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Il diapason dell’ascolto

Da Gabrielederitis @gabriele1948

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Giovedì 12 aprile 2012

Contributi a una cultura dell’ascolto
CAMMINARSI DENTRO (374): Il perimetro dell’esperienza di ascolto

Anche se restano da esplorare ‘fino in fondo’ regioni dell’esperienza, l’intera esperienza dell’ascolto può essere riassunta facilmente, quando si siano chiariti alcuni dei ‘termini’, cioè i confini dell’esperienza stessa.
Se di relazione d’aiuto si tratta, è possibile ascolto dentro il colloquio di motivazione. Qualcuno ‘chiede aiuto’. Noi siamo gli ‘ascoltanti’.
Il Centro di ascolto è l’ambiente che rende possibile un approccio multimodale e a rete: non si tratta solo di una sede; ogni Centro contribuisce a creare interdipendenza positiva, promovendo e riconoscendo un attore primario, a seconda della natura del disagio sociale a cui deve dare risposta. Questo attore sarà il SER.T., il Dipartimento di Salute Mentale, il Servizio sociale del Comune, gli Psicoterapeuti, altri Enti del ‘privato sociale’… La collaborazione con i Servizi tutti è pre-condizione necessaria e sufficiente. Nei Servizi si incontrano le diverse personalità professionali e attraverso i Servizi si attivano le reti di aiuto.
Il carattere bio-psico-sociale della sindrome di dipendenza, di cui ci occupiamo, infatti, postula l’intervento attivo delle diverse professionalità – sanitari, psicoterapeuti, operatori sociali -, e questo è ciò che chiamiamo approccio multimodale: nessuno può affrontare da solo una condizione umana caratterizzata da una pluralità di sintomi che occorre far risalire a una pluralità di fattori, quando si consideri l’eziopatogenesi della malattia.
Intorno alla persona che chiede aiuto, poi, si creerà nel tempo una rete sociale che acquisterà i caratteri di una rete solidale, di una rete tematica, di una rete sociale, a seconda dei coinvolgimenti che sarà possibile individuare e attivare. Le reti non esistono già, per il fatto che fuori del Centro di ascolto ci siano famiglia della persona e risposte di aiuto possibili. Ogni volta occorre tentare la strada della cooperazione, ‘assegnando’ ad ognuno il ruolo naturale che deve svolgere nel lavoro di rete.

Il segmento rappresentato dal nostro lavoro di aiuto si traduce nel tempo in alleanza ‘terapeutica’ se riusciamo a stringere una relazione d’aiuto con la persona, che si baserà sulla reciprocità dello scambio di risorse: non si tratta di una relazione asimmetrica, in cui noi siamo il ‘fornitore di servizi’, cioè di risposte, e l’altro solo ‘cliente’, ‘paziente’ e basta. La relazione d’aiuto è relazione sociale.

La dimensione esistenziale della persona è propriamente l’intero  - cioè il risultato – a cui mirare, attraverso i processi riparativi e ricostruttivi dell’esistenza personale che l’intervento congiunto di tutti i Servizi rende possibili.

La particolarità della nostra visione, che è sorretta dall’impostazione fenomenologica di Roberta De Monticelli e dalla sua teoria della persona, è nella considerazione dell’altro nella sua interezza, per quanto la sua sia un’esistenza spezzata. A dispetto della patologia e della marginalità sociale ‘realizzata’, chi ci sta di fronte è sempre una persona. Se i processi innescati dall’abuso di sostanze non hanno compromesso irreversibilmente il ‘funzionamento’ dell’organismo, c’è da restituire alla pienezza della vita sociale una persona che nasce a nuova vita, una volta sperimentata la morte rituale che è necessaria alla crescita personale.

I campi dell’esperienza di ascolto che sono impegnato ad approfondire e a definire nei loro confini sono sostanzialmente dieci:
Ascoltare 
Sulla relazione 
La dimensione linguistica nella relazione d’aiuto 
La vita affettiva 
La dimensione del tempo nella relazione d’aiuto 
Lo statuto della voce 
La profondità del volto 
L’esistenza-progetto 
La costruzione di narrazioni nella relazione d’aiuto 
La conoscenza personale

Parlare di diapason dell’ascolto significa che il diapason siamo noi-i soggetti, giacché siamo perennemente impegnati a rendere possibile all’interno della relazione sociale l’accordo con l’altro, che è la vera ‘materia’ dell’empatia. Più che di risonanza e simpatia e avvertimento del sentire dell’altro, il tempo debito dell’ascolto è dato dalla qualità dell’accordo. Su quest’ultimo riposa ogni possibilità di successo che il tempo e le situazioni ci concederanno. Il metodo non basta. L’arrischio della relazione è tutto qui, nel ‘destino’ della relazione stessa. In essa sono implicati, alla maniera di quelli dell’altro, i termini dell’esperienza: la nostra voce, il nostro volto, il nostro modo di stare in relazione…


 


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