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Ancora una volta la Spagna intera ha vissuto un mercoledì in bilico sui mercati. Ma tutte le volte che questo accade è peggio di quello precedente. Lo spread, il termometro che serve per mediare la febbre di un'economia, ha oltrepassato la barriera che mai aveva raggiunto, i 500 punti base. In questa cifra sono racchiusi tutti i problemi ammassano dentro e fuori. Mentre la Grecia si trasforma in un paese ingovernabile del quale nessuno può sapere che fine farà nei prossimi mesi, settimane, giorni; il rischio del debito spagnolo si trova già ad un livello simile che portò all'intervento nei soci più piccoli come Grecia, Portogallo e Irlanda. E la Banca centrale Europea (BCE), l'unico organismo con forza sufficiente da poter dare un colpo sul tavolo, sembra che non incentivi a comprare il debito in maniera consistente, come già fece l'estate passata, quando l'acqua rischiava di far affogare non solo la Spagna ma anche l'Italia.
Nessuno è rimasto sorpreso dal fatto che il ministro dell'Economia e della Competitività, Luis de Giundos, che si è riunito a Londra con gli investitori a cui spiegava le ultime riforme finanziarie, ha negato che la Spagna necessiterà del fondo di aiuti europeo per ricapitalizzare le sue banche. Ma risulta quanto meno inquietante che il segretario di Stato per l'UE, Íñigo Méndez de Vigo, abbia assicurato che "al momento" gli istituti finanziari spagnoli non richiedono l'ignezione di denaro pubblico europeo. In alcune dichiarazioni raccolte da EFE (agenzia di stampa spagnola), Méndez de Vigo ha insistito sul fatto che le istituzioni comunitarie non hanno preso in cosiderazione che la Spagna possa essere slavata.
Carlos Solchaga, l'uomo che diresse la politica economica spagnola tra il 1985 e il 1993, questo mercoledì ha buttato legno sul fuoco assicurando che il paese è "in un rischio relativo" perché gli altri interventi furono decise quando lo spread superò i 500 punti. José Luis Martínez, amministratore della Citigroup, considera tuttavia che il rischio di insolvenza di un paese non dipende tanto dal livello del premio del rischio o della redditività dei suoi buoni, ma la velocità con cui viene raggiunto.
E tuttavia, nella estrema gravità del paziente, alcune sfumature contribuiscono ad alleviare un po' l'aria circostante. Lo spread è al massimo, sì (alle prime ore di mercoledì ha superato i 507 punti e più tardi è sceso fino a 482) ma il rendimento dei titoli spagnoli. che è quello che interessa ai fondi pubblici, ha conosciuto picchi più alti. Un titolo decennale veniva scambiato nel mercato secondario a circa il 6,3%, quando il passato mese di novembre ha toccato il 6,7%. Un'altro motivo di relativa allegria all'interno della depressione generalizzata è che i rendimenti dei titoli del debito spagnolo di altre durate (due, tre, quattro, cinque o 30 anni) sono ancora molto lontani dai livelli astronomici che raggiunsero sei mesi fa.
Davanti ai pro e ai contro dei politici europei e alla situazione catastrofica in Grecia, Mario Draghi, il presidente della BCE è l'unico uomo in grado di invertire la situazione nel breve termine. E alla luce delle informazioni che, da Francoforte, i signori dell'euro tendono a rilasciare in modo ufficioso, sembra che Draghi non si sia deciso a comprare il debito sul mercato secondario per allentare le tensioni. "Il contagio arriva dalla Grecia, per il quale non c'è nulla che il governo spagnolo possa fare. La BCE non solo deve entrare nel mercato del debito dei paesi più colpiti, ma devo dire che lo sta facendo, come è già accaduto durante le tensioni nel mese di agosto dello scorso anno, e iniziare un nuovo ciclo di liquidità alle banche europee. E' l'unica soluzione a breve termine ", ha detto Emilio Ontiveros, presidente dell'AFI.
Una buona occasione per misurare la credibilità delle finanze spagnolo sarà l'asta del debito organizzata dal Tesoro. L'evento avrà interesse non solo interno, dal momento che, dopo il molto probabile crollo finale della Grecia, la Spagna è il vero test sulla sostenibilità della zona euro. "Ci giochiamo non solo il rispetto della zona euro, ma la stessa integrità della UE", ha detto Ontiveros.
La borsa spagnola
l'Ibex 35, il principale indice della Borsa spagnola,che si è aperta mercoledì, con un calo del 1,1%, trascinato giù dai titoli bancari, è arrivato a cedere il 2,45% nella mattinata, a 6.536,2 punti Da allora, le perdite sono state ridotte e ad un certo punto sono addirittura diventate profitto, tuttavia la giornata si è conclusa con un calo dell'Ibex del 1,33%, a 6611.5 punti, mantenendo l'indice a livelli del 2003
I titoli bancari sono stati i protagonisti della giornata, questa volta come nota relativamente positiva, siccome sono riusciti a rallentare il ritmo del castigo degli ultimi giorni, ad eccezione di Bankia, che continua a crollare dopo essere stata nazionalizzata la scorsa settimana: ha perso l'11, 12% La seguono in perdite Bankinter (-4,8%), Santander (-1,8%), CaixaBank (-0,7%) e BBVA (-0,41%). Sabadell è riuscita a rimanere invariata e Popular ha segnato addirittura un aumento dello 0,6%
Il Tesoro francese
La verità è che gli investitori discriminano i paesi considerati più sicuri e la prova di questo è che il Tesoro francese mercoledì ha collocato il debito pari a 7.996 milioni di euro a tassi inferiori a quelli della precedente asta del 19 aprile, il primo fatto concreto realizzato dal socialista Francois Hollande dopo la vittoria alle elezioni presidenziali
In concreto, le emissioni a due e cinque anni sono stati collocati allo 0,74% (contro il 0,85%) e 1,72% (contro il 1,83%), il secondo tipo è il più basso dalla creazione l'euro Per quelli a quattro anni ha pagato lo 0,95% (1,06% il 19 aprile) e per quelli che scadono nel 2017, l'1,37%
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