Prefazione di Rita Borsellino, postfazione di Eugenio Bennato.
Il 4 luglio 1838, a Sant’Andrea, dove il monte Vulture sorveglia il cuore della Lucania, nasce Totore, figlio di Maria e Pasquale Iodice. Dal padre contadino – uomo forte della propria semplice saggezza e dell’amicizia invincibile che lo unisce a Peppe e Bito – eredita i geni dell’integrità e del senso di giustizia, dalla madre equilibrio e resilienza. Talenti elevati all’ennesima potenza da un marchio di fierezza che, sin da bambino, gli conquista un soprannome che diventerà leggenda. Il Demonio di Sant’Andrea affina prodigiosa intelligenza e spirito indomito sui libri estorti a don Cuono Patania, più profano che sacro parroco del paese. Il Demonio si accultura.
Fra questi il fratello Gerardo, gli amici Ninco-Nanco e Staccone, e il decisivo alleato Carmine Crocco, il Serpente di Rionero. Con loro comanderà un esercito popolare sempre più numeroso e fonderà una città incredibile, utopia fatta luogo. Sarà buon governante e sorprendente stratega. Non esiterà ad affrontare le più addestrate e meglio armate truppe degli oppressori, in un susseguirsi di eventi ed epiche battaglie. Fino allo scontro finale, decisivo, lì dove le scelte e il gesto del singolo possono davvero fare la Storia, oltre che il destino di altri uomini e donne.
Affresco storico accuratamente documentato ma anche racconto avventuroso splendidamente avvincente, canto corale ma anche concerto di ballate, che di ogni personaggio fanno il ritratto e dicono il sentire, Il Demonio di Sant’Andrea è un romanzo neo-verista, abilmente anticato, scritto con bellissimo ritmo e rispettoso incanto al cospetto della forza delle parole. Dentro ci sono le radici del nostro Sud e della questione meridionale. Dentro ci sono le note e le strofe di canzoni battagliere, festose persino davanti al pericolo. Canzoni piene di coraggio e voglia di riscatto. Le canzoni dei briganti. La cui eco non si è mai spenta.