LA PRIMA VITTIMA DELLA CRISI E' LA VERITA'...
Questo articolo, (Download qui), è una sintesi precisa e immediata, di come si è riusciti in circa trent'anni ad arrivare ad un debito pubblico raddoppiato rispetto agli inizi degli anni 80.
Come vedrete, le responsabilità non sono dello Stato brutto e cattivo, che è corrotto e clientelare, ma di politici che ancora oggi vengono spacciati per salvatori della patria, o addirittura statisti, che tramite delle politiche miopi e in molti casi in malafede hanno ridotto l'Italia ed il suo stato sociale in un cumulo di semi-macerie, fatto di disservizi, tassazione spropositata, e redditi da terzo mondo. Senza mai provare il minimo senzo del pudore e di vergogna, ed oggi come trent' anni fa la nuova (si fa per dire) generazioni di politici cresciuta sotto i dettami della vecchia cricca, e dimostratasi una sciagura totale durante la seconda repubblica, è qui a dirci come uscire dalla crisi.
Il debito pubblico, è un falso problema se c'e' sviluppo e redditi crescenti e se paragonato alla ricchezza della nazione che potrebbe essere messa ad attività produttiva e non venduto e privatizzato come hanno voluto e voglione determinati poteri. Uno Stato non può pareggiare i conti ed allo stesso tempo spendere. E se non spende e riduce gli sprechi, soprattutto in tempi di austerity, è impossibile ritornare a crescere.
La colpa del debito pubblico dello Stato sprecone... e i bambini nascono sotto i cavoli!
"Quando lo Stato ha bisogno di soldi, perché le entrate sono inferiori alle spese, può ottenerli in tre modi:
1) li stampa,
2) li chiede in prestito al mercato offrendo un interesse stabilito da lui,
3) li chiede in pr estito al mercato lasciando che sia quest’ultimo a stabilire il tasso di interesse.
Fino al 1981 lo Stato italiano ha seguito i primi due metodi. Dopo il 1981 ha scelto di seguire il terzo. Gli autori di questa decisione sono stati Nino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi, autori di un provvedimento passato alla storia come “Divorzio Tesoro- Banca d’Italia” , che ha dato inizio ad una successione di modifiche legislative di natura iperliberista. Questi tre modi non sono neutrali dal punto di vista del debito e della redistribuzione della ricchezza.
Il primo è il più conveniente per lo Stato e i contribuenti, perché non ci sono interessi da pagare. Tuttavia, per non aumentare troppo la moneta in circolazione, lo Stato può anche ricorrere al secondo metodo, ritirando il risparmio per rimetterlo in circolazione come spesa pubblica, con tassi di interessi contenuti perché stabiliti dal Tesoro.
Con questo secondo metodo vengono leggermente favoriti coloro che possono acquistare i titoli di Stato. Col terzo metodo, invece, questi ultimi sono enormemente favoriti a scapito dello Stato e dei contribuenti , che vedono aumentare di molto la spesa per interessi. Le conseguenze della decisione di Andreatta e Ciampi si possono notare dal grafico, dal quale risulta che il debito pubblico è raddoppiato in poco più di un decennio, a causa degli elevatissimi interessi da pagare, passando dal 60% del PIL nel 1981 al 120% nel successivo decennio. E infatti, se nel 1981 agli investitori in titoli del debito pubblico andava il 5% del PIL sotto forma di interessi, e i contribuenti ricevevano più spesa pubblica di quante tasse pagavano, nel 1993 agli investitori andava in interessi il 12% del Pil, e i contribuenti pagavano più tasse di quanta spesa pubblica ricevessero indietro ( fonte: Relazione della Banca d'Italia - varie annate - per il periodo 1982-1993 )".
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