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“Il cuore inesperto”: intervista a Francesca Scotti

Creato il 12 maggio 2015 da Fedetronconi

Milano: aria di primavera, voglia di una giornata dal sapore di carta stampata, cultura, arte e musica. In questa atmosfera- suggellata da una splendida architettura milanese- ci accoglie Francesca Scotti, giovane talento letterario (e non solo!) e firma del romanzo ‘Il cuore inesperto’ (Elliot).

“Il cuore inesperto”: intervista a Francesca Scotti

Temi forti al centro di una narrazione che non lascia indifferenti: la dicotomica volontà di controllo ed abbandono ai propri istinti, comportamenti nevrotici, relazioni piegate all’inevitabile evolvere della vita.
Con toccante delicatezza, parole misurate ed essenziali l’autrice dipinge efficacemente le personalità del romanzo: Anita, musicista giovanissima eppure provata dall’urgenza di diventare grande, anche attraverso gli uomini della sua vita; Gabriele, l’insegnante turbato dalla disattesa aspettativa musicale e determinato a fare della giovane uno strumento per riappropriarsi del passato.
Una storia -la loro- di crescita e decrescita dettata dalla comune passione per la musica; una storia- la nostra- di dubbi, incertezze, paure, desideri, rimpianti, di ‘cuori inesperti’ come solo quelli umani, capaci di emozionarsi per davvero, sanno essere.
L’ultima Riga ha incontrato l’autrice per farsi raccontare l’intima natura del romanzo e della sua cifra stilistica.

“Il cuore inesperto”: intervista a Francesca Scotti

Pianoforte, oboe, violoncello: che cosa rappresenta per te la musica? E per Anita, la protagonista del tuo ultimo romanzo?
La musica classica è la terza protagonista del romanzo. Il mio personale rapporto con la musica è travagliato quindi il libro è stato un modo per riappropriarmene. La musica mi ha sempre affascinato ma ha comportato sacrifici dai quali non sono stata ripagata. Con la scrittura sono stata pienamente soddisfatta: ho trovato un autentico modo di esprimermi ed, al contempo, di riavvicinarmi all’universo musicale dal quale sono partita.

Tra i temi più ricorrenti dei tuoi scritti si trovano la cucina e il digiuno, estremamente connessi ed attuali.
Anita si controlla sul cibo (e non solo: anche la musica e la scuola sono una forma di controllo). Decide quando mangiare e soltanto le pietanze che rispondono a determinati criteri, ad esempio la consistenza. Il cibo rappresenta uno strumento di controllo non soltanto su di sé ma anche sulla madre che spesso si dimentica di mangiare: è la figlia – contrariamente alla ‘norma’- ad imporle quando farlo.
Infine è anche un momento di condivisione nelle poche serate trascorse in compagnia del padre, totalmente assente dalla vita della ragazza.
Il Giappone (dove Francesca vive per circa sei mesi all’anno) mi ha sicuramente spinto a riflettere sul valore del cibo, sul rapporto intimo che intrattiene con ognuno di noi; si fa, dunque, potente ‘lente’ per toccare nel profondo l’universo dell’umano, esplorandone sentimenti ed emozioni.

Controllo e istinto, dedizione e libertà: a quali pressioni è soggetta Anita e quali hai dovuto fronteggiare in prima persona?
Ho trattato il desiderio di liberarsi da un ritmo soffocante , da restrizioni che ci vengono imposte e di votarsi a qualcosa cui si tiene per davvero. I protagonisti sono musicisti ma rivendicano la volontà di dedicarsi ad altro, consapevoli della possibilità di vedere il proprio sogno infranto dopo dieci anni-e più- di studio.
Le stesse difficoltà coinvolgono il mondo della scrittura: può riservare frustrazioni ma è un lavoro indipendente, libero, in cui la selezione esiste fino a un certo punto. Io vi ho trovato la mia voce, indipendentemente dal fatto che venissi pubblicata o meno.

La vicina di casa di Anita riveste un ruolo quasi materno nei confronti della giovane; per quale motivo?
Il rapporto intimo tra le due è dato dalla distanza: la non consanguineità consente di mostrare davvero se stessi.
Inoltre con lei è possibile fin dall’inizio una relazione perché la giovane scorge nella sua abitazione la custodia di una viola ed intuisce la potenziale intimità (anche se, di fatto, non parleranno mai di musica).

Giappone: non solo la madre di Anita è una appassionata traduttrice del giapponese ma un intero ‘sguardo giapponese’ pervade il romanzo.
Lo sguardo è ‘arretrato’: racconto, cioè, attraverso i gesti le emozioni, dai quali è possibile risalire alla psicologia dei personaggi. Questo tratto è tipicamente giapponese: la narrazione procede più per immagini, per gesti e riferimenti al corpo, che mediante le parole, il linguaggio delle emozioni.

‘Il cuore inesperto’: un titolo frutto di lunghe riflessioni (in alternativa ‘Un cuore inesperto’). Ha un significato particolare?
La scelta per ‘Il’ è dettata dalla volontà di dialogare con l’universalità dei lettori, oltre che da un esplicito riferimento ad uno dei diari di Thoreau (filosofo, scrittore e poeta statunitense del diciannovesimo secolo): ‘Se le mani possono essere educate, il cuore è sempre inesperto’.
Ha quindi un senso universale: è valido per tutti i personaggi del romanzo e si presta come chiave di lettura della realtà che ci circonda.

Singolare anche la scelta della copertina…
La foto è stata scattata da una giovane e talentuosa reporter olandese. E’ la prima volta che la casa editrice mi ha guidata e coinvolta nella scelta e ne sono davvero entusiasta!

“Il cuore inesperto”: intervista a Francesca Scotti

Francesca Scotti è nata a Milano nel 1981. Diplomata al Conservatorio e laureata in Giurisprudenza, nel 2011 ha esordito con la raccolta di racconti ‘Qualcosa di simile’(Italic), vincitrice del Premio Fucini e finalista al Premio Lussu Città di Offida. Dal libro è stato tratto l’omonimo cortometraggio per la regia di Alessandra Pescetta.
Nel 2013 ha pubblicato ‘L’origine della distanza’ (Terre di Mezzo Editore).
‘Il cuore inesperto’, Elliot edizioni, è il suo ultimo libro.
Vive tra l’Italia e il Giappone.

Per ulteriori informazioni e curiosità si visiti il sito ufficiale dell’autrice

Alla prossima lettura!

Monica

“Il cuore inesperto”: intervista a Francesca Scotti

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