della moglie di suo fratello Umberto, interpretato da Massimo Bonetti, sono ridotte a due orrendi mascheroni che arricchiscono un complesso di caratterizzazioni catastrofico.

Unica eccezione il succitato Bonetti, un realistico e perfetto bifolco completamente estraneo a un contesto al quale sembra prestato dal set di un film di Ermanno Olmi. Una gran delusione, un totale fallimento sia sul piano estetico sia nella velleitaria pretesa di disegnare un quadro storico credibile e di rappresentare un omaggio al cuore grande delle ragazze; il film peggiore di un regista che ci ha regalato pellicole di grande valore ma questa volta è riuscito a combinare un memorabile disastro.

Federico Bernardini

Illustrazione: Pupi Avati e Giovanni Bruzzi, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Avati_Bruzzi.jpg

 



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