di Antonio Mazzeo
Antonio Mazzeo Blog
“Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America è interessato a stabilire un’interessante opportunità di scambio educativo”, scrivono i funzionari del Consolato di Napoli. “Noi saremmo particolarmente grati di un vostro aiuto nell’identificazione di una scuola superiore statunitense da gemellare con il Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Niscemi. Questo legame ha la possibilità di fornire una forte base per la programmazione culturale ed educativa di cui beneficeranno enormemente le due istituzioni oltre a migliorarne la reciproca conoscenza. La cosa bella di questo programma è la sua flessibilità; voi potete modellarlo per adattarlo alle necessità della vostra scuola. Il vostro livello di comunicazione può andare dalla semplice spedizione di lettere alla sponsorizzazione di scambi internazionali di studenti”.
Il consolato Usa espone con chiarezza i fini e gli obiettivi perseguiti dal Sister School Program. “Si tratta di un’iniziativa individuale e diretta che è stata disegnata dal Dipartimento di Stato per migliorare le odierne relazioni USA-Italia riguardo a specifici sforzi militari e diplomatici”. In caso di successo del programma, si aggiunge, “non solo ci saranno importanti benefici dal punto di vista culturale ed accademico per ambo le parti, ma da quello diplomatico, gli interessi statunitensi ed italiani saranno favoriti grazie all’accresciuto contatto”. Le scuole dunque non solo come fabbriche di consenso ma anche laboratorio per sviluppare sforzi e interessi politico-militari interalleati. All’ombra, magari, delle industrie di guerra e della armi.
Ad una partnership pro-MUOS tra scuole e studenti siculo-statunitensi ci avevano pensato in verità anche l’ex ministro della difesa Ignazio La Russa e il governatore dell’isola Raffaele Lombardo. Tra le effimere compensazioni previste dal protocollo d’intesa Governo-Regione per gli enti locali che saranno investiti dalle emissioni elettromagnetiche del nuovo sistema satellitare, compaiono infatti “la promozione e l’istituzione di summer schools in gemellaggio con centri d’eccellenza americani” e “la costituzione di borse di studio per gli studenti niscemesi per lo svolgimento di attività di studio/ricerca presso gli Stati uniti d’America”. Adesso che le antenne del MUOS sono pronte, dalle parole si è passati evidentemente ai fatti.
A Niscemi, però, del gemellaggio in itinere e delle sue conclamate finalità diplomatico-militari sono all’oscuro proprio gli insegnanti e gli studenti dell’Istituto d’istruzione superiore “Leonardo Da Vinci”. Solo il dirigente, prof. Fernando Cannizzo, ammette che nel liceo “è in corso un’iniziativa, ancora allo stato embrionale, finalizzata a creare scambi di natura culturale con studenti statunitensi, assolutamente non collegata con la vicenda del MUOS”.
Il “Da Vinci” è una vera e propria spina nel fianco dei programmi di militarizzazione del territorio niscemese. Nell’istituto si sono formati molti dei giovani che animano le campagne di mobilitazione popolare contro il nuovo sistema di guerra Usa. Lo scorso anno, mentre le forze politiche locali capitolavano sotto l’offensiva pro-MUOS di Raffaele Lombardo e del governo italiano, erano gli studenti dell’istituto a mantenere viva l’attenzione contro i lavori d’installazione delle antenne satellitari all’interno della riserva naturale “Sughereta” di contrada Ulmo. Il 28 febbraio 2011, in particolare, essi si autoconvocavano in assemblea, dando vita ad incontri di approfondimento, seminari e proiezione di filmati e, il successivo 12 marzo, ad un colorato corteo nelle vie cittadine. Le iniziative studentesche hanno consentito di riaccendere le proteste contro il MUOStro in Sicilia.
Perché allora l’interesse al Sister School Program da parte dei funzionari del Dipartimento di Stato e del Consolato generale Usa di Napoli? Forse la risposta sta in un incidente di percorso, l’organizzazione da parte del liceo “Da Vinci” di una “conferenza scientifica” in cui furono fortemente ridimensionati gli impatti ambientali e sulla salute umana delle onde elettromagnetiche del MUOS. L’iniziativa fu duramente stigmatizzata dai no war. “Non ci risulta che la Conferenza sia mai stata deliberata dal Collegio dei docenti né che esso sia stato mai chiamato anche informalmente ad esprimersi sulla sua organizzazione”, denunciò il Comitato No MUOS. “Ci sembra poi scorretto che i volantini, consegnati solo ad una stretta elite di invitati, siano stati stampati a colori all’interno ed a spese dell’istituto”. Ancora più infelice la decisione di affidare le relazioni “scientifiche” a tre docenti della facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Catania, sin troppo “amica” delle forze armate statunitensi ed italiane.
Negli anni fiscali 2001, 2002 e 2005, il Dipartimento di ingegneria elettrica, elettronica e dei sistemi (DIEES) dell’ateneo catanese ha sottoscritto tre contratti con il Pentagono per complessivi 118.750 dollari per non meglio specificati progetti di “ricerca”. Sempre il DIEES compare tra i partecipanti al Renewable Hydrogen R&D Projects Lab (IDRILAB) per la realizzazione d’impianti di generazione da fonti rinnovabili e produzione d’idrogeno, accanto ad Ecoenergy – LAGECO Costruzioni di Catania, società chiamata ad eseguire proprio i lavori di realizzazione delle piattaforme delle antenne del MUOS. La LAGECO vanta tra i principali committenti lo stesso DIEES, la Marina militare Usa e il 41° Stormo dell’Aeronautica militare italiana.
Nel novembre 2008, proprio il 41° Stormo Antisom di stanza nella grande stazione aeronavale di Sigonella è stato onorato della visita di una delegazione ufficiale della facoltà d’Ingegneria meccanica dell’Università di Catania, composta dai professori Massimo Oliveri, Gabriele Fatuzzo e Gaetano Sequenza. “Durante il colloquio con il comandante della base di Sigonella, colonnello Antonio Di Fiore”, recita il dispaccio emesso dall’Aeronautica militare, “i docenti hanno inoltrato la richiesta di formalizzare un rapporto di collaborazione fra le due istituzioni, con l’obiettivo precipuo di organizzare degli stages di formazione per gli universitari presso le strutture della base e con la possibilità nel contempo di riconoscere dei crediti ad eventuali studenti militari”.
Negli ultimi due anni accademici, l’Università di Catania è pure riuscita a strappare 475.000 dollari allo SPAWAR - Space and Naval Warfare Systems Center Pacific, il centro di ricerca spaziale della Marina di guerra statunitense, per programmi top secret nel campo dell’elettronica e delle telecomunicazioni. E allo SPAWAR, guarda caso, fa capo il miliardario programma di realizzazione della rete MUOS…