Magazine

Il decalogo di Grillo per il prossimo sindaco di Roma: un cappio al collo, spiegato bene

Creato il 09 febbraio 2016 da Redatagli
Il decalogo di Grillo per il prossimo sindaco di Roma: un cappio al collo, spiegato bene

Maggio 2016 (forse). A Roma viene eletto il nuovo sindaco, dopo la cacciata di Marino mascherata da «rottura del rapporto con i cittadini».
Il nuovo sindaco di Roma è un candidato del Movimento Cinque Stelle, che sull'onda dell'indignazione e della rabbia batte -di pochissimo- gente come il palazzinaro Marchini, la vergine Maria Meloni, l'impalpabile Giachetti, il ripetente Marino.
In molti storcono il naso, soprattutto quelli che non hanno mai ben visto il Movimento. Ma tant'è, «it's Democracy baby!».

Il neo eletto sindaco della Capitale vuole spazzare via subito ogni dubbio, si tira su le maniche e si siede alla scrivania, di nuovo risistemata dopo la paura di Tronca per i cecchini.
Ce ne sono, di cose da fare. Tira giù una lista: buche, mezzi pubblici, tassisti, Uber, periferie, aree verdi: insomma, una mole di lavoro enorme.
Ma subito dopo aver inviato la lista di problemi o relative soluzioni (o tentativi di), viene bloccato dallo stesso direttorio capeggiato dal duo Casaleggio-Grillo.
Perché?

Perché il nuovo sindaco, a inizio anno, ha firmato un decalogo che pone un veto grosso come il Colosseo sulle sue decisioni.
Che poi, dire «ha firmato» è sbagliato, perché per candidarsi quel foglio doveva firmarlo per forza.
Questa lista di dieci punti prevede, tra gli altri, che «Il candidato accetta la quantificazione del danno d’immagine che subirà il M5S nel caso di violazioni dallo stesso poste in essere alle regole contenute nel presente codice e si impegna pertanto al versamento dell’importo di 150mila euro, non appena gli sia notificata formale contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto».

(notare quanto è caruccio Casaleggio, che si fa chiamare per nome, come i parenti simpatici)

Scenari frutto di una mente (la mia) obnubilata dal pessimismo tragico? Può essere. O magari no, se è vero che in queste ore a Roma sta nevicando. Niente fiocchi di neve, però: la nevicata è di fogli prestampati, A4, tutti uguali, sotto forma di lettera di sospensione.
Eccoli, gli effetti del Defecalogo cominciano a palesarsi, con le «sospensioni» di alcuni dei «migliori» elementi (o comunque alcuni dei più importanti).
Motivo?
«Ci risulta che lei abbia disconosciuto in modo pubblico il sistema di votazione e delle candidature su cui si basa il Movimento cinque stelle. Per questo motivo viene sospeso con effetto immediato dal Movimento».
Come ha sintetizzato il titolista di Stampa, «Ci risulta che sei un traditore. Addio». Eccolo, il risultato della democrazia dal basso, che a questo punto penso si chiami così non perché arriva dalla base, ma perché parte da due persone davvero, davvero piccole.

Tutto questo che significa? Significa che nella "vision" di Grillo & Gianroberto (ci adeguiamo) non decide il sindaco. Punto. Che qualunque decisione presa dal primo cittadino deve essere visionata, valutata, filtrata e poi (forse) accettata dal duo de la muerte.
Viene altrimenti rigettata e, se nel frattempo il sindaco (ma attenzione, anche eventuali assessori, consiglieri e via dicendo, tutti sotto il grande stemma dei cinque astri) dice/fa/bacia/lettera/testamento, e questo - secondo el duo - lede l'immagine del partito tutto, allora si becca pure una multa da 150.000€.
Scriviamolo a lettere: centocinquantamila euro.
Soldi.
Soldi ovunque.

Gli stessi che si moltiplicherebbero a dismisura nelle casse virtuali di Grillo, visto che il decalogo prevede che «Lo strumento ufficiale per la divulgazione delle informazioni e la partecipazione dei cittadini è il sito www.beppegrillo.it/listeciviche/roma».
Quindi, come sempre, tu clicchi, io incasso.
Ma non finisce qui: lo staff di comunicazione sarà scelto sempre da el duo, e dovrà confrontarsi con il gruppo omologo in Parlamento.
Insomma: questo povero sindaco (penso a quel tenerone di De Vito, ad esempio, vittima sacrificale delle scorse elezioni romane) avrà mani, piedi, lingua legati a doppio filo con Grillo e Casaleggio.
Punto.

Ora, io sono di parte e ammetto che la cacciata di Marino mi ha ferito come non mai, ma di base è successa la stessa cosa all'interno del PD: chiudi Malagrotta, la discarica più grande d'Europa, minando lo strapotere di Cerroni?
Fai fare la turnazione - mai esistita - ai vigili, dopo che hai messo una persona imparziale al comando?
Cominci a togliere di mezzo abusivi (vedi Tredicine)?
E allora a casa. Via, non fai per noi.
Non sai sottostare a quello che ti abbiamo chiesto, e cioè di metterti in Campidoglio a timbrare fogli e dire sì a tutti.

Quello che sta succedendo è grave, perché nello stilare il decalogo pare abbia partecipato anche Roberta Lombardi, quella che «Il fascismo, prima che degenerasse, aveva [..] un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia» e che ricevette il plauso, per questo, di Forza Nuova.
La stessa che non rendiconta da ottobre 2015, e nei mesi prima spesso non ha restituito nulla delle spese accessorie. Un bel personaggio, che a Roma chiamerei senza problemi «una borgatara», visto il suo atteggiamento arrogante nell'esporre le «sue idee».

So che un articolo, che tratta una tematica così grave, non dovrebbe avere una conclusione personale. Solo che non ce la faccio.
Perché mentre tutti i giorni devo prendere mezzi pubblici in ritardo e fatiscenti, mentre scavalco macchine parcheggiate sui marciapiedi, mentre cammino nella merda che ricopre la mia città, io devo sentire gente che litiga per una poltrona, per il potere, per la bramosia di mettere le mani sulla Capitale.
Quando avevamo un Sindaco che così come si è seduto, su quella poltrona, silenzioso ed educato, se ne è dovuto andare.
Benvenuti a Roma, la terra di nessuno, voluta da tutti.

Jacopo Spaziani

Segui Tagli su Facebook e Twitter


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog