I titoli, si dice, devono attrarre il lettore! Ma questa volta c’è qualcosa di più di un semplice specchietto per le allodole, c’è un lato di verità!
Dopo mesi di mio silenzio, ritorno “a bomba” sul post che ho scritto a fine agosto, riguardante il costo del debito pubblico italiano (vi invito a rileggerlo per poter riprendere il filo logico del discorso, in quanto darò molti concetti per appresi).
Eccovi quindi l’aggiornamento al mese di settembre (III trimestre 2012)
Come potete ben vedere, il costo nominale del debito emesso quest’anno si è ridotto al 3,20% (3,24% a luglio scorso). Fa uno strano effetto ahn, specialmente quando lo si mette in confronto allo spread, che attualmente viaggia sui 300 punti base (3%) a cui la grande stampa generalista associa 10 Miliardi di maggiori debiti. Lo dimostrassero almeno: come fanno a dire un’assurdità del genere! Qui si mi devo schierare dalla parte di Berlusconi e Brunetta: il fattore spread è un indicatore utile per capire la situazione del debito pubblico italiano, ma dire che con Monti abbiamo risparmiato più di miliardi di € di interessi è una balla bella e buona, come d’altra parte affermare che con il precedente governo Berlusconi si sarebbero pagati 10 miliardi in più il debito!
Tralasciando questi aspetti, e invitandovi a diffidare da tutti i giornalisti che da un giorno all’altro sparano cifre quando fino a dieci giorni prima neanche sapevano cosa fosse Cct-Eu, passiamo ad una analisi ancora più approfondita degli ultimi avvenimenti.
- Come detto, i rendimenti (all’emissione, è quello che conta), sono mediamente calati. Per il 2012, come si può immaginare, si è riusciti a mantenere il costo del debito basso grazie all’intervento della BCE sulla curva a breve, a cui infatti il tesoro ha indirizzato la gran parte delle emissioni, anche durante lo scorso terzo trimestre (196 Mln di debito emesso a breve nel 2012, pari al 54% del totale emesso). Questo ha inevitabilmente diminuito la duration media del debito pubblico, rinviando quindi il rinnovo delle emissioni (scusate il gioco di parole) al prossimo anno;
- Sulla parte lunga della curva (BTP da 2 anni in su), si sono cominciati ad avvertire, già dopo la leggera ripresa dello spread di luglio, grossi benefici in riferimento ai rendimenti nominali del debito, arrivando ad esempio a settembre a collocare Btp triennali per 4 mln € a 2,75% (5,21% a gennaio e 5,30% a giugno per un titolo di pari maturity);
- senza poi contare un particolare che sarà da molti sottovalutato: era infatti da luglio 2011 che il tesoro non “piazzava” un BTP 15 anni sul mercato! Ha settembre ha infatti emesso BTP (1,7 mld €), maturity 15 anni, ad un rendimento del 5,31%. Tanto per un confronto, lo scorso anno a luglio il rendimento era del 5,90%! Anche la domanda del mercato è stata fortissima, 1,5 volte quanto emesso. Questa risposta ottenuta dal mercato ancora a settembre ha rappresentato un importante segnale di fiducia nei nostri confronti, in quanto esporsi a tali scadenze, con l’eventualità di un insuccesso dell’asta, avrebbe creato non pochi grattacapi al Tesoro. Anche nel corso di questo mese il Tesoro ha collocato un BTp 15ennale per 729 mln € (richieste per il doppio!), ottenendo un rendimento in netto calo al 4,75%: mica bruscolini.
Questo per dire che, Monti o non Monti, il tesoro ha saputo garantire al debito pubblico italiano un equilibrio e una “sicurezza” che molti paesi, anche europei ci dovrebbero invidiare (la Francia ha il debito verso estero sul rapporto del debito totale più alto di tutti in Europa e il downgrading vedrete che prima o poi si farà sentire anche al di là delle Alpi).
Attenzione però: un discorso è garantire il costo del debito, un altro è far fronte al debito. Se infatti il costo medio rimane fermo, ma la quantità di debito cresce, è matematico che il costo nominale (in €) cresce: ma cresce perché lo Stato spende di più di quello che ha! Quello rimane sempre il punto centrale della discussione se si vuol parlare di sostenibilità del debito!
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