Magazine Diario personale
Maslow (1974) dice che i bisogni del genere umano sono sette e sono classificabili in ordine di priorità, rappresentabili con una piramide. Alla base quelli fisici, fondamentali per la sopravvivenza, e via via andando su, quelli riguardanti la sfera emotiva e mentale.
Bisogni da carenza (che agiscono come pulsioni) sono i primi quattro, partendo dalla base: fisiologici, di sicurezza, di appartenenza, di autostima. Gli altri tre sono i bisogni di crescita e si avvertono quando tutti quelli prima citati vengono in un qualche modo soddifatti. Sono il bisogno di conoscenza, di bellezza e di autorealizzazione.
Questi non agiscono come pulsione ed è possibile vivere benissimo anche senza. (Anzi, la fonte dei più grossi struggimenti, delle più terribili angosce esistenziali, delle paure ancestrali, dei grattacapi da indecisione, delle aporie universali e di tutte queste faccende confuse contro cui ogni tanto andiamo a sbattere, non sono forse dovuti alla virtuosa e stramaledetta conoscenza?).
Per l'autorealizzazione, la questione è varia.
Per esempio, prendiamo il campo professionale.
Credo sia doveroso, a mio parere, in primis farsi un'idea di vita, e solo a posteriori pensare di incastrarvi, in modo coerente ad essa, un lavoro.
Non lo condivido, ma esistono anche persone che fanno il contrario. Ovvero, incastrano una vita nell'idea di lavoro che hanno. E succede che ne diventano shiavi. Di quel lavoro. Dedicandovi tutto. La libertà. Barattando l'anima. Le emozioni. Trascurando le cose importanti. Le relazioni, per dire.
Fino a fare i conti con miliardi di rimpianti, a giochi fatti. Spesso, in tempi futuri. Spesso, troppo tardi.
Ricordo un seminario a cui partecipai anni fa, nel 2006, sul Self Empowerment.
Relatore Massimo Bruscaglioni.
In quanto a bisogni.
Bruscaglioni distingue nettamente il bisogno dal desiderio, traccia una precisa differenza di confine: il bisogno è legato alla frustrazione, è spiacevole, imprescinsibile, specifico, riferito al passato. Il desiderio, al contrario, è legato alla soddisfazione, è piacevole, flessibile, generico e legato al futuro.
Egli suddivide i desideri (senza piramide gerarchica pero') in:
1- Desiderio di espansione dell'esperienza
2- Desiderio di crescita delle capacità
3- Desiderio di innovazione
4- Desiderio di generazione
5- Desiderio di comprensione della vita
Solo partendo da questi è possibile raggiungere un nuovo stadio di consapevolezza ed evolvere.
Pensavo che, spesso, purtroppo, scambiamo il desiderio con il bisogno. Immenso errore.
Il desiderare è il motore dell' evoluzione, della crescita, della consapevolezza di sè e dei propri mezzi.
Ma viene solo DOPO la soddisfazione del bisogno. Soprattutto, la frustrazione del desiderio non preclude la nostra sopravvivenza. (Magari solo un po' di felicità. Ma non deve essere motivo di disperazione, di depressione o altri simili fattori di negazione di sè).
Ecco, questo è il punto.
Se consideriamo bisogno un semplice desiderio ne restiamo schiavi.
Se non riusciamo a soddisfare questo desiderio pensiamo di essere dei falliti, ci diperiamo, siamo affranti, lamentosi e bisognosi di sostegno.
Se consideriamo qualcosa di soggettivo come così pregnante (alla stregua del bisogno oggettivo, appunto), non daremo mai il meglio: siamo troppo agitati, troppo presi dal voler raggiungere quel risultato che abbiamo deciso aprioristicamente. A tutti i costi.
Fino a che è facile che ci sfugga dalle mani. Dal cuore. Fino a che è facile trovare un muro che ci ostacola.
Se ho "bisogno" di vincere quella gara, è facile che non la vinca.
Se "desidero" vincerla, le cose potrebbero cambiare. Magari non la vinco comunque. Ma le probabilità aumentano.
[Cit. Bruscaglioni]
Non si muore se non si innova, se non si diventa genitori, se non ci si sposa, se non si possiede una villa al mare, se non si raggiunge quel ruolo professionale, quel posto di lavoro, se non si vince quella gara.
Sono tutte cose che regalano felicità, autostima, orgoglio, fiducia e ti fanno tirare avanti meglio il carretto della tua esistenza, certo. Ma che, per rimanere costruttive e positive, non devono diventarne motivo fondativo. Non devono legarsi all' idea di bisogno, perchè bisogni non sono.
Una speranza deve rimanere tale, un' aspettativa anche. Delimitate nella loro area di desiderio, di desiderio in quanto tale.
E adesso, scusate, ma ho un tragico...bisogno di dormire.
E il desiderio di sognare, chessò.
Una montagna innevata. O Jude Law.
Vanno bene entrambi.
Meglio il secondo, vabbè.
" In ogni istante della vita si è ciò che si deve diventare e non meno di ciò che si è stati"
[Oscar Wilde]
Ps. Lo so, Wilde è fuori discussione che fa un po' Bacio Perugina, ma questa frase è indubbiamente il mantra della serata.
Quanto è vera?
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