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Il delta del Mekong

Creato il 04 novembre 2015 da Dharmabum

delta del Mekong

Se c’è un posto che più di ogni altro del Sud Est Asiatico è entrato nell’immaginario collettivo degli occidentali, soprattutto quelli della generazione degli anni 70-80, è senza dubbio il delta del Mekong. Appena lo senti nominare ti vengono in mente immagini di un mondo meraviglioso e selvaggio, fiumi color caffelatte, serpenti attorcigliati ai rami degli alberi, soldati americani o vietcong che avanzano nella fitta vegetazione. Il tutto sentendo in sottofondo rumore di elicotteri e le note di “The End” o “Satisfaction”.

Il bello è che a differenza di quanto si potrebbe pensare, questa stupenda regione del Vietnam non è che sia cambiata poi moltissimo da quella dei film, e con un po’ di fantasia e scegliendo i posti giusti quelle atmosfere sono ancora lì, pronte ad essere assaporate. Basta prendere quel sentiero che entra nella giungla o quel fiumiciattolo che sembra scomparire tra le palme ed ecco che ti trovi subito in quel mondo selvaggio e ti senti come un avventuriero o un soldato in perlustrazione. Anche in questo caso mi sento di sconsigliare i tour che vendono a Saigon: molto meglio scegliere una “base” nel delta e girare con calma per i fatti propri. Viaggiare in Vietnam in modo indipendente è facilissimo e praticamente non esistono difficoltà per viaggiatori con un minimo di esperienza. E una volta sul posto è secondo me più bello ( e più utile all’economia locale ) contrattare una barca con una donna del posto, affittare una bici dal tizio che le ripara e fare la spesa al mercato per qualche giorno. E ovviamente lasciarsi cullare per qualche giorno dai lentissimi ritmi di vita di questi luoghi.

delta del Mekong

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It became necessary to destroy the town to save it”. Conoscevo bene questa citazione attribuita ad un generale americano, che forse in poche parole descrive tutta l’assurdità e la follia della guerra del Vietnam, ma solo quando mi misi a fare qualche ricerca sul delta scoprii che quella città era proprio quella dove ero diretto, Ben Tre. Il 7 febbraio 1968 infatti gli americani, che si trovavano in difficoltà in quella zona del delta del Mekong, decisero che la tranquilla Ben Tre, piccola cittadina di contadini e pescatori da poco caduta in mano ai nordvietnamiti, andava ripresa ad ogni costo. I bombardamenti furono pesantissimi, la città venne quasi completamente distrutta e oltre ai vietcong anche centinaia di civili rimasero uccisi. La città fu “salvata”, anche se il prezzo pagato per questa “liberazione” fu davvero troppo alto. La Ben Tre di oggi è quindi una città abbastanza moderna, la maggioranza degli edifici risalgono agli anni 70/80 e poco o nulla rimane dell’epoca coloniale, ma è rimasta quella tipica tranquillità di queste zone che immagino ci fosse anche prima che tutto precipitasse negli anni più drammatici della guerra.
Saigon e i suoi ritmi frenetici sembrano lontani anni luce. Tutti sembrano muoversi al rallentatore. Lungo il fiume, vicino al nuovo ponte, alcune donne vendono frutta, pesce secco e baguettes. Ci sono dei pescatori, con regolare cappello a punta, che si muovono lenti con le loro piccole canoe, mentre sullo sfondo passano grandi barche piene di noci di cocco. In questa zona ci sono milioni di palme da cocco e gli abitanti ci fanno un po’ di tutto, dai mobili alle caramelle. Un’altra specialità locale è il serpente alla griglia, ci sono dei ristoranti dove puoi scegliere quello che ti piace di più in una gabbia e te lo cucinano subito.

Malgrado Ben Tre sia entrata in qualche modo nei tour delle agenzie di Saigon, pochi in realtà si fermano in città e lo straniero che si ferma per qualche giorno è ancora visto un po’ come una novità. E’ forse la città dove ho trovato la gente più amichevole di tutto il Vietnam. Una mattina mi stavo facendo un giro in bici quando vengo avvicinato da un tizio in motorino con un bambino: solo il figlio parla un po’ di inglese e mi chiede se voglio andare a casa loro. Accetto e li seguo in un vero e proprio bosco di palme tra i canali color arancione. In un posto del genere, veramente fuori dal mondo, mi aspettavo il solito villaggio di capanne con le galline e i maiali nel cortile, ma invece ci sono delle belle case in muratura con piastrelle e bei mobili. E’ stata una delle più belle giornate di questo viaggio, tutti gentilissimi e contenti di avere un ospite che veniva da così lontano.

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Inutile dire che mi sarei fermato volentieri qualche giorno in più, avevo trovato un’ottima guesthouse a 4 dollari ( con di fronte un bel laghetto ), un paio di caffè e ristoranti molto “vietnamese style” con belle cameriere supersorridenti, una tizia che vendeva le baguettes calde al mattino e un’altra che aveva sempre in offerta dei frutti del dragone buonissimi. Ma ormai avevo solo pochi giorni di visto e avevo già deciso di non estenderlo, quindi non ho potuto prendermela troppo comoda come avrei voluto.

delta del Mekong

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Anche se le città non sono belle come altre del Paese questa zona è molto piacevole da girare anche semplicemente in autobus, visto che si attraversano un’infinità di fiumi e lagune e si ha quindi la possibilità di osservare la vita di questa gente, che ovviamente dipende quasi interamente dall’acqua di questo immenso delta.

Can Tho è la città più grande e più frequentata di tutto il delta, mi ci sono fermato per tre giorni ma non saprei dire se mi è piaciuta o meno. E’ una di quelle città che hanno in egual misura cose belle e altre orrende, quindi è difficile dare un giudizio. Sicuramente è molto meno “genuina” rispetto a Ben Tre, qui il turismo è una grande risorsa e molti in un modo o nell’altro cercano di ricavarci qualcosa. Nulla di drammatico o particolarmente sgradevole, ma comunque se si cercano quelle atmosfere e quel mondo selvaggio tipici di questa regione forse non è il posto più adatto ( a meno che non si voglia usarla come base per tour in barca più lunghi tra i villaggi vicini ). Ed essendo una città piuttosto grande e il centro più importante di tutto il delta non è certo così tranquilla, anzi.

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In ogni caso ci si viene soprattutto perché c’è il mercato galleggiante più famoso di tutto il Vietnam ( Cai Rang ), e praticamente dal momento che scendi dall’autobus tutti cercano rifilarti la gita al mercato al maggior prezzo possibile. Come al solito basta aspettare un po’ e farsi un giro in centro per far dimezzare le offerte proposte all’inizio. C’è comunque una specie di mafia che gestisce le barche ( quasi tutte portate da simpatiche donne ), quindi alla fine i prezzi sono più o meno quelli. Al limite se poi la barcarola è brava puoi lasciare qualcosa in più di mancia. Ci sono anche delle barche collettive che forse costano un paio di euro di meno ma ovviamente non c’è la libertà che invece puoi avere con una barca singola.

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Come al solito bisogna partire prima dell’alba perché questi mercati iniziano molto presto. Molti rimangono perplessi ( se non proprio delusi ) da questo mercato, visto che non è proprio il classico floating market da cartolina tipo quelli della Thailandia o dell’Indonesia, ma è più una cosa all’ingrosso, ci sono tante barche piuttosto grandi e l’attività è frenetica. Si vende un po’ di tutto ma soprattutto frutta, verdura e piante. Quindi in generale è molto meno pittoresco e fotogenico, ma comunque dal mio punto di vista non meno interessante, visto che i turisti sono solo un contorno e a parte qualche donna con la barca-bar tutto il resto è assolutamente autentico. Poi comunque tutta la gita è molto suggestiva, è bellissimo risalire il grande fiume mentre le prime luci dell’alba penetrano nella foschia, osservare le contrattazioni e poi tornare in città seguendo i canali.


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