Il delirio buonista di Pisapia. Il fondo anticrisi destinato anche alle coppie di fatto

Creato il 28 gennaio 2012 da Iljester

La questione è solo una. Ma su che basi è possibile valutare che si è coppie di fatto? Quali sono i criteri attraverso i quali si può parlare di coppie di fatto? Potrebbe darsi che io e la mia amica Mevia viviamo sotto lo stesso tetto. Abbiamo bisogno di soldi e abitiamo a Milano. Sapete che manna per noi recarci da Pisapia e dirgli: «Caro Sindaco, siamo una coppia di fatto. Dacci quello che ci spetta»? E lui da bravo ci dà dei bei soldoni a spese del contribuente. Due amici — maschi questa volta — fanno lo stesso e identico giochetto. Guai a discriminare le cosiddette «coppie» omosessuali. Dunque i due vanno da Pisapia: «Anche noi siamo una coppia di fatto. Dacci i soldoni che ci spettano». Il buon Pisapia, visto che non li deve cacciare lui di tasca (è facile fare i buoni con i soldi del contribuente), firma l’assegno e si sente in pace con la sua coscienza, mentre i cittadini milanesi che si spaccano il culo nel lavoro, sono ancor più poveri (vista la mattanza fiscale attuata dal Governo Monti, sostenuto pure dalla sinistra).

È chiaro però che la questione non può essere vista sotto l’aspetto dell’egoismo. In altre parole, il ragionamento più sopra non funziona completamente e non è completamente accettabile né credibile. Non si può, in altre parole, non pensare a chi sta effettivamente peggio di noi. Quanto meno è necessario dare una mano a chi è (davvero) in difficoltà. Epperò, i criteri devono essere precisi e soprattutto devono permettere un riscontro certo sull’effettività dell’indigenza. Perciò è corretto aiutare una famiglia priva di mezzi di sostentamento. Ma quando parlo di famiglia, parlo di coppia regolarmente sposata. Perché è solo questa la famiglia. Le altre sono solo convivenze (spesso occasionali). Queste ultime non possono né devono essere supportate per il sol fatto di essere convivenze. Se è necessario aiutare chi è in difficoltà e non è sposato, deve essere aiutato non perché facente parte di una coppia di fatto, ma perché è un singolo individuo in difficoltà. La coppia di fatto — ricordo — è una scelta della persona, che decide di non sposarsi perché non vuole avere obblighi scaturenti dal matrimonio. Perciò, se non vuole avere obblighi, perché dovrebbe avere diritti? Il diritto è speculare all’obbligo e viceversa.

Appare dunque evidente che la misura di Pisapia è non solo ideologica, ma è persino fuori luogo, perché parifica le coppie sposate — e dunque coppie che si sono assunte l’impegno di vivere in un determinato modo e con determinati obblighi — e le coppie che questo impegno non hanno assunto. Inoltre parifica l’unione di due omosessuali all’unione naturale di un uomo e una donna. Cosa del tutto inaccettabile e contraria al diritto naturale.

Mi auguro che il provvedimento venga ritirato. Le persone in difficoltà devono essere certamente aiutate tutte e devono essere supportate nei loro disagi economici e sociali, ma è chiaro che l’unica distinzione che si deve fare è quella tra le famiglie costituite da persone unite nel matrimonio e i singoli individui. Tertium genus non datur. Capito sindaco Pisapia? Tertium genus non datur!

Fonte: Il Giornale

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