Il detto napoletano “Fà marenna a sarachielli“, tradotto con “Fare merenda con i sarachielli“, nasce nell’ambiente dei pescatori e affonda le sue radici nella storia di Napoli.
Chi penserebbe mai ad un collegamento tra questa frase ancor oggi usata nel dialetto partenopeo e Masaniello? Il termine “sarachiello” sta per saraghetti e poi passato ad indicare le alici salate, un tipo di pesce da sempre considerato povero e che i pescatori decidevano di tener per sé mettendo sul mercato, invece, quelli più pregiati. Quest’espressione napoletana compare anche in un canto di poco posteriore alla figura storica di Masaniello, forse risalente ai primi del XVIII secolo, quando egli si era già trasformato in un mito cittadino. Questa è stata poi riproposta nel 1974, nello storico album della NCCP. La canzone ‘ O cunto ‘e Masaniello (Il racconto di Masaniello) narra appunto la sua storia e le sue gesta:
“..Vicerrè mò fete ‘o ccisto
songo ‘o peggio cammurrista,
io me songo fatto ‘nzisto,
e cu ‘a ‘nziria e Masaniello
faie marenna a sarachiello…”
(“..Vicerè ora puzza il cesto, sono il peggior camorrista, io sono diventato furbo e con la rabbia di Masaniello, fai merenda mangiando pesce…“). In questo caso la frase è usata per spiegare come ad un certo punto il Vicerè si vide costretto a dover dare sempre maggiori concessioni al popolo a causa di Masaniello e ai suoi moti rivoluzionari. Questa volta era il Vicerè a dover mangiar sarachielli e accontentandosi così di poco. La scelta di questa metafora è legata alle origini di Masaniello, che era figlio di un pescatore e a sua volta scelse di fare questo mestiere dopo aver sposato la bellissima Bernardina Pisa. Tutti sappiamo poi come finì la storia, ma negli anni seguenti il mito di Masaniello attraverserà tutta l’Europa, diventando sinonimo di libertà ed eguaglianza, preludio della loro conquista avvenuta con la Rivoluzione Francese.
Oggi pronunciare la frase “Fà marenna a sarachielli” è come dire non ne vale la pena. I pesci piccoli non possono saziare e quindi non si può sprecar tanta fatica per niente, ma a volte può esser usata anche per spiegare che non si può sapere delle difficoltà a cui si va incontro.